Oristano 9 Ottobre 2018
Cari amici,
Quando, da “Senior
Student” sono voluto tornare all’Università di Sassari per completare un
percorso di studi che le vicende della vita (in particolare la necessità
economica di lavorare) mi avevano impedito, ho potuto approfondire diverse
materie, prima conosciute solo superficialmente. Tra queste sociologia e psicologia. Materie davvero
interessanti ed importanti, che studiano l’uomo a livello comportamentale, relazionale e conseguentemente del suo abituale inserimento nel contesto sociale.
Ebbene, uno degli
importanti studiosi di cui ho avuto modo di conoscere e approfondire il pensiero è il prof.
Philip Zimbardo, dell’Università di Stanford, autore di una interessante teoria sociologica. Secondo Zimbardo è il contesto sociale a condizionare maggiormente il comportamento umano, molto di più delle repressione usata per migliorarlo. Dice infatti lo studioso: “investendo le risorse,
umane e finanziarie, nella cura dell'esistente e nel rispetto della civile
convivenza si ottengono risultati migliori rispetto all'uso di misure
repressive”.
Per far comprendere meglio questa sua teoria sui comportamenti umani negativi, e sulle conseguenti misure repressive adottate dalla Società, Zimbardo ha effettuato diversi esperimenti pratici che dimostrano la sua teoria. I due esperimenti che mi appresto a riepilogare sono: quello della “finta prigione” e quello del “vetro rotto”. Esempi entrambi davvero significativi.
Per far comprendere meglio questa sua teoria sui comportamenti umani negativi, e sulle conseguenti misure repressive adottate dalla Società, Zimbardo ha effettuato diversi esperimenti pratici che dimostrano la sua teoria. I due esperimenti che mi appresto a riepilogare sono: quello della “finta prigione” e quello del “vetro rotto”. Esempi entrambi davvero significativi.
Il primo, considerato uno
dei più celebri e controversi esperimenti di psicologia messo in atto da
Zimbardo, fu effettuato a Stanford; negli scantinati di una locale dell’università
fu allestita una finta prigione, nella quale 9 studenti universitari accettarono
di farsi rinchiudere, sorvegliati da altre finte guardie, che altro non erano
che altrettanti 9 loro compagni di corso; tutte persone normalissime, esenti da caratteristiche
devianti. L’esperimento, inizialmente previsto della durata di due settimane, fu però interrotto
dopo soli 6 giorni. Il motivo, pensate, perchè in così poco tempo si poté assistere ad un cambiamento rivoluzionario: la totale
perdita di un qualsiasi legame con la realtà dei soggetti partecipanti; in pochi giorni tutti si immedesimarono nel ruolo, alcuni passando alla
completa sottomissione di prigionieri, stimolata e voluta dai finti agenti penitenziari, gli altri mettendo in atto una incredibile escalation
di abusi di potere.
Questo primo
esperimento tempo dopo fu seguito da un secondo, portato avanti da Zimbardo sulla scia
degli studi sul conformismo di Solomon Asch e sull’obbedienza di Stanley
Milgram. Per verificare queste teorie sul comportamento umano, relativamente
proprio a conformismo e obbedienza, Zimbardo condusse il nuovo esperimento, tra
l’altro abbastanza semplice da mettere in atto. Unitamente al suo gruppo di studio, Zimbardo fa abbandonare due auto
identiche, usate ma ancora in buone condizioni; una parcheggiata in una strada
del Bronx e l’altra a Palo Alto in California. Vengono lasciate lì, con il cofano
spalancato, mentre il gruppo di studio, appostato nelle vicinanze, stava ad osservare
ciò che poteva accadere.
Non passano nemmeno 10
minuti, che nel quartiere del Bronx una famiglia composta da uomo, donna e
bambino ferma la propria auto e stacca e porta via la batteria dell’auto
abbandonata. Nel giro di 48 ore, tutte le parti buone dell’auto vengono portate
via, fino alla completa distruzione del relitto. Ciò che Zimbardo nota, in particolare, è
che gli autori di queste azioni non sono adolescenti o sbandati, ma il più
delle volte uomini e donne ben vestiti identificabili nella classe media.
Diverso il
comportamento degli abitanti di Palo Alto. Qui l’auto, parcheggiata in modo identico
a quella del Bronx, per 5 giorni passa quasi inosservata, in quanto non si
verifica nessun atto vandalico; addirittura in una giornata di pioggia un
passante si ferma per chiudere il cofano, nell’intento di evitare danni al
motore della vettura! Al termine dell’esperimento, quando Zimbardo tornò con i suoi
collaboratori per portare via l’auto, qualcuno chiamò addirittura la polizia per denunciare
un tentativo di furto.
L'esperimento sembra dare ragione a Zimbardo. I due comportamenti, nettamente differenti, sembrano proprio legati al contesto sociale di riferimento: da un lato la spoliazione dell’auto fatta nel Bronx appare giustificata
dalla differenza economica esistente con il quartiere di Palo Alto, uno povero e l’altro
benestante. Una conferma del comportamento umano che ha sempre alimentato l’equazione che le
cause del crimine sono da addebitare alla povertà del quartiere. Zimbardo, però, non è del tutto convinto, e decide di
continuare l'esperimento.
Insieme al suo team riposiziona la macchina salvatasi dall'assalto predatorio in un'altrpo punto di Palo Alto, ma questa volta con uno dei vetri della vettura spaccato. A questo punto il risultato cambiò. In poco tempo furti e vandalismi ridussero l’auto un rottame, praticamente come era successo in precedenza nel quartiere del Bronx. Insomma, anche in un quartiere posto in una zona "per bene", il comportamento degli abitanti pare cambiare, in relazione allo stato del contesto. Per quale motivo, si chiese Zimbardo, il vetro rotto in un’auto lasciata in un quartiere tranquillo è in grado di innescare un comportamento criminale? Non è certo la povertà, ma qualcosa di diverso, che ha sicuramente a che fare con l’istinto comportamentale umano. Un vetro rotto in un'auto abbandonata in realtà trasmette un senso di disinteresse e assenza di regole. E ogni nuovo attacco subito dall'auto non fa altro che ribadire quell'idea!
Insieme al suo team riposiziona la macchina salvatasi dall'assalto predatorio in un'altrpo punto di Palo Alto, ma questa volta con uno dei vetri della vettura spaccato. A questo punto il risultato cambiò. In poco tempo furti e vandalismi ridussero l’auto un rottame, praticamente come era successo in precedenza nel quartiere del Bronx. Insomma, anche in un quartiere posto in una zona "per bene", il comportamento degli abitanti pare cambiare, in relazione allo stato del contesto. Per quale motivo, si chiese Zimbardo, il vetro rotto in un’auto lasciata in un quartiere tranquillo è in grado di innescare un comportamento criminale? Non è certo la povertà, ma qualcosa di diverso, che ha sicuramente a che fare con l’istinto comportamentale umano. Un vetro rotto in un'auto abbandonata in realtà trasmette un senso di disinteresse e assenza di regole. E ogni nuovo attacco subito dall'auto non fa altro che ribadire quell'idea!
Si, amici, l’esperimento
ha proprio dimostrato l'esatezza della teoria di Zimbardo: solo se la Società investe
costanti risorse umane e finanziarie nella cura dell'esistente, creando una situazione di massimo rispetto
della civile convivenza, si riesce ad ottenere comportamenti rispettosi degli uni verso gli altri. Questi stimoli sociali sono in grado di ottenere dalle persone risultati nettamente migliori
rispetto all'uso di misure repressive e coercitive. Successivi esperimenti
hanno ulteriormente confermato questa teoria. Ne è prova un altro esempio. Se in un edificio viene
rotto il vetro di una finestra e questo non viene subito riparato, dopo poco tempo
verranno rotti unodietro l'altro anche gli altri.Incredibile ma vero!
La stessa cosa, cari
amici, avviene se in una Comunità si verificano segni di deterioramento e
nessuno sembra farci caso o fa qualcosa per porvi rimedio: presto si svilupperà la criminalità. Questa “teoria delle finestre rotte” è una
tesi davvero valida, atta a comprendere come si formano la degradazione della società e
la mancanza di rispetto per i valori della pacifica convivenza civile. In questo modo, in
un Pese dove in chi lo governa manca la preoccupazione della cura e del decoro dell’esistente, si innesca una reazione a catena: ai primi sintomi di degrado se ne aggiunge dell'altro, e al degrado seguono il peggioramento dell'istruzione,
la perdita o la mancata formazione della cultura sociale, arrivando infine all’anarchia.
Credo che molti dei
governanti delle Nazioni dovrebbero seriamente approfondire le teorie del professor
Zimbardo.
A domani.
Mario
Zimbardo, l'uomo e la maschera
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