Oristano 6 settembre 2023
Cari amici,
L'idea di costituire un
fondo per risollevare le economie degli Stati membri dell'Unione Europea,
pesantemente colpiti dalla pandemia del COVID-19, nacque nell'aprile 2020 e fu definitivamente
approvata nel Consiglio Europeo straordinario del luglio 2020. L’intervento,
noto come “PNRR” (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è parte integrante
del programma dell'Unione europea noto come “Next Generation EU”, un fondo da
750 miliardi di euro per la ripresa europea (appunto chiamato "fondo per
la ripresa" o recovery fund). Nella suddivisione dell’ammontare globale
del fondo, all’Italia sono stati assegnati circa 200 miliardi, di cui poco più
di 70 miliardi (il 36,5%) in sovvenzioni a fondo perduto e circa 120 miliardi (il
63,5%), erogato in prestiti.
Il Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza, in inglese National Recovery and Resilience Plan, fu
approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2021 e dal Parlamento nel
marzo dello stesso anno; il suo obiettivo è quello di riprendere un percorso di
crescita economica sostenibile e duraturo, rimuovendo gli ostacoli che avevano
bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni, attraverso l’erogazione di diverse
tranche di assegnazione che copriranno il periodo dal 2021 al 2026.
L’Italia, sfruttando quanto
contenuto nel Next Generation EU, ha ipotizzato di rivitalizzare la nostra
economia indirizzandola allo sviluppo dei settori del verde e del digitale.
Questo attraverso sei tipi di intervento così concepiti: 1) Digitalizzazione,
Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo; 2) Rivoluzione verde e
transizione ecologica; 3) Infrastrutture per creare una mobilità sostenibile; 4)
Istruzione e ricerca; 5) Coesione e inclusione; 6) Salute. Vediamo meglio in
dettaglio.
1). Digitalizzazione,
innovazione, competitività, cultura e turismo. L’obiettivo è incentivare il
rilancio della produttività e competitività del Paese; ciò significa trasformare
e digitalizzare tutta la Pubblica Amministrazione, rendendo maggiormente
fruibili tutti i servizi a favore dei cittadini e delle aziende locali. Poi, ridurre
del 40% la durata dei processi civili e del 25% quelli penali, per una
giustizia più corretta e processi non infiniti. Inoltre, per innovare il
sistema produttivo (in particolare delle piccole e medie
imprese), incentivare i sistemi a banda larga in tutto il Paese. Inoltre,
rilanciare il valore della cultura e del turismo, settori trainanti per il
nostro PIL.
2). Rivoluzione verde
e transizione ecologica. Salvaguardare l’ambiente è l’obiettivo della
transizione ecologica, sostenendo l’ecosistema attraverso l’ammodernamenti
degli impianti per la gestione dei rifiuti e la creazione di nuovi. La
decarbonizzazione, attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili e
dell’idrogeno, sviluppando al massimo gli impianti fotovoltaici e la tecnologia
al servizio dell’ambiente, per monitorare e prevedere gli effetti dei
cambiamenti climatici. Inoltre, migliorare l’efficienza energetica degli
edifici riqualificandoli, migliorando la loro classe energetica in classe “E”,
aumentando anche la sicurezza contro eventi quali terremoti.
3). Infrastrutture per
creare una mobilità sostenibile. Tutto il sistema delle infrastrutture
stradali deve essere sostenibile ed efficiente, compreso il sistema delle
infrastrutture ferroviarie, sia quelle ad alta velocita che regionali. In
particolare al Sud, dove l’alta velocità è più carente. Inoltre, modernizzare e
digitalizzare i sistemi portuali e aeroportuali, con la messa in sicurezza di
circa 12.000 ponti e 1.600 viadotti e gallerie.
4.) Istruzione e
ricerca. Il sistema scolastico e accademico, dagli asili nido sino alle
università, va rinnovato e potenziato. L’istruzione va rinnovata, essendo
rimasta per troppo tempo non adeguata ai tempi; il piano prevede una linea di
investimenti strutturali e di valorizzazione del capitale umano, tali da coprire
l’intera filiera, con l’obiettivo di ridurre in misura significativa le carenze
sistemiche presenti. Obiettivo è ridurre il divario tra Nord e Sud, migliorare
l’offerta formativa, creando sinergia tra scuola e mondo del lavoro, a partire
dalla formazione del corpo docente. La riforma prevede il coinvolgimento e la
collaborazione tra il Ministero dell’università e della ricerca, il Ministero
dell’istruzione e il Ministero dello sviluppo economico, con l’obiettivo di
sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo, promuovere l’innovazione e la
diffusione delle tecnologie e rafforzare le competenze.
5). Coesione e
inclusione. L’obiettivo è migliorare le discriminazioni di ogni genere, il
divario tra Nord e Sud, sostenere le famiglie più bisognose e l’occupazione. Inoltre,
valorizzare il mercato del lavoro e la formazione professionale portando avanti
politiche attive del lavoro e rafforzando i centri per l’impiego. Poi, potenziamento
del mercato del lavoro e professionale, favorire la parità di genere,
promuovere azioni di inclusione per le persone che sono emarginate,
integrazione sociale anche attraverso lo sport e lo sviluppo di aree per la
coesione a livello territoriale per incentivare l’economia. Riqualificazione
delle aree pubbliche e promozione di attività culturali e sportive, con una
linea specifica verso le persone disabili o non autosufficienti.
6). Salute. Cercare
di risolvere le criticità e le disparità, a livello territoriale, del Sistema
Sanitario Locale, per migliorare e rafforzare le prestazioni ospedaliere.
Sviluppare la telemedicina e l’integrazione con i servizi per ottimizzare
l’assistenza a domicilio. Usare la tecnologia al servizio della salute, per il
rinnovamento strutturale e il potenziamento del capitale umano. Creare ospedali
per degenza di breve durata in maniera da ridurre l’afflusso agli ospedali più
grandi, adeguare tutti gli edifici alle minacce sismiche. Attivare Centrali
Operative Territoriali e un sistema formativo nelle ASL per i servizi
domiciliari, così come nuove Case di Comunità per i servizi socio-sanitari.
Sono tutti progetti e
investimenti capaci di dare una svolta definitiva al nostro Paese, ricostruirlo
e renderlo più efficiente e competitivo. A due anni dall'inizio del PNRR, tre
tranche di fondi sono già state fornite all'Italia, con i due governi che si
sono susseguiti che hanno sempre, almeno a parole, posto questo piano fra le
loro priorità. Sulla carta, si tratta di qualcosa che potrebbe essere un nuovo
Piano Marshall per la nostra nazione, se gestito in maniera corretta. Sta ai
nostri politici saperlo usare nel migliore dei modi.
Cari amici, come
sostengono gli esperti, credo che si possa affermare che "Il PNRR è la
più grande operazione di investimento pubblico del Paese: 220 miliardi, 40 dei
quali pronti già a partire, per cambiare il volto delle nostre città, del
nostro territorio, renderlo più umano, più solidale." Speriamo che le
nostre strutture pubbliche, dalla più importante alla più piccola, siano in
grado di portare a compimento questo progetto! Ne va dell’avvenire del nostro
Paese e delle future generazioni.
A domani.
Mario
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