lunedì, settembre 04, 2023

IL GOVERNO HA DATO IL VIA ALLE MODIFICHE DELLE ALIQUOTE IRPEF: APPROVATO IL DISEGNO DI LEGGE-DELEGA SULLA RIFORMA FISCALE.


Oristano 4 settembre 2023

Cari amici,

L’attuale Governo, presieduto di Giorgia Meloni, da tempo ha detto e ripetuto che si stava preparando a varare la riforma del fisco, in particolare per quanto riguarda la modifica delle aliquote IRPEF. Ebbene, prima delle ferie estive la promessa riforma ha iniziato a prendere forma, con l’approvazione del disegno di legge-delega che traccia la rotta per il dichiarato obiettivo di arrivare all’applicazione di un’aliquota Irpef unica; obiettivo che, però, fa discutere non poco, in virtù dell’articolo 53 della Costituzione che parla senza nascondimenti di “imposizione fiscale progressiva”.

Al di là delle polemiche, che certamente non mancheranno, ad incuriosire per ora gli italiani è come cambieranno le aliquote IRPEF che dovrebbero essere ridotte da 4 a 3 scaglioni e, di conseguenza, l’impatto che la prima parte della riforma avrà sugli stipendi e le pensioni. Amici, la storia dell’introduzione dell’IRPEF, istituita con la riforma del Sistema Tributario nel 1974, ai sensi del DPR 29 settembre 1973 n. 597, 598, 599 e conteneva 32 aliquote (dal 10% al 72%) è lunga e complessa.

Quando l'IRPEF fu introdotta, nel 1974, le aliquote erano decine, e andavano dal 10 al 72%. L'Italia cresceva e tutto andava bene. Successivamente le aliquote diminuirono in numero e valore (ora il massimo è 43%), mentre l'evasione fiscale aumentava e tutti i governi cercarono di rincorrere gli evasori promettendo aliquote meno pesanti, ma invano. Ora il governo cerca nuovamente di combattere l’evasione, nella speranza che abbassando le aliquote si possa, finalmente, almeno ridurre significativamente la forte evasione in atto.

Le attuali aliquote dell’IRPEF (4) sono le seguenti: prelievo Irpef del 23% sui redditi fino a 15.000 euro, prelievo Irpef del 25% sui redditi da 15.001 a 28.000 euro, prelievo Irpef del 35% sui redditi da 28.001 a 50.000 euro, prelievo Irpef del 43% sui redditi superiori ai 50.000 euro. L’ipotesi più vicina alla realtà è la riduzione del numero di fasce a tre (3), diminuendo la pressione che queste esercitano sui redditi, con un accorpamento che, secondo le ipotesi della Ragioneria di Stato, fornirà diversi scenari possibili, anche se due sono i più probabili.

Una prima ipotesi dovrebbe prevedere: un prelievo Irpef del 23% sui redditi fino a 15.000 euro, un prelievo Irpef del 27% sui redditi da 15.001 a 50.000 euro, un prelievo Irpef del 43% sui redditi superiori. Una seconda ipotesi potrebbe invece prevedere: un prelievo Irpef del 23% sui redditi fino a 28.000 euro, un prelievo Irpef del 33% sui redditi da 28.001 a 50.000 euro e un prelievo Irpef del 43% sui redditi superiori. Proviamo a vedere, analizzando le simulazioni, gli eventuali i vantaggi per le diverse fasce di reddito.

La nuova riforma ipotizzata dal governo Meloni passerebbe, dunque, da 4 a 3 aliquote, con un sensibile ampliamento, nella prima ipotesi, del primo scaglione (quello al 23% fino a 15mila euro di reddito), con l'obiettivo - questa la volontà espressa dalla premier Giorgia Meloni - di ricomprendere molti lavoratori dipendenti. Se passasse la prima ipotesi, a beneficiare maggiormente della revisione fiscale dell’Irpef sarebbero i redditi da 35.000 euro a salire mentre, seppure con risultati diversi, la seconda ipotesi porterebbe vantaggi a qualsiasi fascia di reddito, benché quelli superiori ai 50.000 euro verrebbero penalizzati ma comunque sottoposti a una minore pressioni fiscale rispetto a quella in vigore oggi.

Va sottolineato che al vaglio ci sono ulteriori ipotesi ma le due citate sono quelle maggiormente accreditate dalla Ragioneria dello Stato. In ogni caso, così come appare dalle simulazioni, a trarre vantaggio da questa revisione sarebbero soprattutto i redditi più alti ma il governo sta pensando anche a una rimodulazione della No tax Area, ossia quella soglia di reddito al di sotto del quale il carico fiscale Irpef non viene applicato. La No tax Area è attualmente fissata in ragione di 8.174 euro per lavoratori dipendenti, di 8.500 euro per i pensionati e di 5.500 euro per i lavoratori autonomi.

Inoltre, il reddito da lavoro dipendente fino a 15.000 euro annui si avvale anche del trattamento integrativo da 1.200 euro. La soglia No tax Area potrebbe essere portata a 8.500 euro annui per tutti ma, anche in questo caso, si attendono conferme. Ovviamente la modifica che entrerebbe in vigore sarà solo la prima fase, in quanto la successiva dovrebbe portare verso il traguardo dell’aliquota unica. Per andare, però, verso l’obiettivo ultimo del governo sarà necessario mettere mano alla tax expenditure, ossia al sistema di detrazioni e deduzioni che vanno ad alleggerire il peso fiscale. Questo significa che la minore pressione fiscale esercitata dall’Irpef potrebbe in parte venire riassorbita dalla riduzione delle voci detraibili dai redditi lordi ma, anche in questo caso, ci si muove nel mondo delle ipotesi perché informazioni certe non ce ne sono.

Cari amici, la riforma che il governo si appresta a varare credo che avrà difficoltà ad essere ben accolta, senza ulteriori, importanti correttivi che salvino un po’ tutte le fasce di reddito. In Italia non si è mai presa in considerazione la possibilità di consentire ad ogni lavoratore, dipendente o autonomo, di scaricarsi tutte le spese di produzione del reddito, come avviene in altri Paesi. Per capire meglio porto come esempio il reddito di due insegnanti, entrambi abitanti ad Oristano. Uno di essi insegna ad Oristano, l’altro in un paese della provincia. Prendono lo stesso stipendio e pagano le stesse tasse. Perché quello che fa 100 chilometri al giorno, ha le spese dell’auto, etc. non può scaricarsi quanto spende per produrre il reddito?

La risposta la vorrei dal Governo…cari amici.

A domani.

Mario

 

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