Oristano 16 settembre 2023
Cari amici,
La “CANAPA” è una
delle piante più antiche al mondo. La sua coltivazione data da oltre 10.000
anni e per molti secoli è stata un'importante fonte di cibo e fibre tessili.
Gli archeologi lo hanno messo in luce negli scavi effettuati sia in Cina che
nella Mesopotamia, le cui popolazioni la utilizzavano per le più svariate necessità. Gli
utilizzi della pianta di canapa, già in antica epoca, spaziavano per gli usi più
diversi: dai fiori ai semi, noti fin dall’antichità per le loro proprietà
terapeutiche (e per questo usati per combattere disturbi di vario tipo) al
confezionamento dell’abbigliamento, dei tessuti vari, delle corde, della carta,
etc. Insomma una pianta utilissima e versatile, in particolare nel periodo
compreso tra il 2700 A.C. e l'epoca Romana.
Per quanto ovvio, ci
riferiamo alla canapa industriale, che non deve essere confusa con la pianta da
cui si ottiene la marijuana. In realtà entrambe derivano dalla stessa famiglia,
ma la pianta di canapa usata per scopi industriali contiene una modesta quantità di THC
(la sostanza psicoattiva che rende illegale questa pianta), inferiore allo 0,2%.
L’Italia, fino ai primi del Novecento. era tra i primi produttori al mondo di
canapa. Prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, l’Italia coltivava molti
ettari a canapa, raggiungendo livelli oggi inimmaginabili, se pensiamo che il
nostro Paese produceva una quantità di canapa superiore a quella ottenuta oggi
su scala mondiale.
Poi, come spesso avviene,
la coltivazione della canapa lentamente fu abbandonata. Ad influire
sull’abbandono della coltivazione di canapa fu, in primo luogo, l’introduzione e la successiva diffusione delle fibre tessili, risultate più economiche, importate dagli
Stati Uniti, come il nylon, che giorno dopo giorno creò un progressivo
rallentamento della produzione di fibre naturali, tanto che, in una decina d’anni, si arrivò all’abbandono della canapa come fibra; a seguire, poi arrivò la severa
limitazione sulla sua produzione, in particolare in America, con l’approvazione
delle leggi antidroga, che misero al tappeto la coltivazione legale di questa
pianta. Ma vediamo la storia di questo “proibizionismo”, che ancora oggi
imperversa nel mondo.
Nel Nord America, storicamente
nei primi anni del 1600, la canapa era considerata dai primi coloni una coltura
essenziale; essi la coltivavano in quanto necessaria per le più svariate
applicazioni e i molteplici usi, come abiti realizzati con fibra di canapa,
tela per le vele delle barche e delle navi, ma anche per confezionare corde e
cordoncini, sia per uso nautico che domestico; ma non solo. I primi coloni
americani conoscevano bene le sue qualità ed erano particolarmente attivi anche
nella produzione di olio di canapa, ottenuto dalla macinazione dei semi.
Per questo avevano
costruito delle presse per la frantumazione di semi oleosi, sia della canapa che
del lino; i semi oleosi venivano messi nel buco situato al centro del blocco
quadrato di legno (base della pressa), poi veniva poggiato un blocco rotondo
proprio sui semi oleosi e il tutto veniva poi martellato affinché dal foro
centrale inferiore uscisse l’olio estratto dai semi. I coloni americani erano
diventati esperti anche nell’estrazione dell’olio dai semi della canapa.
Per almeno 300 anni la
coltivazione della canapa era ritenuta una coltivazione principe, proprio per i
suoi numerosi usi. Nei primi anni del 1900 Henry Ford con la fibra di
canapa rivoluzionò addirittura l'industria automobilistica: l’interessantissima
Ford Model T., era un’automobile realizzata interamente con i derivati
della pianta di canapa, tra l’altro alimentata con etanolo, un carburante
ottenuto dalla canapa! Negli anni '30 Ford produsse un prototipo
dell'automobile green, rompendo gli schemi di allora e proponendo qualcosa di
straordinario, in grado di unire sostenibilità, efficacia, sicurezza e design.
Gli anni ’30 videro gli
ultimi bagliori dello splendore della coltivazione della canapa. Infatti, nonostante
le alte premesse sugli usi e le funzionalità di questa pianta, nel 1937 la
canapa negli USA venne proibita. Fu, infatti, promulgata la legge che rendeva
illegale la produzione di marijuana, sostanza ricavata dalla canapa, e da qualsiasi
tipo di pianta associata alla famiglia della cannabis. La questione del fumo di
marijuana giunse anche all'attenzione dell'Ufficio federale degli stupefacenti
degli Stati Uniti e del presidente Franklin D. Roosevelt e, nonostante
l'opposizione dell'Associazione medica americana, l'atto fu approvato. La
popolazione, però, non digerì facilmente il decreto.
Nel 1938 la rivista
Popular Mechanics pubblicò un articolo che descriveva la coltivazione della
canapa come una “coltura che muoveva miliardi di dollari" (per l’epoca) e
in cui si evidenziava che la canapa era utilizzata per un’infinità di usi (oltre
25.000), che andavano dagli usi casalinghi alla dinamite e al cellophane. La
canapa, già in quel periodo, era per gli agricoltori nordamericani un prodotto straordinario,
capace di rispondere, in modo efficace, a migliaia di bisogni dei consumatori. Tuttavia,
il divieto rimase.
Nel 1942, il divieto fu
revocato per un breve periodo per consentire la produzione di oggetti
fondamentali per le attività belliche, come corde e tela. I rifornimenti
tradizionali di iuta dalle Filippine erano stati interrotti a causa
dell’invasione giapponese: il governo americano fu costretto a consentire
l’utilizzo e la coltivazione di questa pianta, ma alla fine della Seconda
guerra mondiale, il divieto fu immediatamente ristabilito e la canapa
industriale venne ancora una volta definita una "coltura illegale". Dopo
l’approvazione di questa legge, la canapa continuò a crescere come pianta
selvatica, conservando il suo patrimonio genetico, almeno in parte: le varietà
più resistenti riuscirono a sopravvivere e moltiplicarsi anche senza cure
arrivando così fino ai nostri giorni
Oggi in Europa su oltre
20.000 ettari di terreno dedicati alla coltura di questa pianta, ben 11.000
sono in Francia. L’Italia, dopo aver perso l’antico primato, cerca a fatica di
recuperare, in attesa di una sua liberalizzazione. Negli Stati Uniti coltivare
la canapa industriale a fini commerciali è ancora illegale. La Drug Enforcement
Administration (DEA) rimane fortemente contraria all'importazione di semi di
canapa e questo limita fortemente anche la produzione di canapa industriale,
che – di fatto almeno sulla carta – è completamente legale sia a livello di
ricerca universitaria, sia in agricoltura. Tuttavia, anche gli Stati Uniti –
come molti altri Stati – vivono un momento di transizione perché in alcuni
Stati è stata legalizzata, mentre altri stanno seguendo la scia. Lo stesso vale
per il Canada, dove la cannabis è stata legalizzata anche a scopo ricreativo.
Cari amici, credo che sul
ripristino della produzione industriale della canapa il mondo debba riflettere
molto. Gli esperti confermano in poche battute il valore di questa pianta:
eccole. Un ettaro di canapa produce tanto ossigeno quanto 25 ettari di foresta,
un ettaro di canapa può produrre tanta carta quanto 4 ettari di bosco, la
canapa può essere trasformata in carta 8 volte, il legno può essere trasformato
in carta 3 volte, la canapa cresce in 4 mesi, l'albero in 20-50 anni, il fiore
di canapa è una vera trappola per radiazioni, la canapa può essere coltivata
ovunque nel mondo e richiede pochissima acqua. Inoltre, poiché è in grado di
difendersi dagli insetti, non necessita di pesticidi, se i tessuti di canapa si
diffondessero, l'industria dei pesticidi potrebbe scomparire completamente, la
canapa riduce gli effetti della chemioterapia e delle radiazioni, dell'AIDS e
del cancro, la canapa viene utilizzata in almeno 250 malattie come reumatismi,
cuore, epilessia, asma, stomaco, insonnia, psicologia e malattie della colonna
vertebrale, il valore proteico dei semi di canapa è molto alto e i due acidi
grassi in esso contenuti non si trovano da nessun'altra parte in natura. Che dire amici? Possibile che non esista una soluzione?
A domani, amici lettori.
Mario
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