sabato, settembre 30, 2023

“UNIVERSO 25”: UN ESPERIMENTO DI OLTRE MEZZO SECOLO FA, FATTO DALL’ETOLOGO E BIOLOGO JOHN CALHOUN, SI STA PURTROPPO RIVELANDO ATTUALE...


Oristano 30 settembre 2023

Cari amici,

Nel 1968 l’etologo e biologo John Calhoun, portò avanti un esperimento di psicologia sociale, denominato “Universo 25”, con il quale costruì uno scenario utopico utilizzando dei topi; lo scopo era quello di scoprire quali sarebbero stati, nel campo umano, gli effetti della sovrappopolazione. Cinque anni dopo quell’esperimento, quella “metropoli abitata dai topi”, DA LUI CONCEPITA, finì per essere devastata. Lo studio in realtà aveva dimostrato che gli effetti del progressivo sovraffollamento possono essere molto dannosi a tutti i livelli, compreso quello umano.

Seppure paragonare la vita animale, in questo caso quella dei topi, non possa essere, tout court, applicata agli esseri umani, l’esperimento di John Calhoun offre degli spunti di riflessione stimolanti. Ma vediamo meglio insieme come si è svolto questo interessante esperimenti effettuato in una fattoria del Maryland. L’esperimento “Universo 25” era inizialmente iniziato positivamente, come in un vero giardino dell’Eden per i topi, ma nel corso degli anni si trasformò completamente, diventando un inferno.

L’etologo John Calhoun era un esperto che, per gran parte della sua vita, aveva lavorato per il National Institute of Mental Health degli Stati Uniti. Nella seconda metà del XX secolo la sovrappopolazione e il sovraffollamento erano motivo di grande preoccupazione per la Comunità scientifica, e l’etologo, rinomato ricercatore, cercò di effettuare l’esperimento scientifico che fu denominato “Universo 25 nel 1968. Lo effettuò in una proprietà rurale a Poolesville, nel Maryland, per poter studiare il comportamento dei ratti in un contesto di sovrappopolazione di specie.

Fu allestito pertanto uno spazio ampio e confortevole, dove i topi potevano usufruire di molteplici aree di nidificazione e fonti costanti di cibo e acqua. La città dei topi era stata costruita all’interno di un recinto, provvisto di tunnel, con dimensioni di 2,7 metri di larghezza per 1,4 metri di altezza. I topi avevano tutto ciò di cui avevano bisogno, tranne lo spazio. In questo spazio attrezzato furono introdotte quattro coppie di topi; L’osservazione della loro vita accertò che ogni 55 giorni il numero delle nascite raddoppiava. Dopo un anno e mezzo (19 mesi) dall’inizio dell’esperimento, c’erano già 2.200 topi in quell’habitat. Questo grande ritmo riproduttivo è stato spiegato dall’assenza di predatori e dal facile ’accesso al cibo.

All’inizio sembrava una società ideale, ma presto iniziarono a manifestarsi fenomeni di grande interesse per la psicologia sociale: eccoli. Iniziarono a stabilirsi delle gerarchie, con maschi alfa dominanti che controllavano gli harem femminili; i topi che avevano perso i combattimenti con i maschi dominanti crearono gruppi di “fughe”; i combattimenti e le lotte furono costanti, finché i maschi alfa smisero di difendere i loro gruppi di femmine. Le femmine, invece, avviarono comportamenti di difesa per i cuccioli, in quanto il livello di violenza era così alto tanto che finirono per abbandonare o trascurare la loro prole.

Col passare del tempo (tra i 315 e i 600 giorni) si verificarono comportamenti aberranti che spezzarono la struttura sociale. Le femmine diventarono sempre più aggressive e molte smisero di rimanere incinte. Le regole normali si spezzarono, dando vita a comportamenti sessuali compulsivi, compreso l’accoppiamento tra topi dello stesso sesso. Fu verificato anche il cannibalismo, si spezzarono i legami sociali e dopo circa 600 giorni i topi smisero di riprodursi, di difendere i territori e si limitarono a compiti basilari per la loro salute, come l’alimentazione e la toelettatura.

Insomma, la studiata popolazione dei ratti, di fronte alla rottura assoluta di tutti gli schemi sociali, iniziò una progressiva estinzione. In particolare i giovani che nascevano in quell’ambiente ormai caotico, dominato dalla violenza crescente, non ricevevano alcuna protezione e nessun legame si instaurava con loro. Questi topi furono definiti dagli studiosi “giovani delinquenti” e “disertori sociali”, paragonandoli, credo, ai nostri “giovani bulli” che tutti i giorni ci dimostrano la loro capacità delinquenziale.

Cari amici, che cosa ci può insegnare l’esperimento “Universo 25”? Questa indagine, che fu pubblicata sulla rivista The Royal Society of Medicine, arrivò praticamente a stabilire che l’esperimento può essere rapportato alla nostra società umana. Il dottor John Calhoun ha presentato il suo lavoro sul comportamento del topo come un’analogia del mondo che viviamo oggi. Le sue previsioni appaiono oggi ancora più realistiche di ieri!  A differenza degli anni ’70, i tassi di natalità sono diminuiti in modo significativo nei Paesi sviluppati: siamo una società sempre più anziana. A questo, dobbiamo aggiungere un altro fenomeno: è normale che i giovani non abbiano interesse per l’amichevole socialità e neanche per il sesso? Siamo arrivati allo scenario utopico di Calhoun?   C’è davvero da riflettere e meditare….

A domani.

Mario

venerdì, settembre 29, 2023

“AIUTATI CHE DIO TI AIUTA”. PER DIVENTARE CENTENARI NON BASTA LA FORTUNA: DEVI MANGIARE CIBI SANI NEL MODO GIUSTO, MUOVERTI E FARE ATTIVITÀ SOCIALE.


Oristano 29 settembre 2023

Cari amici,

C’è un noto proverbio che ci ricorda che, per raggiungere tanti traguardi, è necessaria la nostra collaborazione, senza la quale i risultati che desideriamo non arrivano! “AIUTATI CHE DIO TI AIUTA”, questo è il proverbio, che non è un semplice modo di dire, ma uno stimolo a farci comprendere che, se vogliamo raggiungere determinati risultati, se è pur vero che un pizzico di fortuna non guasta mai, è necessario il nostro forte impegno, la nostra caparbietà e la nostra determinazione.

Nel nostro percorso di vita tutti vorremmo vivere bene, felici e a lungo, diventando possibilmente centenari, ma per raggiungere questo traguardo non basta certo la buona sorte: è necessaria la nostra forte collaborazione, partendo dall’alimentazione e dal movimento. In primis la dieta., che svolge un ruolo cruciale nel determinare la nostra longevità. Molti centenari, presenti nelle diverse parti del mondo in realtà hanno abitudini alimentari simili, che è presumibile, con buona certezza, che siano il nodo cruciale del buon invecchiamento, ovvero "lungo e in buona salute".

A dimostrarlo sono gli studi effettuati nelle così dette “Zone Blu”, dove la longevità è la norma; sono cinque (5) queste regioni: l'Ogliastra in Sardegna, l'isola di Okinawa in Giappone, Nicoya in Costa Rica, l'isola di Icaria in Grecia e la località di Loma Linda in California. Queste sono le località dove la gente vive in media più a lungo che altrove. Queste regioni sono state studiate per anni per scoprire il segreto della loro longevità. Ora vediamo cosa, in realtà, le accomuna, secondo i più recenti studi.

Le caratteristiche comuni delle diete delle Zone Blu possono essere così riepilogate: 1- il consumo predominante di cibi vegetali: gli abitanti delle Zone Blu consumano una grande varietà di verdure, legumi, frutta e cereali integrali; 2- un consumo moderato di proteine animali: la carne è spesso consumata solo in occasioni speciali e in piccole quantità; 3- utilizzo di grassi sani: l’olio d’oliva, i frutti a guscio e il pesce sono fonti comuni di grassi sani in queste diete; 4- un limitato apporto di zuccheri raffinati: gli zuccheri semplici e i cibi ultra-elaborati sono rari nelle diete dei centenari.

L’alimentazione, però, non basta. A questa bisogna aggiungere altri fattori che contribuiscono alla longevità nelle Zone Blu, ovvero adottare uno stile di vita complessivo il cui insieme premia chi lo applica. Oltre alla dieta, infatti, è necessario completare con: 1- svolgere costante attività fisica; la vita quotidiana in queste regioni spesso incorpora molto movimento naturale, come camminare o lavorare nei campi; 2- essere parte attiva di  una comunità forte: la connessione sociale e l’essere parte di una comunità sono aspetti centrali della vita nelle Zone Blu; 3- operare evitando o almeno riducendo lo stress: usare tecniche come la meditazione, la preghiera o dei semplici rituali quotidiani, aiutano a gestire lo stress.

Amici, se riflettessimo con attenzione potremmo, nello svolgimento quotidiano della nostra “vita moderna”, prendere spunto da queste scoperte per trarre alcune lezioni preziose su come mangiare e vivere, per favorire una vita lunga e sana. Purtroppo la globalizzazione e l’urbanizzazione hanno portato molti di noi ad allontanarsi dalle tradizioni alimentari del passato, optando per diete ad alto contenuto calorico e basso valore nutrizionale; tornare a una dieta più naturale e basata su ingredienti freschi e non elaborati potrebbe essere la chiave per una vita più lunga. Alla dieta più sana, poi, dobbiamo aggiungere delle pratiche salutari nella vita di tutti i giorni. Oltre a mangiare cibi integrali, dobbiamo ridurre lo stress, fare esercizio fisico regolarmente e mantenere connessioni sociali positive con gli altri membri della Comunità.

Cari amici, in conclusione, mangiare come i centenari delle zone blu potrebbe magari non garantirci 100 anni di vita, ma sicuramente questo salutare stile di vita intrapreso ci consentirà di vivere più a lungo e in salute, avvicinandoci certamente al traguardo del secolo di vita!

A domani.

Mario

giovedì, settembre 28, 2023

L'AMAZZONIA, “POLMONE DELLA TERRA”, È SEMPRE PIÙ SFRUTTATA, METTENDO IN GRAVE PERICOLO LA VITA SUL NOSTRO PIANETA! AL DISBOSCAMENTO SI AGGIUNGE LA SOPRAFFAZIONE DEL SUO POPOLO.


Oristano 28 Settembre 2023

Cari amici,

Di Amazzonia e dell’incessabile sfruttamento delle sue enormi risorse ho parlato diverse volte su questo blog, chiarendo che questi comportamenti irresponsabili mettono in crisi il ciclo vitale della terra, in quanto Le foreste amazzoniche sono il vero polmone della terra, che, se smettesse di funzionare, non si sa che fine potrebbe fare in tempi brevi il nostro pianeta! Ebbene, amici, lo sfruttamento dell’Amazzonia, purtroppo continua, e non si limita al continuo taglio del legname che crea grandi disboscamenti, ma continua con altre ruberie, che stanno portando il suo popolo all’estinzione, vessato e sopraffatto, senza usare il minimo rispetto.

La storia dei popoli nativi di questa terra è da lungo tempo, ormai, costellata di sopraffazione, abusi, lotte e diritti negati. Sulle loro terre e ai loro danni si consumano i peggiori reati, che purtroppo restano quasi sempre impuniti. Poche sono le vicende che vedono queste popolazioni vittoriose contro governi e multinazionali che calpestano ripetutamente i loro diritti, sacrificandoli senza troppi scrupoli, in nome del progresso. È l’eterna lotta tra le civiltà sviluppate e quelle meno emancipate, un dominio che purtroppo stenta a scomparire.

Eppure queste popolazioni andrebbero tutelate! È la loro terra e nessuno ha il diritto di rapinarla e addirittura fare loro la minima violenza! La tutela di queste popolazioni, oltre che necessaria e dovuta, dovrebbe scaturire in primo luogo dalla necessaria comprensione della loro particolare visione del mondo, che è nettamente diversa da quella della civiltà occidentale! La loro “cosmovisione”, infatti, comprende il diritto alla terra e il diritto di decidere sulle questioni relative al proprio territorio; per questo essi lottano, spesso invano.  Il fulcro principale della loro resistenza è la rivendicazione del più antico diritto: quello dell’autodeterminazione.

La loro difficile lotta ha, per ora, visto solo alcuni Stati che hanno positivamente risposto in tal senso, con il riconoscimento della loro multiculturalità e della plurinazionalità, caratteristiche che indicano la presenza di più culture all’interno del medesimo territorio, e propongono il dialogo tra esse ai fini di una maggiore inclusione sociale; ma ciò non basta. Gli indigeni dell’Amazzonia, definiti “I popoli nudi” perché da sempre così vivono, hanno un’organizzazione e una visione del mondo per molti aspetti agli antipodi della concezione capitalista che tuttavia, ad ogni costo e con ogni mezzo, cerca di imporsi, cercando di sopprimere il loro bisogno di rispetto e libertà.

Le numerose, diverse tribù che popolano l’Amazzonia, come accennato, hanno una particolare concezione della Vita, che discende dalla tradizione legate alla divinità “CTONIA” (Il termine divinità ctonia indica tutte quelle divinità generalmente femminili legate ai culti di dei sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche), la cui storia è antica quanto la storia dell’Umanità. In questa visione olistica tutti gli elementi dell’esistenza sono in relazione nel Cerchio della vita, dove tutto è inserito in perfetta armonia ed equilibrio. Nulla è concepito al di fuori del Cerchio, anche il tempo per i popoli indigeni ha un andamento diverso: è ciclico, non lineare, e alla Natura è attribuito un ruolo fondamentale: essa va preservata, non modificata.

Il loro vero obiettivo è il BUEN VIVIR, inteso come vivere bene, in armonia, rispettando la Madre Terra e rifiutando l’accumulazione di ricchezze materiali, da perseguire attraverso alcuni principi fondamentali quali, per esempio: non avere pregiudizi, non mentire e non rapinare il prossimo, promuovere la vita armoniosa, vivere la buona vita, preservare una terra senza il male. Questa particolare visione del Mondo pone al centro non più l’uomo, ma la PACHA MAMA, LA MADRE TERRA, da cui ha origine anche l’individuo e tutto ciò che lo circonda. Secondo questa concezione cosmo –centrica, l’essere umano è subordinato alla Natura, alla quale tutto si deve relazionare, perché tutto è connesso ad essa.

Cari amici, finché l’uomo continuerà con la sua politica di rapina e di sopraffazione, sarà difficile trovare la tanto strombazzata pace tra i popoli della terra. Per questo motivo di certo continueranno anche le lotte intraprese dagli indigeni dell’Amazzonia, che combatteranno senza sosta per mantenere la loro forma di vita pacifica e di difesa della loro amata Terra che essi hanno avuto in custodia e intendono trasmetterla intatta alle nuove generazioni.

A domani.

Mario

mercoledì, settembre 27, 2023

FORSE NON IMMAGINI DOVE PUO' ARRIVARE L'A.I. L'ESPERIMENTO EFFETTUATO IN INGHILTERRA DALLA POLIZIA È STATO SHOCKANTE: UNA VALANGA DI MULTE PER LE VIOLAZIONI STRADALI RILEVATE!


Oristano 27 settembre 2023

Cari amici,

Su questo blog ho parlato tante volte di Intelligenza Artificiale, considerato che ogni giorno fa grandi passi avanti e sta arrivando a sostituire l’uomo praticamente in ogni mansione. In tanti, però, sono rimasti ancorati alla convinzione che l’A.I. può solo migliorare il lavoro delle macchine e togliere all’uomo la grande fatica, in particolare nei lavori particolarmente pesanti. Eppure, ignorare le grandi capacità dell’Intelligenza Artificiale è un grosso errore! In tutti i campi si sta rivelando capacissima a sostituire l’uomo in compiti che necessitano di grande preparazione. Nemmeno i ripetuti allarmi sulla cancellazione di milioni di posti di lavoro sono serviti a scuotere le persone sulla sua capacità e, di conseguenza, pericolosità!

Non sto qui ad elencarvi i settori dove, ormai, L'A.I la fa da padrone, dagli ospedali all'assistenza anziani, dalle aziende agli alberghi, dalle fabbriche alle strade. Oggi voglio riflettere con Voi su una recente applicazione dell’Intelligenza Artificiale testata nel Regno Unito, che potrebbe davvero creare una svolta epocale sul controllo del traffico e sulle sue, costanti, violazioni. La polizia stradale inglese, nella contea della Cornovaglia, l’antico ducato posto nell'estremo lembo sud-occidentale dell'Inghilterra (confina con il Devonshire e si affaccia sulla Manica e sull'Atlantico), ha iniziato ad utilizzare un sistema di Intelligenza Artificiale per individuare le infrazioni degli automobilisti al Codice della Strada. Il risultato è stato straordinario!

Per quanto possa sembrare incredibile, c’è stata una vera e propria esplosione del numero di multe! Il sistema utilizzato è di una novità assoluta. Ecco come avviene il controllo. La polizia riprende con delle telecamere alcuni tratti stradali presi in esame. Successivamente fa elaborare tutte le immagini raccolte da un software di Intelligenza Artificiale in grado di individuare autonomamente tutte le violazioni del codice della strada. L’intervento umano serve alla fine solo per verificare e validare le segnalazioni effettuate dal software.

Amici, un successo straordinario: nelle prime 72 ore di utilizzo le violazioni individuate dall’Intelligenza Artificiale sono state più di 300! Nei giorni successivi il numero ha superato il migliaio. L’intelligenza artificiale è in grado di indagare anche all’interno del veicolo per vedere se l’autista indossa la cintura o se utilizza il cellulare. Buone notizie per i cittadini che invocano maggiori controlli sulle strade meno per quelli più sensibili al tema della privacy.

In un mio post su questo blog (è quello del 12 agosto) ho scritto che grazie all’Intelligenza Artificiale ora anche gli “AUTOVELOX”, i famigerati apparecchi che, installati nelle strade più trafficate ci controllano in modo asfissiante, hanno subito una straordinaria trasformazione, un’evoluzione che addirittura ha già terrorizzato i difensori della privacy. Ora  questi garanti hanno lanciato un nuovo allarme sui modernissimi autovelox guidati dall’Intelligenza Artificiale, in quanto “…In stile Grande Fratello utilizzano un sistema di scansione 4D per guardare con attenzione i conducenti all’interno delle loro auto”.

La fotocamera da dieci pollici montata all’interno di questi modernissimi autovelox (i “Redspeed Sentio”), è in grado di rilevare con esattezza quante persone si trovano all’interno di un veicolo, se indossano le cinture, se sono al cellulare e anche in che modo stanno guidando, magari accelerando o attraversando un semaforo rosso.  Il primo autovelox di questo tipo dotato di intelligenza artificiale è già in funzione a Londra; inoltre il dispositivo intelligente può collegarsi ai database della polizia del Regno Unito e della Driver and Vehicle Licensing Agency (DVLA), che in un istante può verificare se quel conducente segnalato ha già avuto a che fare per altre violazioni, come multe in sospeso e/o debiti fiscali.

Cari amici, che dire? La cruda realtà è che, purtroppo, il progresso tecnologico non può essere fermato in nessun modo. Qualsiasi tentativo di farlo fallirebbe! L’avvenire dell’uomo sta certamente nel “rigoroso controllo” dell’uso dell’Intelligenza Artificiale, che dovrà essere sempre al servizio dell’uomo, senza se e senza ma! Solo così, nel lungo periodo, gli effetti dell’Intelligenza Artificiale saranno comunque positivi e non distruttivi!

A domani.

Mario

martedì, settembre 26, 2023

ECCO UNA SFIZIOSA RICETTA DA PREPARARE AGLI AMICI: SALMONE CON ZUCCHINE MARINATE. RICETTA SUGGERITA DA “IL CUCCHIAIO D’ARGENTO”.


Oristano 26 settembre 2023

Cari amici,

Ormai l’estate volge al termine, ma i piatti di mare restano sempre nel nostro cuore, facendoci ricordare, anche fuori stagione, il profumo e il gusto dei prodotti del mare. Ed ecco, allora, per Voi una ricetta che apprezzo molto, suggeritami da “IL CUCCHIAIO D’ARGENTO”: Il salmone con zucchine marinate. È questa una pietanza fresca e gustosa, un'alternativa alla classica insalatona estiva, da preparare anche se si hanno ospiti a cena. Una ricetta davvero facile, che vi farà fare un bella figura grazie ad un abbinamento davvero molto apprezzato.

Il salmone con zucchine marinate è un secondo piatto alquanto sfizioso e leggero, una pietanza semplice da preparare, e che potrete servire anche come antipasto, capace di suggerirvi l'idea giusta se dovessero arrivare degli amici a cena. Per realizzarla non sono necessari particolari elementi, in quanto gran parte di questi li avete quasi sempre a disposizione in cucina. Ecco, allora, quanto necessario per realizzare questa interessantissima ricetta che stupirà i Vostri amici.

SALMONE CON ZUCCHINE MARINATE

INGREDIENTI: 150 g di salmone affumicato a fette, 4 zucchine scure, 3 cipollotti, 1 manciata di olive verdi denocciolate, dei semi di sesamo, la scorza di 1 limone non trattato in superficie, 40 ml di succo di limone filtrato, menta fresca, 60 ml di olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b.

Le verdure che accompagnano il salmone sono in questo periodo proprio di stagione; le zucchine in particolare sono indubbiamente fra gli ortaggi più amati e versatili: Il loro sapore delicato, infatti, si abbina a una grande varietà di ingredienti esaltandoli. Una volta realizzata questa ricetta Vi renderete conto che l'abbinamento delle zucchine con il salmone è senza dubbio un connubio riuscitissimo! Allora, datevi da fare e iniziate la preparazione.

Per prima cosa dedicatevi alle verdure. Mondate le zucchine, spuntatele e affettatele sottilmente con una mandolina per verdure. Grigliatele poi da entrambi i lati su una piastra rovente, oleata e cosparsa di sale, girando a metà cottura con una pinza. Mondate anche i cipollotti, rimuovendo le foglie più esterne e tagliateli a metà. Poi grigliate anch'essi. Al termine raccogliete le verdure grigliate e mettetele in una pirofila insieme alle olive, alla menta fresca spezzettata con le mani, alle zeste di limone prelevate con un rigalimoni e al sesamo. Ora distribuite sulla pirofile anche le fettine di salmone.

C’è ora da preparare la citronette: in una ciotolina raccogliete il succo di limone filtrato, il sale e cominciate a emulsionare utilizzando una frusta a molla piatta o una forchetta. Aggiungete anche il pepe e per ultimo l'olio continuando a emulsionare fino a ottenere una salsa omogenea e leggermente densa. Versate la citronette sul contenuto della pirofila, mescolate bene e coprite con pellicola per alimenti. Al termine fate marinare in frigorifero per 1 ora.

Amici, siete quasi arrivati al termine: trascorso il tempo di marinatura estraete la pirofila dal frigorifero, mescolate nuovamente e servite il piatto di salmone con zucchine marinate bello fresco. A tavola io consiglio di accompagnare questa pietanza con un fresco KARMIS, della Cantina Contini! Buon appetito!

 A domani.

Mario

lunedì, settembre 25, 2023

IL FASCINO E IL MISTERO DEI GATTI NERI. DA SEMPRE CREATURE ENIGMATICHE, SONO STATI PROTAGONISTI DI MITI, LEGGENDE E SUPERTIZIONI.


Oristano 25 settembre 2023

Cari amici,

I gatti sono creature affascinanti e allo stesso tempo enigmatiche, tanto che nel corso dei secoli hanno suscitato nell’uomo grandi passioni e, a volte, anche grandi timori, come nel caso dei gatti neri. Circolano molte dicerie sui gatti, frutto sicuramente della loro formidabile capacità sensoriale molto sviluppata, che ha aiutato prima i gatti a sopravvivere come cacciatori solitari e poi ad adattarsi a dividere il territorio con gli esseri umani, instaurando con essi rapporti anche molto intensi.

In particolare i gatti neri hanno da sempre affascinato l’immaginario collettivo con la loro capacità straordinaria, l’eleganza e il mistero. Sul gatto nero sono nate superstizioni e credenze popolari a 360 gradi, che andavano dal considerarli portatori di buona fortuna, a quello di esseri malvagi portatori di tristi presagi di sventura. Era (ed è...) luogo comune pensare che “Il gatto nero porta sfortuna!”. Chi non ha mai sentito almeno una volta questa frase? Indubbiamente pochi. Ma vediamo insieme come è nata questa ideai della sfortuna portata dal gatto nero.

Nella cultura dell’antico Egitto i gatti erano adorati e venerati; ad esempio, la Dea Bastet – divinità dal simbolo positivo di armonia e felicità, protettrice della casa, custode delle donne incinte e capace di tenere lontani gli spiriti maligni, era rappresentata come un bellissimo gatto nero o come una donna con una testa di gatto. Questa venerazione garantiva ai felini neri protezione e rispetto, in quanto suoi emissari in terra. Anche nell’antica Roma il gatto nero era considerato un portafortuna, tant’è che alla morte di questi era usanza cremarli e spargere le loro ceneri sui campi, in segno di auspicio per un buon raccolto.

Ad incrinare la venerazione verso il gatto nero ci pensò il medioevo. La leggenda della negatività portata dal gatto nero sorse proprio nel Medioevo, periodo in cui ci si spostava frequentemente con le carrozze trainate dai cavalli; questi animali molto sensibili si spaventavano nel vedere all’improvviso un gatto attraversargli la strada, in particolare nel vedere gli occhi dei gatti neri al buio. I cavalli allora si imbizzarrivano e i passeggeri si spaventavano, cosa che iniziò a far credere che i gatti neri fossero animali del demonio. In questo periodo buio, in particolare per la religione, il gatto nero venne considerato un animale diabolico: l’incarnazione delle streghe, il simbolo del male.

A confermare ai cristiani che il gatto nero impersonava il diavolo ci pensò nel 1200 Papa Gregorio IX, il quale condannò i gatti neri ad una spietata caccia perché considerati “animali delle streghe”. Da allora questi poveri animali furono banditi e perseguitati perché associati al diavolo. Questa paura irrazionale e l’odio verso questi felini portò a causare la quasi totale scomparsa del gatto dai territori europei; ciò provocò una crescita smisurata del numero di roditori, che nel 1600 contribuirono alla diffusione della peste.

Amici, le superstizioni, purtroppo, nascono in fretta ma non si estinguono facilmente. Tutt’oggi in molti Paesi sussiste la superstizione del gatto nero e si crede che questo porti sfortuna. A vedere il gatto nero in negativo sono Stati come l’Italia, la Spagna, gli Stati Uniti; in altri Paesi, invece, il gatto nero è simbolo di fortuna e averlo in casa significa prosperità, come in Giappone, in Scozia e in Inghilterra. Anche chi è amante dei gatti, spesso, trova difficoltà ad amare incondizionatamente un gatto nero. Il dubbio che sia un animale che porta sfortuna supera quell’amore che verso questi animali si ha.

Focalizzando l’attenzione sull’Italia possiamo dire che le credenze sul gatto nero abbondano! Ad esempio molti pensano che “vedere il felino sbadigliare, la bufera vuol scoppiare”; un gatto che starnutisce è di buon auspicio per chi l’ha sentito; sentire dei miagolii di venerdì, soprattutto di notte, preannuncia un litigio; un gatto nero che ci attraversa la strada porta sfortuna; e molti, molti altri esempi ancora. Per non parlare delle superstizioni riguardante il comportamento dei gatti rispetto ai diversi fenomeni meteorologici: se il gatto si lava dietro le orecchie, trascorre molto tempo sdraiato sul dorso o guarda fisso fuori dalla finestra, pioverà; se corre per casa come un matto e graffia tende e cuscini, arriverà un forte vento; se dorme con le zampe ripiegate sotto il corpo, arriverà il freddo; se sta seduto dando le spalle al fuoco, ci sarà una tempesta di neve, etc.

Cari amici, il fatto che noi sardi siamo particolarmente scaramantici è una realtà incontestabile! Quanto al gatto nero la tradizione sarda gli ha, da sempre, attribuito poteri magici. Questo animale nella tradizione della nostra isola aveva una natura ambivalente: poteva rappresentare l’incarnazione vivente di un demone maligno, oppure quella di una forza o entità benigna. Ancora oggi si pensa che maltrattare l’elegante felino porti male. Inoltre, al gatto, soprattutto se era nero, le credenze popolari dell’Isola attribuivano la capacità di proteggere la casa dagli spiriti maligni.

A domani, cari lettori!

Mario

domenica, settembre 24, 2023

LO SPRAY AL PEPERONCINO: UNO STRUMENTO DI “AUTO-DIFESA” PER LE DONNE. ECCO QUANDO QUESTO MEZZO È AMMESSO LEGALMENTE.


Oristano 24 SETTEMBRE 2023

Cari amici,

Non passa giorno che, purtroppo, in maniera sempre più frequente, le donne subiscono tentativi di aggressione, in gran parte a scopo sessuale; i luoghi più pericolosi sono in particolare le zone all’esterno, come parchi, strade cittadine poco frequentate, stazioni ferroviarie, aeroporti e così via. Con troppa frequenza, lo sappiamo, veniamo a conoscenza di notizie di grande tristezza, che arrivano purtroppo anche all’omicidio. La paura assale sempre più le donne, che, in assenza di protezioni pubbliche importanti, cercano in ogni modo di far fronte a questi tremendi pericoli, utilizzando strumenti di difesa ammessi dalla legge.

In Italia l’unico strumento di auto-difesa ammesso dalla legge è lo spray al peperoncino. Trattasi di uno strumento eccellente (una bomboletta contenente l’oleoresin capsicum, ricavato dal peperoncino piccante), il cui utilizzo garantisce la possibilità di difendersi e allo stesso tempo di non ledere l’aggressore in maniera permanente e irreversibile. In caso di suo utilizzo durante un’aggressione, la vittima è sollevata da qualsiasi responsabilità, cosa che non avviene con altri oggetti di natura offensiva. Inoltre, essendo approvato dalla legge, lo si può portare tranquillamente nella borsa.

Le aggressioni, purtroppo non sembrano diminuire, e le donne hanno sempre più paura, in preda a grossi patemi d’animo, e per questo desiderose di trovare delle soluzioni protettive. Aggressioni sempre più frequenti, come è accaduto di recente a Milano, dove una ragazza di 25 anni è riuscita a salvarsi da un tentativo di violenza sessuale da parte di un uomo di 31 anni, che l’aveva molestata alla stazione Garibaldi, grazie proprio all’uso della bomboletta spray al peperoncino con la quale è riuscita a bloccare l’assalitore, salvandosi.

Nonostante in passato si sia dibattuto a lungo sull’appropriato uso degli spray alla capsaicina, il crescente numero di aggressioni e violenze perpetrate in particolare su giovani donne, ha messo d’accordo l’opinione pubblica circa la loro legittimità, in quanto a volte essenziali per evitare che un’eventuale, possibile, aggressione si trasformasse in tragedia. È innegabile il fatto che giovani donne, che, per lavoro, sport o diletto frequentano luoghi poco affollati, non debbano correre rischi di così grande pericolo. Ora, le donne che trovandosi nella necessità di aver bisogno di un aiuto, per garantire la loro incolumità, usando lo spray al peperoncino potrebbero riuscire a reagire salvandosi la vita.

Amici, se una donna non si sente sicura di camminare per strada la sera da sola, munirsi dello spray al peperoncino come strumento di difesa personale può risultare un ottimo rimedio. Questa bomboletta può di certo far sentire più tranquille molte donne, visti i recenti casi di aggressioni che la cronaca nera ha riportato in queste calde settimane estive. Ma vediamo insieme, cari lettori, cos'è e come funziona lo spray al peperoncino: pregi e difetti di questo particolare strumento di difesa, facile da reperire (si trova pure nei supermercati), ma considerato dalla legge, comunque, ugualmente un'arma.

Si tratta di una banale bomboletta pressurizzata contenente un particolare gas, l’oleoresin capsicum, presente nelle piante erbacee del genere Capsicum, tra le quali appunto, il peperoncino piccante. La bomboletta si può comprare in farmacia o anche nei supermercati. È, comunque, uno strumento difensivo da non usare a cuor leggero: comprarne uno può tuttavia causare dei problemi, ancor più se lo spray non rispetta le caratteristiche ammesse dalla legge italiana. Questo spray, in ogni caso, va considerato un'arma, e dunque esistono giustamente dei limiti al suo utilizzo imposti dalla legge.

La sua facile reperibilità scaturisce dal fatto che non lascia danni permanenti, in quanto la sua forte azione irritante, in particolare sulle mucose dell'occhio, del naso e della gola, è temporanea: gli effetti durano circa 20 minuti. Il contenuto della bomboletta, spruzzato in faccia all'aggressore, causa una cecità momentanea che permette alla vittima di scappare. Le disposizioni chiariscono che lo spray non può contenere più di venti millilitri di prodotto urticante, con una percentuale di oleoresin capsicum inferiore al 10% e una concentrazione massima di capsaicina pari al 2,5% e non può avere una gittata superiore ai tre metri.

Le limitazioni prima indicate sono quelle presenti in Italia, quindi attenzione ai prodotti in vendita online, in quanto in altri Paesi (diversamente dall'Italia) è legale l'uso di urticanti chimici che possono causare danni irreversibili. Se non soddisfa i requisiti sopra indicati, la bomboletta non è più uno strumento di legittima difesa ma diventa un mezzo illegale di aggressione. In Italia i prodotti a base di peperoncino come strumento di autodifesa sono stati legalizzati con il Decreto Ministeriale numero 103 del 12 maggio 2011. Il provvedimento chiarisce che l'utilizzo della bomboletta è giustificato solo per "legittima difesa, dettata dalla necessità di sottrarsi a reali minacce all’incolumità personale".

Cari amici, ben vengano, dunque, anche questi mezzi di difesa personale, anche se bisognerebbe partire da ben più lontano! Non dovrebbero essere certamente le donne a doversi difendere dagli attacchi più o meno sessuali degli uomini, ma una forte educazione di base, che dovrebbe iniziare fin dalla più tenera età, tendente al sano, reale rispetto nei confronti degli altri! Gli strumenti di autodifesa sono un correttivo a ciò che manca, in quanto dovrebbe essere la società a debellare la cultura della violenza sulle donne, e le amministrazioni e i governi locali contribuire a rendere gli spazi pubblici più sicuri. Lo spray al peperoncino è solo un modesto mezzo di sicurezza, che non dovrebbe essere considerato un alibi all’inerzia delle Istituzioni.

A domani.

Mario