Oristano 14 dicembre 2022
Cari amici,
Una legge dello Stato,
precisamente la n. 128 del 9 agosto 2017, consentì di riutilizzare le linee ferroviarie
in disuso, rivitalizzandole per un reimpiego in campo turistico, in particolare
se situate in aree di particolare pregio naturalistico, paesaggistico o
archeologico. Questa legge prevedeva il recupero non solo delle linee
ferroviarie ma anche delle stazioni e delle relative opere d’arte e pertinenze,
oltre ai mezzi rotabili storici, prevedendo anche (disciplinandone l’uso), l’utilizzo
dei ferrocicli, ovvero quei veicoli su rotaie una volta utilizzati per la
manutenzione della rete ferroviaria, che funzionavano a pedalata naturale o
assistita.
La legge fu approvata all’unanimità, confermando
l’intenzione di riutilizzare turisticamente un grande patrimonio di archeologia
industriale. In sede di prima applicazione, la Legge individuò 18 tratte
ferroviarie da utilizzare turisticamente in tutto il territorio nazionale, tra cui,
in Sardegna la Mandas-Arbatax, Isili-Sorgono, Sassari-Palau Marina e
Macomer-Bosa. La Legge precisò anche che nella gestione dei tratti di ferrovia
interessati potevano essere coinvolte associazioni e organizzazioni di
volontariato, operanti nei settori ferroviario, turistico, culturale e
ambientale.
In Sardegna, come ben
scrive il professor Giuseppe Melis Giordano, docente di marketing e
marketing turistico in economia e gestione delle imprese presso l'Università
degli studi di Cagliari, da questa legge nacque solo una striminzita possibilità
turistica, rappresentata dal “Trenino verde”, nonostante le richiamata legge
dello Stato prevedesse ambiti ben più vasti: “La presente legge ha come
finalità la salvaguardia e la valorizzazione delle tratte ferroviarie di
particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico, che comprendono i
tracciati ferroviari, le stazioni e le relative opere d’arte e pertinenze, e
dei mezzi rotabili storici e turistici abilitati a percorrerle, nonché la
disciplina dell’utilizzo dei ferrocicli”.
Amici, questo patrimonio
ferroviario dismesso, in Sardegna costituito da tracciati a scartamento ridotto,
oltre al numeroso materiale rotabile, è una ricchezza straordinaria, in quanto consente
di attraversare località nelle quali le strade a percorrenza gommata non arrivano!
Il viaggio lungo queste tratte – come scrive il professor Melis - è una esperienza incredibile, un modo per
godere in ogni metro del tracciato, di boschi, valli, ruscelli, siti
archeologici e fauna selvatica; questi tracciati, se percorsi con il ferrociclo,
facendolo muovere pedalando dagli stessi turisti, consentirebbe loro di godere
ampiamente e liberamente di ciò che incontrano nel percorso: effettuare delle
soste presso cantoniere o caselli riattati allo scopo e gestiti da imprese e
persone del posto, per assaggiare prodotti tipici locali, sorseggiare bevande
confezionate o semplicemente acqua fresca di sorgente, ecc..
Nonostante la Legge
128/2017 contempli nel provvedimento interessanti innovazioni, come la possibilità di affiancare a forme di
turismo contemplativo (quale quella del “trenino verde”) effettuato su treni
d’epoca, anche forme di turismo attivo/esperienziale attraverso la possibilità
di far percorrere i 438 km di tracciati ferroviari presenti in Sardegna (pari
al 35% del totale italiano) anche dai “ferrocicli”, con la possibilità,
prevista dall’articolo 5 della citata legge, di rendere i territori
attraversati dai tracciati ferroviari protagonisti del proprio processo di
sviluppo socio-economico.
Ciò attraverso la
richiesta in affido di parti del tracciato ferroviario, lungo le quali
organizzare proprie proposte turistiche contemplative ed esperienziali, e la
possibilità che, in un prossimo futuro, a condurre i treni d’epoca possano
essere, come avviene nei Paesi con le ferrovie turistiche a maggiore
frequentazione di visitatori (Inghilterra 10 milioni di turisti, Francia 3,5
milioni di turisti ), anche i soci, ad hoc formati e patentati, di musei
ferroviari o associazioni del settore (art. 5, comma 1bis). Ebbene, oltre al fatto
che le valutazioni sul coinvolgimento attivo dei territori sono competenza
vincolante degli Assessorati alla Cultura e al Turismo, in Sardegna tutto
sembra restare immobile.
A tutt’oggi, infatti, la
Regione Sardegna, relativamente al contenuto della legge, non appare parte molto attiva,
nonostante richieste di compartecipazione siano da tempo arrivate da parte dei
territori che ne hanno fatto richiesta secondo la procedura dell’articolo 5,
comma 3 della medesima legge. Risulta, infatti, che diversi operatori privati
e/o pubbliche amministrazioni insieme hanno provveduto a condividere un
protocollo di intenti e hanno presentato la propria candidatura (con posta
elettronica certificata) alla Regione già a partire dal 2019.
Amici, personalmente
credo che il: Turismo contemplativo e il Turismo attivo/esperienziale
possono pacificamente coesistere: sono due forme di fruizione del territorio
totalmente compatibili e facilmente gestibili attraverso il coordinamento di
più attori; da un lato, infatti, l’ARST che ha avuto in concessione dalla
Regione Autonoma della Sardegna l’infrastruttura ferroviaria, garantirebbe sia
l’esercizio in sicurezza delle linee/tratte, che la conduzione dei treni in
base a un calendario pianificato o con corse estemporanee su richiesta del
mercato, dall’altro lato, proprio in base alle potenzialità offerte dal citato
articolo della Legge 128, gli operatori affidatari di tratte del tracciato
ferroviario potrebbero progettare, organizzare e gestire in sicurezza, anche
servizi turistici complementari al treno, sfruttando la grande opportunità
esperienziale offerta dal ferrociclo.
Rispetto ai treni, i
ferrocicli sono unità autonome, che possono fermarsi, in molti più punti,
quando e quanto vogliono: per contemplare un paesaggio, per visitare un
nuraghe, per gustarsi una bibita, per affrontare in bici un sentiero, ecc. Il
tutto spostando il ferrociclo dai binari con un meccanismo facilissimo da
manovrare per chiunque e, quindi, senza intralciare il tracciato e rientrando
in sicurezza sui binari solo con specifica approvazione, in analogia al
traffico aereo, di una sorta di torre controllo. La compatibilità tecnica fra
treno e ferrocicli è garantita dal fatto che i treni turistici al massimo
possono fare per ogni tratta un viaggio di andata e uno di ritorno. In
sostanza, quelle linee rimangono, come è accaduto fino a oggi, inutilizzate per
la quasi totalità del tempo a disposizione di un qualunque viaggiatore che non
si trovi in una carrozza ferroviaria.
Ecco, quindi che il
ferrociclo diventa una grande opportunità, nelle sue diverse composizioni di
veicolo singolo o in forma di convoglio, con le potenzialità di ospitare anche
persone con disabilità e di portare al seguito biciclette e persino carrozzine.
Il “FERROCICLO”, dunque, nuovo mezzo turistico che si muoverà sui binari
nel rispetto di regolamenti di sicurezza condivisi tra operatori affidatari e
il gestore dell’infrastruttura responsabile della sicurezza, nelle “finestre”
orarie non impegnate dal treno.
Cari amici, noi sardi saremo
davvero capaci, in un futuro prossimo, di dare corpo e pieno utilizzo alle
nostre grandi potenzialità fino ad ora rimaste in un limbo che crea solo
mancato reddito e disoccupazione, soprattutto per i nostri giovani costretti ad
emigrare? Chissà!
A domani.
Mario
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