Oristano 8 dicembre 2022
Cari amici,
Oggi è l'8 dicembre, festa dell'IMMACOLATA, ed io oggi voglio parlarvi proprio della antica storia della nostra cristianità. Di recente un antico monastero cristiano, quasi
certamente risalente al IV secolo, è stato scoperto su un’isola al largo della
costa degli Emirati Arabi Uniti. Questo monastero è certamente il più antico
monastero cristiano noto in Egitto, e, dato il periodo, di certo operativo
prima dell’islamizzazione della penisola arabica. Ad annunciare l’interessante
scoperta sono stati i funzionari del Ministero egiziano, confermando che
sull’isola di Siniyah era stato ritrovato, ben conservato sotto le dune di
sabbia che lo avevano protetto, l'antico monastero. La scoperta getta nuova luce sulla storia del
cristianesimo lungo le rive del Golfo Persico.
Si tratta del secondo
monastero di questo tipo trovato negli Emirati arabi, dove i monaci operavano
ben 1.400 anni fa, ben prima, dunque, che l’Islam prendesse il sopravvento, e,
come affermano gli studiosi, la pressante islamizzazione riuscisse, seppure
lentamente, a convertire i cristiani all’Islam, con l’avanzare della nuova fede
che si diffondeva capillarmente nella regione. La sensazionale scoperta è il
risultato della missione archeologica franco-norvegese, guidata dall’Institut
français d’archéologie orientale nel sito di Tal Ganoub Qasr-al Agouz nell’oasi
di Bahariya.
La datazione al IV secolo
è stata resa possibile grazie agli esami al radiocarbonio e ad altri elementi
riemersi dal sottosuolo come monete, iscrizioni e ceramiche. Finora i più antichi
monasteri in Egitto risalivano al V secolo: il loro massimo sviluppo è invece
riconducibile al VII secolo. La scoperta si rivela dunque molto importante per
lo studio del cristianesimo delle origini e del monachesimo in Egitto, un Paese
dove la sabbia nasconde ancora tanta storia.
Il dipartimento del
turismo e dell'archeologia di Umm Al Quwain ha dichiarato che il complesso
comprendeva una chiesa, un refettorio, cisterne e celle per i monaci. La
datazione al radiocarbonio e la valutazione delle ceramiche scavate nel sito
suggeriscono che la comunità fiorì nell'area tra la fine del VI e la metà
dell'VIII secolo, il che significa che avrebbe potuto assistere alla nascita
dell'era islamica. Le rovine sono ben conservate, con pavimento, tetto,
stoviglie e molto altro. L’esame del pavimento residuo del monastero suggerisce
che quel primi devoti cristiani pregassero in una chiesa interna a singola
navata. Altre camere sembrano aver ospitato una fonte battesimale e un forno
per cuocere pane e ostie per la comunione. Una navata ospitava probabilmente un
altare e una postazione per il vino da comunione. Prossimo al monastero, c'è un
altro edificio con quattro camere, con un cortile all'interno: probabilmente
era la dimora dell'abate, o forse del vescovo.
Vatican News, per meglio
conoscere i dettagli della scoperta ha voluto intervistare il capo missione. Victor
Ghica. Ecco alcune parti dell’intervista. “Si tratta di un complesso monastico ‘non
cenobitico’, ma ‘idioritmico’ (sono entrambi modelli di vita monacale). - ha
spiegato a Vatican News Victor Ghica, della Scuola Norvegese di Teologia,
Religione e Società, specialista di archeologia tardo-antica, di cristianesimo
del IV secolo e di papirologia copta - Non ci troviamo cioè di fronte ad
un’unica comunità, come siamo abituati nella tradizione monastica”. Nell’intervista Ghica ha
precisato che la scoperta ha evidenziato “Sei romitori”, ovvero degli eremitaggi
separati che funzionavano insieme, ma in modo indipendente. “Ciascuno
formava un piccolo monastero, ma i monaci delle diverse Comunità si
incontravano tra loro. In uno di questi eremitaggi abbiamo trovato 19 stanze”.
La straordinaria scoperta
ha messo in evidenza un incredibile, ottimo stato dei resti del monastero,
sicuramente dovuta alle eccezionali capacità di conservazione della sabbia del
deserto; sulle pareti degli edifici in basalto, o scavati nella roccia o fatti
di mattoni di argilla sono ancora presenti graffiti, iscrizioni in greco e
pitture legati alla cultura copta. “Questi dormitori sono conservati fino al
tetto ed è incredibile se si pensa che risalgono a 15 secoli fa, o forse anche
di più. Sono giunti integri fino a noi grazia alla sabbia del deserto e
all’assenza di umidità dei luoghi in cui i complessi furono costruiti. La più
grande sorpresa è stata la presenza dei testi: ora saranno oggetto di un
approfondito studio che riguarderà anche le ceramiche”, ha commentato Ghica.
Nell’intervista Ghica ha precisato
che il ritrovamento è come un'istantanea del monachesimo del IV secolo. “Gli
interni offrono una fotografia, uno spaccato della vita che si svolgeva
nell’ultima fase di occupazione del monastero riconducibile al VI secolo. Abbiamo
trovato i piatti da cucina al loro posto; la buona conservazione dei reperti
dipende dalla sabbia: il deserto offre condizioni ottimali grazia all’assenza
di pioggia e di umidità”.
“L’oasi di Bahariya – ha
continuato Ghica – si trova nel mezzo del deserto, a una distanza di circa
370 km dalla capitale Il Cairo. La nostra missione ha avuto inizio nel 2009 con
una pausa nel 2013, imposta dagli eventi politici e dal pericolo terrorismo. In
questi ultimi sette anni siamo stati la prima equipe ad ottenere un permesso di
scavo in questa località”.
Cari amici, indubbiamente
una scoperta straordinaria, che fa maggior chiarezza sulle origini del
cristianesimo e sul suo tormentato cammino. La scoperta si rivela dunque molto
importante per lo studio del cristianesimo del primo periodo e del relativo
monachesimo in Egitto, un Paese dove le immense dune di sabbia sicuramente nascondono
ancora tanta antica storia!
A domani.
Mario
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