Oristano 27 dicembre 2022
Cari amici,
In Etiopia, terra antica dove
molti secoli fa si propagò la religione monoteista ebraico-cristiana, e dove il
monachesimo ebbe uno sviluppo importante fin dai primi secoli del
Cristianesimo, sono stati recentemente rinvenuti reperti importantissimi, legati
allo sviluppo del Cristianesimo. Il recente ritrovamento, in un remoto
monastero etiope, di una Bibbia che dagli studiosi è considerata la più antica
del mondo, lo dimostra inequivocabilmente.
Scoperta da un Ente
benefico britannico, si presume sia stata realizzata dal misterioso monaco Abba
Garima; questa Bibbia, ricca di illustrazioni dai colori ancora vividi, è in
pelle di capra ed è scritta in Ge’ez, la prima lingua etiope. Un vero e
proprio tesoro, dunque, ritrovato in un antico e remoto monastero della Chiesa
ortodossa collocato tra le montagne, lontano dai centri abitati. Un libro
preziosissimo, che risulta molto ben conservato e con le illustrazioni ancora
con colori rimasti vivi e nitidi, nonostante il passare del tempo. Questo
prezioso manoscritto sarebbe stato realizzato da Abba Garima, un monaco giunto
in quel Paese nel V secolo. La leggenda vuole che
questo monaco, un Sant’uomo, abbia copiato i vangeli in un solo giorno con
l’aiuto di Dio che, per consentirgli l’impresa avrebbe fermato il tramonto del
sole. Gli studiosi sono ora all’opera per controllare per filo e per segno lo
stato di questo libro, che appare in condizioni ottime, considerato il tempo
passato; ora il prezioso libro è stato messo in condizioni di essere preservato
nella maniera migliore, preso in carico dall’Ethiopian Heritage Fund che lo
considera un gioiello unico.
Il preziosissimo libro,
davvero un reperto unico, sarebbe stato ben custodito per secoli nel Monastero
di Garima, situato vicino ad Adwa, nel Nord dell’Etiopia, regione del Tigray, a
7.000 piedi di altezza. Gli studi già effettuati ritengono che questa Bibbia
sia un pezzo davvero straordinario, considerato addirittura il primo esempio di
rilegatura di un libro, con le pagine ancora attaccate. Un reperto, dunque, più
unico che raro, fortunatamente rinvenuto in ottime condizioni, considerato che
l’Etiopia subì delle invasioni da parte dei musulmani, oltre alla dominazione
italiana ed al fatto che il monastero, negli anni Trenta, fu anche devastato da
un incendio.
L’antica Bibbia risulta
composta da due volumi, risalenti entrambi alla stessa epoca, anche se opera di
scrittori diversi. In entrambi i volumi risultano presenti i quattro Vangeli e
molte illustrazioni. Della loro esistenza hanno parlato diversi viaggiatori del
passato che visitarono l’Etiopia negli anni ’50 del secolo scorso, ma allora l’opinione
era che essi risalissero massimo all’XI secolo. La sorpresa, invece, è arrivata
ora, dopo l’esame al carbonio che ha stabilito una data molto antecedente: tra
il 330 e il 650, che si sovrappone alla data di arrivo del misterioso monaco
Abba Garima in Etiopia. Si pensa, dunque, che il primo volume poteva già essere
passato nelle sue mani.
Cari amici, una scoperta
davvero eccezionale, quella della Bibbia rinvenuta nel monastero etiope, dove
certamente si celano molti altri tesori relativi ai primi secoli di vita del
Cristianesimo. La speranza è che ora, questi vangeli ritrovati, vengano
collocati in un apposito museo, dove questi preziosi libri possano essere
visionati dai visitatori, unitamente ai molti altri significativi reperti
rinvenuti in precedenza.
"L'Etiopia – come dice
Blair Priday dell'Ethiopian Heritage Fund - è stata trascurata come
fonte di questi documenti fantastici; molte di queste antiche reliquie
cristiane possono essere raggiunte solo facendo escursioni e salendo faticosamente
verso gli antichi, remoti monasteri, poiché le strade sono alquanto limitate in
queste regioni montuose”. Parlando poi dello stato del libro ritrovato, ha spiegato
che “le pagine erano state cucite insieme in modo rozzo, tanto che alcune pagine non giravano nemmeno. Stavano cadendo a pezzi”. “La
vera fortuna – continua ancora Blair Priday - è che i Vangeli, detti di Garima,
“sono stati tenuti all'asciutto, e questo ha contribuito a preservarli molto
bene per tutti questi anni; essendo stati custoditi al buio, i colori si sono
mantenuti freschi”.
Cari amici, il
ritrovamento di simili cimeli del nostro passato serve a mettere a fuoco la
nostra storia, spesso fatta di supposizioni e non di certezze; altro dato di
merito da menzionare è che gli esperti che hanno collaborato al recupero di
questa antica Bibbia l’hanno fatto a titolo gratuito: un apprezzabile modo per
contribuire a preservare e valorizzare il patrimonio culturale: in primis dell'Etiopia,
ma poi di tutto il mondo, perché la comprensione della nostra straordinaria
storia interessa ed appartiene a tutti noi.
A domani.
Mario
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