Oristano 21 maggio 2019
Cari amici,
L’indagine è seria e
credibile: nel 2017 uno studio effettuato da ISTAT E BANKITALIA ha evidenziato
che la ricchezza delle famiglie italiane è ulteriormente cresciuta, superando anche
quella delle famiglie tedesche. Le stime sono state diffuse di recente, ed
hanno anche evidenziato la tendenza degli italiani ad investire in particolare
sulle abitazioni, che costituiscono la metà del patrimonio globale. Altro dato
importante è che le famiglie italiane sono meno indebitate di quelle degli
altri Paesi, in particolare quelli facenti parte dell’Europa.
"Alla
fine del 2017 il valore della ricchezza pro capite delle famiglie italiane si è
collocato leggermente al di sopra di quello delle famiglie tedesche",
si legge nell’indagine; gli italiani, dunque, popolo di risparmiatori, tanto
che la ricchezza netta delle famiglie italiane è più alta anche di quella delle famiglie
francesi e inglesi. Nel 2017 “la
ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 8,4 volte il reddito
disponibile, misurato al lordo degli ammortamenti", ha rilevato ancora
l’indagine Istat-Bankitalia.
Il rapporto spiega anche
che, "Secondo i dati dell'Ocse
questo rapporto è più alto di quello relativo alle famiglie francesi, inglesi e
canadesi" anche se "nel
periodo il divario si è notevolmente ridotto. Il livello elevato di
quest'indicatore nel confronto internazionale è amplificato dal ristagno
ventennale dei redditi delle famiglie italiane". Situazione quest’ultima
che ha comportato anche un minore indebitamento bancario, risultato inferiore a
quello di altri Paesi.
I dati numerici scritti
nel rapporto, in relazione all’indebitamento, evidenziano che "Il totale delle passività delle
famiglie è stato pari a 926 miliardi di euro, un ammontare inferiore, in
rapporto al reddito, rispetto agli altri Paesi". Alla fine del 2017 “la ricchezza netta delle famiglie italiane
è stata pari a 9.743 miliardi di euro", mentre "tra fine 2016 e fine 2017 la ricchezza netta, valutata ai valori
correnti, è aumentata di 98 miliardi di euro (+1%), dopo aver registrato
riduzioni nel triennio precedente".
Un aumento, amici, che nel
dettaglio, come si legge nel rapporto, "riflette
l'aumento delle attività finanziarie pari a 156 miliardi di euro (+3,7%), che
ha ampiamente compensato la riduzione di 45 miliardi di euro (-0,7%) delle
attività reali, in diminuzione dal 2012, e l'aumento delle passività
finanziarie di 13 miliardi di euro (+1,4%)". Nel 2017 per l’Italia il
peso delle attività reali sulle attività complessive (59%) è risultato simile a
quello di Francia e Germania (attorno al 58%) e superiore a quello di Regno
Unito (47%), Canada (44%), Giappone (37% nel 2016) e Stati Uniti (33% nel
2016), confermando la rilevanza degli investimenti non finanziari, e
soprattutto immobiliari, del Paese.
Quanto alla tendenza
delle famiglie italiane a immobilizzare la ricchezza investendo molto sul
'mattone', tra il 2005 e il 2011 il peso delle abitazioni sul totale delle
attività è salito dal 47% al 54% per poi ridursi negli anni successivi sino al
49% nel 2017. La tendenza alla discesa dei prezzi sul mercato immobiliare
residenziale, in atto dal 2012, ha determinato una riduzione del valore medio
delle abitazioni e la conseguente contrazione del valore della ricchezza
abitativa. In cifre, "alla fine del
2017 le abitazioni costituivano circa la metà della ricchezza lorda delle
famiglie", ovvero, "le
abitazioni hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie
e, con un valore di 5.246 miliardi di euro, che hanno rappresentato la metà
della ricchezza lorda".
Cari amici, una
fotografia, quella fatta da Istat-Bankitalia, che porta anche l’uomo della strada
a fare oggi diverse riflessioni, tra l’altro non troppo positive. Se è pur vero
che da sempre gli italiani sono stati dei grandi risparmiatori, è anche vero
che questo “risparmio”, in particolare quello immobilizzato nel grande
patrimonio abitativo, è stato utilizzato dai vari governi che si sono succeduti
un po’ come un bancomat da cui attingere spesso a piene mani. Anche le notevoli
giacenze accantonate nelle varie forme di risparmio mobiliare (gli italiani non
sono molto portati verso gli investimenti per creare nuove aziende) sono state
in passato oggetto di “rapina” con dei prelevamenti forzosi, ovvero con l’imposizione
di una bella imposta patrimoniale.
Scusate se vi esterno le mie paure. Stante la situazione
attuale dei conti pubblici, io credo che questa ricchezza, faticosamente messa
da parte dagli italiani, autentiche formiche del risparmio, sia nuovamente in
pericolo. Cosa voglio dire? Semplicemente che vedo all’orizzonte il cielo coperto di pericolosi nuvoloni neri: che altro non sono che dei probabili “prelevamenti
forzosi”: uno è una bella patrimoniale sui depositi mobiliari, l’altro un
ulteriore aumento delle aliquote sulle seconde e terze case.
Pensate
che la mia preoccupazione sia fuori luogo, ovvero una follia? Ne
riparleremo, amici! Credo che il prossimo sarà un autunno molto caldo…
A domani.
Mario
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