Cari amici,
Che l’uomo da millenni
cerchi di raggiungere l’immortalità è cosa nota, perché la ricerca di una vita
senza fine, magari restando giovani e prestanti, è il sogno di tutti. L'immortalità è certamente impossibile, però almeno un surrogato dell’elisir di lunga vita a quanto pare, tuttavia, esiste davvero: sarebbe
contenuto in una pianta molto comune in Giappone che si chiama “Angelica keiskei (ashitaba in
giapponese)”, ovvero foglia del domani. Si, amici, questa pianta pare possieda la molecola
anti-invecchiamento, racchiusa proprio nelle sue foglie. L'Angelica è una pianta
coltivata nel paese del Sol levante da oltre duemila anni.
Appartenente alla
famiglia delle carote, quando viene masticata ha un vago sapore di sedano, e a quanto pare è molto
popolare presso la popolazione giapponese. Può essere consumare cotta, ma anche essiccata,
in quanto le sue foglie diventano un buon tè. L’angelica keiskei è molto usata
nella medicina tradizionale asiatica e la sua fama nel tempo ha raggiunto anche gli Stati
Uniti, dove la sua reputazione di superfood è da tempo molto nota.
Ora, a prescindere dai benefici apportati e conosciuti da secoli, un recente studio, portato avanti dall'Università austriaca di Gaz e già pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha scoperto che nelle foglie di questa pianta, è presente una particolare molecola in grado di rallentare l'invecchiamento.
Ora, a prescindere dai benefici apportati e conosciuti da secoli, un recente studio, portato avanti dall'Università austriaca di Gaz e già pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha scoperto che nelle foglie di questa pianta, è presente una particolare molecola in grado di rallentare l'invecchiamento.
Lo studio condotto dal
ricercatore Frank Madeo, ha rilevato che questa particolare molecola, testata su lieviti, vermi, moscerini e anche cellule umane, è in grado
di allungarne la vita. Sono le speciali
molecole antiossidanti contenute nelle foglie di questa pianta, dei particolari
flavonoidi, che sono risultati in grado di ridurre il declino cellulare associato all’età.
I ricercatori hanno preso in esame un gruppo specifico di flavonoidi estratti
dall’Angelica keiskei, estrapolandone uno in particolare, il
4,4'-dimetossicossone, risultato capace di agire sul processo ossidativo delle
cellule.
L’equipe diretta dal
professor Madeo ha scoperto che la molecola in questione attiva il meccanismo di
riciclaggio cellulare scoperto dal biologo giapponese Yoshinori Ohsumi, studio che
gli valse il Nobel per la medicina nel 2016. Questo meccanismo, chiamato autofagia, rimuove e degrada i
componenti cellulari danneggiati, come proteine e organelli, generando materia
prima per costruire nuove molecole. Il cattivo funzionamento di questo meccanismo
è all'origine sia di malattie molto diffuse, come infezioni, infiammazioni e
tumori, sia di disturbi legati all'invecchiamento, a causa dell'accumulo di
molecole tossiche nella cellula.
Nei test di laboratorio
la sostanza ha allungato la vita di lievito, vermi e moscerini della frutta di
circa il 20% e ha ridotto il declino cellulare associato all'età nelle cellule
umane in coltura. La molecola è stata sperimentata anche nei topi con problemi
al cuore, soggetti a riduzione del flusso sanguigno (ischemia miocardica
prolungata), e il trattamento ha avuto l'effetto di proteggere i tessuti. In un
secondo momento, l’osservazione approfondita dello studio ha interessato ulteriormente le
cellule umane in coltura, facendo evidenziare risultati altrettanto positivi.
Il risultato, secondo gli
autori, conferma il grande ruolo dell'autofagia nella protezione delle cellule
e rappresenta un primo passo nell'identificazione di terapie
anti-invecchiamento. Per meglio chiarire, l’autofagia è quel meccanismo
biologico deputato alla pulizia delle cellule. Lo studio condotto dai
ricercatori austriaci, ha evidenziato che il flavonoide estratto dall’Angelica
keiskei è capace di attivare un particolare meccanismo in grado di eliminare
dall’organismo, come detto prima, i vari scarti derivanti dalle proteine, dalla
degradazione delle cellule e tutta una serie di sostanze inutili.
Nell’organismo umano questo
processo di ricambio cellulare, è ben attivo in un organismo giovane, mentre diventa
meno preciso ed efficiente con il passare degli anni. Rallentamento che, con
uno scarso lavoro di pulizia, potrebbe innescare, secondo i ricercatori, l’insorgenza
di malattie degenerative come il cancro. Ecco allora che, nonostante vi sia la necessità
di ulteriori ricerche e approfondimenti, questa pianta appare, dagli studi effettuati,
in grado di ricreare nell’uomo il necessario e utile meccanismo di
ringiovanimento cellulare.
Cari amici, per ora per
rallentare l'invecchiamento e allungare la vita dobbiamo accontentarci di usare
uno stile di vita regolare e salutare, accompagnato sempre dalla necessaria
attività fisica. Alimentarsi parcamente, poi, è provato che aiuta non poco: i
benefici rinvenienti dall’essere spartani a tavola sono molteplici, e rimanere
in linea consente di mantenersi giovani, avere la pelle più elastica, più
energia e forza (anche sessuale), maggiore concentrazione e di conseguenza una
vita più lunga.
In Giappone, del resto,
come anche in Sardegna, vi sono le cosiddette "Blue Zones" (zone del
mondo in cui si riscontrano tassi altissimi di longevità), frutto proprio del
mangiare poco, tenersi attivi con il lavoro e vivere in Comunità prive del
grande stress delle metropoli.
Che dire, amici, questa scoperta apre davvero la strada a nuove speranze, anche se per ora dobbiamo accontententarci di fare una vita sana, parca e 'in movimento'!
Che dire, amici, questa scoperta apre davvero la strada a nuove speranze, anche se per ora dobbiamo accontententarci di fare una vita sana, parca e 'in movimento'!
A domani.
Mario
Ashitaba
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