Oristano
27 maggio 2019
Cari amici,
L’attesa è praticamente
giunta al termine: domenica 26 maggio le porte del Monastero di Via Lamarmora,
tristemente chiuso dal 2016, si sono nuovamente spalancate per annunciare la
lieta novella: dal 1 Giugno le suore di clausura "Serve del Signore e della Vergine di Matarà",
appartenenti alla famiglia religiosa del Verbo Incarnato, prenderanno
ufficialmente possesso della struttura monacale, andando a sostituire le
monache clarisse cappuccine che sino a qualche anno fa, animavano l’antica Comunità
di clausura.
Per dare modo alla città
di visitare il Monastero, luogo che poi ridiventerà riservato esclusivamente alle
suore di clausura, nel pomeriggio di domenica 26 maggio la struttura monastica,
luogo riservato di preghiera e dedizione
a Dio, è stata aperta al pubblico, che numeroso ha curiosamente voluto
conoscere l’antico fabbricato, edificata nel lontano 1739 dal facoltoso benefattore
oristanese, il nobile Pietro Ibba, che lo fondò per ospitare le sue due figlie
e altre giovani oristanesi che avevano espresso il desiderio di vestire l’abito
monacale.
La notizia della
riapertura del Monastero fu resa nota dall’Arcivescovo Mons. Sanna poco prima
di Pasqua, e fu accolta con grande entusiasmo dalla comunità oristanese, che
nel 2016 si era vista privata dell’attività e delle preghiere delle suore
Clarisse Cappuccine, ridotte ormai come numero al lumicino e soprattutto vecchie
e malate. Su questo argomento ho già avuto modo di dialogare con Voi su questo
blog il 20 aprile scorso, con il post che ho ora il piacere di riproporre per
chi non lo avesse ancora letto; ecco il link: http://amicomario.blogspot.com/2019/04/la-santa-pasqua-porta-ad-oristano-una.html.
Ora, espletate tutte le
formalità amministrative (l’immobile risulterebbe patrimonio dello Stato), le
nuove suore di clausura si sono potute trasferire nei locali rimessi in
pristino, e sabato 1° Giugno inizieranno ufficialmente ad Oristano la loro vita
monacale consacrata al Signore. Il monastero ha conservato nel tempo
numerose opere d’arte, tra le quali si segnala il simulacro in legno
intagliato e policromato che rappresenta la Vergine Nostra Signora di La Salette.
Pregevoli sono anche un dipinto con uno scorcio del XVIII secolo e la tela che
testimonia l’avvenuta donazione del nobile Pietro Ibba.
Le nuove ospiti, tutte
abbastanza giovani, rianimeranno finalmente una struttura che in passato ospitò
numerose fanciulle decise a dedicare la loro vita a Dio, figlie di famiglie della Comunità oristanese. Un monastero che
però oggi, in un’epoca di forte globalizzazione, è diventato cosmopolita, in
quanto le cinque monache professe sono arrivate ad Oristano da diversi Paesi: dal
Brasile, dall’Argentina, dall’Egitto e dall’Italia. La fede in Dio non ha confini!
La congregazione che ha
riaperto il Monastero, “Le serve del Signore e della Vergine di Matarà”, è nata
in Argentina nel 1984, fondata da un sacerdote argentino, Padre Carlos Miguel
Buela. L’ordine delle Serve del Signore è diviso in 2 rami: uno, che annovera le
sorelle di vita apostolica, che predicano all’esterno il Verbo di Dio, l’altro,
quello arrivato ad Oristano, che comprende le sorelle che hanno scelto di dedicarsi
alla vita contemplativa in clausura, trascorrendo la loro vita nel silenzio, nella preghiera,
in penitenza e in solitudine. Questo ramo oggi conta nel mondo quattordici
monasteri, a cui si aggiunge ora quello oristanese che sarà intitolato alla
Madonna di Bonaria e alla Beata Antonia Mesina.
Domenica scorsa le 5
sorelle, giunte da luoghi ben lontani da Oristano (sono la Superiora Madre
Armonia e le consorelle Maria Humilis Corde, Maria Trifuza, Serva Purissima e
Maria Noeva Eva), hanno accolto il pubblico con grandi sorrisi e occhi lucidi pieni della
gioia della fede, pronte a dedicare costanti preghiere
e la loro vita consacrata al Signore nella loro “nuova casa comune”; pregheranno il Signore per la Comunità oristanese, che si è dichiarata felice di ospitarle.
Sabato 1° Giugno, dopo la
Santa Messa celebrata alle ore 18 dall’Arcivescovo in Cattedrale, la Comunità diocesana
le accompagnerà, in modo processionale, dalla Cattedrale alla loro nuova
dimora, dove, in solitudine e definitivamente separate dal resto del mondo, inizieranno
la loro vita di clausura nella nostra città.
Vita diversa dalla nostra, amici, vita contemplativa, vissuta in silenzio e scandita da ritmi precisi: sveglia alle cinque, breve ritiro di raccoglimento nella propria cella e poi disbrigo delle necessarie faccende, sempre inframezzate dalla preghiera.
Vita diversa dalla nostra, amici, vita contemplativa, vissuta in silenzio e scandita da ritmi precisi: sveglia alle cinque, breve ritiro di raccoglimento nella propria cella e poi disbrigo delle necessarie faccende, sempre inframezzate dalla preghiera.
Cari amici, per noi
stressati dai ritmi della vita moderna, nella quale spesso Dio viene collocato all’ultimo
posto, tutto questo sembra difficile! Loro invece, che hanno scelto di essere
spose del Signore, sempre in rigoroso silenzio pregano costantemente per i
nostri peccati e per la nostra salvezza; per farlo non hanno bisogno di parlare
tra di loro: esse dialogano costantemente col Signore, e tra consorelle parlano
lo stretto necessario per un paio d’ore al giorno, durante il pranzo e la cena. Anche gli strumenti moderni oggi ammessi, come il
telefono, le mail e WhatsApp possono essere da loro usati, ma solo per dialoghi vocazionali e spirituali, per circa un’ora la
settimana.
Personalmente gioisco non poco per la riapertura di questo storico Monastero, e credo, amici, che dovremmo farlo tutti
noi, fedeli della Diocesi Arborense, ringraziando in modo
particolare Monsignor Sanna, che prima di lasciare il Suo Ministero Episcopale
nella nostra Arcidiocesi ci ha voluto fare anche questo regalo! Grazie Eccellenza, non la dimenticheremo!
A domani.
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