Oristano
22 maggio 2019
Cari amici,
è una bella e
interessante storia quella relativa alla piccola Chiesa de “La Maddalena” di Silì”, in auge nel periodo giudicale, ma con
buona certezza anche precedente al primo documento ufficiale che attesta
la presenza di questa chiesa nell’anno 1335. L’esistenza certa, in quell’anno,
di questo edificio di culto la si rileva in quanto presente all’interno del testamento del giudice d’Arborea Ugone II, documento nel quale quest’edificio, unitamente ad altri, è menzionato con
certezza. Anche nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado, in un registro
contenente delle cause civili (secoli XII-XIII), viene menzionata una villa
(come venivano allora definiti i piccoli agglomerati rurali) con una chiesa che
è risultata essere proprio quella in parola.
Quest’edificio religioso,
in quanto ubicato in posizione strategica, era considerato di grande interesse per il
Giudicato; basti pensare che nel 1368 il giudice Mariano IV, proprio nei
pressi di questa chiesetta, riuscì a respingere l’esercito della Corona
d’Aragona, diretto con intenzione ostile verso Oristano. Ciò dimostra che la villa di Silì aveva una sicura importanza militare-difensiva per Oristano, capitale del Giudicato.
Nel 1410, con la fine del
Giudicato e la nascita del Marchesato (assegnato a Leonardo Cubello,
discendente in linea diretta maschile dal giudice arborense Ugone II), i
rapporti con la Chiesa Arborense restarono saldi. Nel 1458 il Marchese Antonio
Cubello e l’Arcivescovo arborense Giacomo di Albareale interessarono il Papa
Pio II per insediare nel territorio oristanese un Convento dei Frati Minori
dell’Osservanza (Francescani). La scelta cadde proprio su Silì, dove appunto
esisteva già la Chiesa della Maddalena, a fianco alla quale sarebbe potuto
sorgere il convento.
Nel 1459 Papa Pio II
accordò al marchese di Oristano la fondazione del convento richiesto, che fu
edificato facendo corpo unico con la chiesa della Maddalena. Secondo gli
storici questo fu il primo convento dell’Osservanza in Sardegna. Data, però,
l’insalubrità della zona, paludosa e piena di zanzare, i pochi frati arrivati
si ammalarono di malaria e nel 1464 i religiosi si trasferirono temporaneamente
a Ollolai.
Fecero ritorno ad
Oristano nel 1490 (allontanandosi frettolosamente da Ollolai a causa di una faida scoppiata nel
paese barbaricino), insediandosi nuovamente nel convento di Silì. Vi rimasero
per secoli, senza ulteriori spostamenti. Storicamente la loro permanenza risulta
documentata fino al 1866, quando il convento e la chiesa passarono d’imperio
allo Stato, in seguito alla legge del 7 luglio 1866 che soppresse tutti gli
ordini religiosi e i loro beni furono incamerati e destinati alle
amministrazioni locali. Su questo complesso, come su molti altri che restarono
chiusi, scese la polvere dell’oblio. Chiesa e convento iniziano ad andare lentamente
in rovina, diventando luogo di rifugio di sbandati, delinquenti e anche ricovero
per il bestiame.
Ai primi del secolo
scorso il convento, maltrattato e in parte in rovina, venne riscattato dai
Padri Scolopi, che, dopo averlo rimesso in pristino, vi ubicarono alcune classi
del Liceo-Ginnasio. Durante la Seconda Guerra Mondiale la struttura fu occupata
militarmente, diventando un ‘presidio militare’ (ad ulteriore conferma
dell’importanza strategica del sito, che controllava un importante asse viario).
A guerra finita nel complesso de La Maddalena si alternarono utilizzi ed
abbandoni. Finalmente nel 1967, dopo un nuovo periodo ‘in disarmo’, il convento
tornò in mani religiose: venne assegnato, dopo una veloce sistemazione, alle Suore
della Redenzione, che tuttora lo detengono.
Cari amici, oggi la
chiesetta di Silì, che si trova tutto sommato in discrete condizioni, costituisce per gli
studiosi una struttura storica di buon livello, una eccellente testimonianza delle
strutture del periodo giudicale. Ripetutamente analizzata, la chiesa risulta già
menzionata negli studi di Vittorio Angius (1845), anche se la catalogazione
storico-artistica è quella di Dionigi Scano (1907), ripresa poi da Raffaello
Delogu (1953), e, in data più recente, da Roberto Coroneo (1993).
Al visitatore la chiesa si
presenta semplice e austera. A pianta con un'unica navata, è edificata in conci di
pietra calcarea e vulcanica di media pezzatura. La copertura è in legno, mentre
l'abside, a pianta quadrata, ha la volta a crociera a costoloni. La chiesa è
annessa al convento, per cui i corpi di fabbrica risultano addossati, cosa che
non consente la totale visione dell'esterno originario. Restano in vista la
facciata, il lato meridionale e l'abside, perfettamente orientata a Est.
Alla facciata si
addossano due robuste paraste angolari, che con le due lesene la tripartiscono.
Le lesene hanno una sezione semiesagonale e si innalzano fino agli archetti
pensili. Il portale architravato, con capitelli a motivi vegetali, è incassato
nello specchio centrale e sovrastato da arco di scarico centinato. In asse con
il portale si apre un oculo circolare modanato. Il frontone è segnato da una
cornice marcapiano e negli spioventi si dispongono archetti ogivali trilobati. Il
lato Sud risulta pesantemente restaurato.
Cari amici, la nostra
storia giudicale è davvero una grande storia, anche se, purtroppo, molti di noi, in
particolare i giovani, non la conoscono. Sono anche certo che l’intera storia
della Sardegna, a partire dalla civiltà nuragica, nonostante la chiara
dimostrazione della sua importanza, sia volutamente ignorata dai libri
ufficiali che formano gli studenti a scuola. Eppure le sue vicende socio-culturali,
alcune sotto certi aspetti straordinarie, andrebbero di diritto inserite nei
libri di scuola!
Inspiegabili e davvero incomprensibili le
ragioni di queste omissioni, ed è giusto battersi perché si provveda quanto
prima al loro inserimento! La nostra storia, quella del nostro passato, a
partire dalla civiltà nuragica, non è giusto che non sia nota nemmeno ai nostri ragazzi sardi, quando dovrebbe essere patrimonio dell'intera nazione italiana!
Eppure essa continua a restare nell’ombra, ignorata, quasi che essa non sia importante
al pari di quella delle altre regioni d’Italia!
Amici, sembra quasi che la luminosa storia della Sardegna possa insidiare quella raccontata ufficialmente nei libri di storia, per cui la nostra diventa
“storia tagliata”, esattamente come la nostra lingua, che nonostante tutto continua ad essere
una “lingua tagliata”!
A domani.
Mario
Dalla lingua tagliata alla Storia tagliata!
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