sabato, aprile 20, 2019

LA SANTA PASQUA PORTA AD ORISTANO UNA BELLA NOVITÀ: RIAPRE IL MONASTERO CHE PER SECOLI OSPITÒ LE MONACHE CAPPUCCINE, CHIUSO NEL 2016.


Oristano 20 aprile 2019
Cari amici,
ieri sera, mentre partecipavo con i Cavalieri del S.S. di Gerusalemme ai Riti della Settimana Santa, l’Arcivescovo ha comunicato una bella notizia: la riapertura del Monastero di Via Lamarmora. Erano, infatti, appena arrivate da Roma le suore della Congregazione “Le serve del Signore e della Vergine di Matarà”, che si sarebbero stabilite nei locali chiusi da anni.
L’Arcivescovo lo ha comunicato mentre lo accompagnavamo, partendo dall’Episcopio, alla Chiesa di San Martino per la partecipazione alla processione de “Su Jesus”; a fare strada con Lui erano 4 suore vestire in modo particolare: con dei teli azzurri sul capo e una sopra-veste sempre azzurra sopra l’abbigliamento grigio. Alla mia domanda se erano suore di una particolare Congregazione, magari presenti ad Oristano in occasione delle cerimonie pasquali, l’Arcivescovo ha risposto: “No, sono venute per stabilirsi ad Oristano e riaprire il Monastero delle Suore Cappuccine, chiuso nel 2016". Quanto all’Ordine di appartenenza, erano delle “Serve del Signore e della Vergine di Matarà”.
La notizia, in realtà, era di fatto attesa, in quanto certe voci di corridoio già mormoravano in tal senso e devo dirvi che personalmente mi ha riempito ilcuore di gioia. Tornando a casa, dopo la cerimonia, ho voluto approfondire la conoscenza di quest’Ordine di cui non avevo conoscenza. Ecco alcune notizie che ho raccolto e che potrebbero essere di interesse anche per Voi, amici lettori.
Le Serve del Signore e della Vergine di Matarà (S.S.V.M.M), appartengono all'Istituto fondato a San Rafael Mendoza (Argentina), nel 1988 da un sacerdote argentino, Padre Carlos Miguel Buela. Compito di queste suore (come è scritto nella Costituzione dell’Ordine) è l'evangelizzazione della Cultura, cioè cercare la gloria di Dio e la salvezza delle anime praticando, in special modo, le virtù che più ci avvicinano all'abnegazione di Cristo (Cost. 4) e l'inculturazione del Vangelo, cioè promulgare l'incarnazione del Verbo in ogni uomo, in ogni aspetto dell'uomo ed in tutte le sue manifestazioni, d'accordo agli insegnamenti del Magistero della Chiesa. (Cost. 5).
L’Ordine è diviso in due rami: il primo annovera le sorelle di vita apostolica; il centro vocazionale di queste suore del Verbo Incarnato è la preghiera. Ogni giorno partecipano alla messa, fanno un'ora di adorazione eucaristica, recitano le lodi, i vespri e la compieta, l'angelus e il rosario. Tutto il resto del tempo è dedicato alla predicazione della Parola di Dio. Il secondo ramo (quello a cui appartengono quelle arrivate a Oristano) comprende le sorelle che hanno scelto di dedicarsi alla vita contemplativa. Vivono in clausura, silenzio, preghiera, penitenza e solitudine. La loro giornata si divide tra la partecipazione alla messa, due ore di adorazione al Santissimo Sacramento, la recita di tutte le ore dell'ufficio divino, la preghiera dell'Angelus e del rosario.
L'Istituto conta globalmente nel mondo oltre 1.000 componenti. Le suore sono presenti in 82 case distribuite in vari paesi: Albania - Argentina - Brasile - Canada - Cile - Ecuador - Egitto - Spagna (Tenerife) - Stati Uniti - Olanda - Islanda - Italia - Giordania - Federazione Russa - Palestina - Papua Nuova Guinea - Perù - Taiwan (R.O.C.) - Tunisia - Ucraina- Tagikistan.
Il ramo contemplativo ha 8 monasteri presenti in Argentina, USA e Italia. Ogni monastero ha il compito di pregare per un'intenzione particolare: per la pace nel mondo (Argentina); per la conversione di tutti i popoli e la salvezza degli ebrei (USA), per i sacerdoti e l'unità dei cristiani (Italia). Ci sono anche due case, non ancora divenute monasteri, in Perù e in Brasile che pregano per la vita consacrata e per la difesa della vita.
Amici, credo la riapertura del Monastero di Via Lamarmora sia stato il regalo finale che l’Arcivescovo, prima di lasciare Oristano, ci abbia voluto donare; sarebbe stato un vero peccato se quel Monastero, tanto ricco di storia, fosse rimasto tristemente chiuso.  La chiusura del 2016 fu per la nostra città un colpo terribile! Vedere trasferita al ricordo del passato l’attività di preghiera delle suore, svolta in quel luogo per molto tempo, non è un fatto così semplice da accettare, seppure motivato dalla mancanza di vocazioni.
Si, amici, secoli di storia aleggiano sul Monastero delle "suore cappuccine", fondato nell'anno 1738, frutto della donazione fatta dal cittadino oristanese Pietro Ibba che mise a disposizione un locale sito in Via Lamarmora. L'altro Monastero, ben più antico è quello delle suore Clarisse, posto in Via S. Chiara; fu edificato sette secoli fa, nel 1343, quando il Giudice Pietro d’Arborea ricevette da papa Clemente VI la concessione “per grazia speciale” di edificare ad Oristano un Monastero per accogliere le suore di S. Chiara. Col passare dei secoli queste monache, Clarisse e Cappuccine, votate all’ordine di San Francesco e Santa Chiara, hanno vissuto nel silenzio della clausura la loro totale dedizione al Signore, rappresentando per Oristano e per i fedeli della Diocesi una grande struttura di fede e di preghiera.
Le nuove monache che in tempi brevissimi riapriranno il Monastero di Via Lamarmora (oggi perfettamente agibile in quanto restaurato poco tempo prima che venisse abbandonato), sono cinque, di cui 4 già arrivate e alloggiate provvisoriamente in Seminario. È con grande curiosità che le ho osservate mentre partecipavano prima in Cattedrale alla solenne celebrazione in “Coena Domini”, e successivamente alla processione de “Su Jesus” (in calce alcune foto fatte nella Chiesa di San Martino). Ho avuto modo di fare la loro prima conoscenza e di porre loro anche alcune domande, al termine della funzione religiosa; ho anche chiesto all’Arcivescovo di fare una prima foto con loro, cosa che Monsignor Sanna ha accettato con un sorriso.
Cari amici, faccio i miei migliori auguri alle nuove arrivate, nella certezza che il Signore le ha chiamate ad Oristano proprio in occasione della Santa Pasqua di Resurrezione, per far “risorgere” in città quella struttura abbandonata, che ora potrà rivivere, magari richiamando altre giovani alla vita consacrata. Il popolo cristiano di Oristano ha bisogno anche di loro. 
Un augurio speciale di “Buona e Santa Pasqua” a loro, al nostro Arcivescovo, ed a tutti Voi, amici che continuate ogni giorno a leggermi.
A domani.
Mario

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