venerdì, aprile 05, 2019

BREXIT: QUALI CONSEGUENZE COMPORTA PER LA SARDEGNA L’USCITA DELLA GRAN BRETAGNA DALL’EUROPA?


Oristano 5 Aprile 2019
Cari amici,
Con la BREXIT ormai dovremmo essere alle ultime battute; dopo un tira e molla che non ha fatto altro che innervosire sia gli inglesi contrari all’uscita che i responsabili dell’Unione Europea, una soluzione, seppure con un semplice rinvio, sarà credo trovata. Le preoccupazioni, in particolare di carattere commerciale e di circolazione delle persone, certamente non mancano, e l’Italia si trova a fare i conti con la numerosa presenza di nostri cittadini che lavorano o studiano nel Regno Unito e di molte aziende che esportano commercialmente, e che certamente si troveranno penalizzate dall’uscita degli Inglesi dall’Unione Europea.
Problematiche riguardano anche noi sardi,che di problemi ne abbiamo già in abbondanza! Il mercato sardo esporta verso il Regno Unito merci per circa 47 milioni di euro, costituite da prodotti che vanno dall’agroalimentare ai complementi d’arredo. La gran parte delle aziende esportatrici sono costituite da imprese artigiane, e Stefano Mameli, segretario di Confartigianato Sardegna, giustamente preoccupato, continua a rivolgersi agli imprenditori con il chiaro invito: “È necessario prepararsi a lavorare con un Paese extra UE”.  
La Brexit, insomma, sta per diventare un serio problema anche per le imprese sarde che vendono i prodotti oltremanica e che, nel primo semestre del 2018, hanno piazzato, come accennato, sul suolo inglese beni per quasi 50 milioni di euro, esportazioni cresciute, tra il 2017 e il 2018, del 62 per cento. “Seguiamo costantemente ciò che succede a Westminster ma più passa il tempo, più l’incertezza per chi esporta dalla nostra Isola verso il Regno Unito diventa palpabile - ha commentato di recente Stefano Mameli - ci auguriamo che si arrivi a una soluzione che non danneggi le aziende che in quella Nazione hanno trovato un mercato importante e florido”.
“Brexit o non Brexit, questo è il problema”, avrebbe sicuramente detto ai suoi tempi Shakespeare, quesito che oggi mette paura ai molti esportatori sardi che, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio per le MPI di Confartigianato, iniziano a pensare alle conseguenze di questa uscita dal mercato unico europeo.
Confartigianato imprese Sardegna, analizzando i dati sull’export delle MPI isolane nel Regno Unito relativi al 2018 (su fonte ISTAT), ha confermato che quello inglese è, per importanza, il 9° mercato di destinazione delle esportazioni manifatturiere della Sardegna. Circa i settori, i prodotti maggiormente esportati sono gli alimentari, seguiti dai prodotti in legno e metallo, pelletteria, abbigliamento e tessile, mobili e ceramiche. A livello provinciale, in testa c’è l’area del Sud Sardegna con 25,530 milioni di euro, seguita da Cagliari con 18,750, Sassari con 1,436, Oristano con 880mila euro e Nuoro con 189mila euro.
“Se l’uscita dell’Inghilterra dall’UE fosse confermata - ha continuato Mameli - il problema più importante che le nostre aziende dovrebbero immediatamente affrontare sarebbe quello relativo a ciò che attualmente, dal punto di vista tecnico, non può essere definito “esportazione” ma che potrebbe diventarlo improvvisamente, con la conseguente introduzione della normativa doganale europea. Si tratta, pertanto, di una svolta importante, in considerazione del numero di settori coinvolti e dei tempi ristrettissimi di applicazione; difficile pensare, infatti, che un cambiamento così radicale non determini un impatto negativo sulle quote di import/export con il Regno Unito, almeno nel breve periodo”.
Ad incidere negativamente, come ovvio, saranno le imposte (IVA e dazi doganali) e sicuramente un fastidioso aumento della burocrazia; tutte complicanze che finirebbero per comportare un maggior costo finale per l’acquirente inglese che potrebbe rinunciare all’acquisto o diminuirlo, cercando magari di rivolgersi ad altri fornitori. Ecco, dunque, la validità del monito lanciato da Mameli per prepararsi “al dopo”, invito che Confartigianato Sardegna ha inteso rivolgere agli imprenditori sardi in modo che inizino ad abituarsi a considerare il Regno Unito un “Paese terzo”.
Si, in realtà è un problema da non sottovalutare, che coinvolge in primo luogo l’Italia come nazione. Sara compito del nostro Paese cercare di negoziare le future condizioni e così garantire, con apposite misure legislative, la tutela dei diritti dei cittadini italiani che vivono nel Regno Unito e dei cittadini britannici che vivono in Italia. Inoltre dovrà essere garantita anche la tutela della stabilità finanziaria e della continuità operativa dei mercati e dei settori bancario, finanziario e assicurativo (sia localizzati in Italia, sia nel Regno Unito), anche al fine di evitare rischi di liquidità e in grado di garantire certezza nelle transazioni, oltre alla promozione di un’adeguata preparazione delle imprese nella gestione delle emergenze relative ad alcuni settori come, ad esempio, trasporti, dogane, sanità, agricoltura, ricerca e istruzione.
Cari amici, credo che quelle evidenziate da Confartigianato siano giuste preoccupazioni. “Il timore più grande è quello di tornare indietro di decenni, ha sottolineato Mameli, passando da una situazione di libera circolazione di merci e lavoratori ad una frattura profonda, fatta di chiusura dei mercati e ripristino di dazi e tariffe, sia da una parte che dall'altra. Come Associazione Imprenditoriale siamo fiduciosi che l’Italia e l'Europa saranno in grado di trovare le modalità necessarie per gestire e minimizzare le ricadute di quanto si potrà verificare”.
Lo speriamo tutti davvero, anche se non sarà facile, ipotizzando che tutto si risolva per il meglio.
A domani.
Mario


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