Oristano
11 Aprile 2019
Cari amici,
Pur conoscendo da tempo l’avvocato
Agostino Cadoni (l’amicizia con lui risale ai tempi della scuola), pur
ricordando che era uno studente particolarmente brillante, amante dei classici,
non immaginavo che, dopo il lungo tempo trascorso, Egli coltivasse ancora quell’amore
giovanile, intenso e profondo, verso i grandi filosofi del passato, in
particolare quelli cristiani, come Sant’Agostino d’Ippona, che ha donato al
mondo opere straordinarie, come il “De civitate Dei” e le “Confessioni".
Agostino Cadoni è un uomo
profondamente religioso, figlio del compianto dottor Antonio, recentemente
scomparso a quasi 106 anni, che ha continuato per tutta la vita a coltivare la passione giovanile verso i grandi
sapienti cristiani del passato. Lo dimostra anche questo studio recente, che ha
voluto condividere con il pubblico oristanese, illustrando in modo eccellente la grandezza
di Agostino d’Ippona, vissuto nella prima era cristiana (354-430). Per rendere
noto al pubblico questo grande Filosofo, Teologo, Antropologo e Sociologo del
passato, ha svolto una partecipata conferenza ad Oristano, presso l’Aroma Caffè
di Piazza Roma.
Ha intitolato la sua
relazione “LA STORIA NEL PENSIERO DI SANT’AGOSTINO”, nella quale ha riassunto
le tristi vicende che nel 410 portarono al sacco di Roma, un’invasione "barbara", che per
l’epoca fu un evento epocale. Roma era caduta in mano ai barbari dopo
otto secoli di invulnerabilità! Uno smacco vissuto come qualcosa di devastante, carico di
un valore simbolico terribile: sembrava ai più il preludio della caduta
definitiva di un mondo per tanto tempo dorato, arrivato allo sfacelo. Fu facile, allora, accusare il mondo
cristiano di essere il maggior colpevole della catastrofe, cosa che mise in serio
pericolo il cristianesimo.
Su questo terribile
momento vissuto da Roma, Agostino iniziò a scrivere le sue lucide considerazioni a partire dal
412, realizzando un’opera monumentale: “La città di Dio”. Una colossale opera
di teologia della storia, scritta in 15 anni, e composta da ben 22 volumi; la ciclopica
impresa fu portata a termine nel 427, 3 anni prima della sua morte, avvenuta nel
430, quando Roma era sotto l’assedio dei Vandali di Genserico.
Cari amici, è giusto però
che apprendiate il “Pensiero di Sant’Agostino”
direttamente dalle note redatte con perizia e dotta capacità da Agostino Cadoni,
che credo consideri Agostino d’Ippona il suo Santo protettore. Ecco la
relazione che Agostino Cadoni ha presentato al pubblico, riportata in tutta la sua interezza. Buona
lettura.
BREVE
SINTESI DELLA CONFERENZA SUL TEMA “LA STORIA NEL PENSIERO DI SANT’AGOSTINO.
1-
La data essenziale per lo svolgimento del pensiero di S. Agostino sulla storia
è il 410 d. C., l’anno in cui Roma fu messa a sacco da visigoti del re Alarico.
Gli storici moderni hanno ridimensionato la portata di quest’evento, perché gli
invasori si ritirarono dopo tre giorni, ma i cittadini dell’impero romano
rimasero sconvolti e i tanti nostalgici del mondo pagano ne addossarono la
colpa ai cristiani. I pagani argomentavano che gli antichi dei, che avevano
protetto e reso grande Roma, avessero abbandonato l’impero romano, divenuto
cristiano.
2-
S. Agostino rispose a queste accuse con la sua grande opera “De civitate Dei”,
la città di Dio, composta intermittentemente dal 412 al 427 d. C. in 22 libri. Nei
primi dieci libri Egli confutò tutte le argomentazioni storiche pagane,
utilizzando soprattutto gli scritti dello storico romano Sallustio e di
Cicerone, i quali avevano messo ben in evidenza le gravi crisi della Roma
repubblicana, nei secoli anteriori il cristianesimo. Sempre nei primi 10 libri,
contestò le varie argomentazioni dei filosofi pagani, stoici e neoplatonici. Nei
successivi dodici libri, S Agostino svolse la sua filosofia della storia o,
meglio, come ha rilevato l’illustre studioso francese Henri-Irénée Marron, la
sua teologia della storia, perché essa è fondata sulla Rivelazione, sull’Incarnazione
e la Resurrezione di Cristo, che le danno un senso.
3-
Secondo S. Agostino, come ha puntualizzato il filosofo tedesco Karl Löwith, la
storia del mondo è universale, perché diretta verso un unico fine da un unico
Dio. Il suo svolgimento è lineare, perché procede dalla Creazione alla fine dei
tempi, con la seconda venuta di Cristo: il fatto unico e irripetibile nella
storia è l’Incarnazione, che rinnova il miracolo della Creazione. Cristo è la
pietra angolare della Storia.
4-
Dall’inizio alla fine di questo processo, la Storia si sostanzia della
coesistenza e del conflitto di due immense Citta, la Città terrena e la Città
di Dio, fondate su due amori: l’amore di sé la città terrena e l’amore di Dio
la città di Dio. Sant’Agostino scrive che in questa vita terrena le due città
sono inestricabilmente mescolate come la zizzania e il grano buono della
parabola, che devono attendere il tempo della raccolta prima di essere
separati: le due Città alla fine dei tempi, il giorno dell’ultimo Giudizio
appariranno nella loro diversa identità e saranno separate.
Ancora
Karl Löwith ha sottolineato che per Sant’Agostino il divenire proprio della Storia,
che è universale, è la lotta tra la Città di Dio e la Città terrena.
Appartengono alla Città di Dio gli umili, coloro che fanno acquiescenza alla
Rivelazione e chiunque è interamente edito alla ricerca della verità e della
virtù. Appartengono alla Città terrena i superbi e coloro i cui pensieri,
azioni e speranze sono incentrati in sé stessi piuttosto che in Dio. Vi
appartengono pure quei filosofi, come il neoplatonico Porfirio, il quale
rifiuta, con superbia, di ammettere che la sua felicità possa venire da qualche
sorgente diversa da sé stesso e non è disposto ad affermare nulla che la sua
ragione sia incapace di dimostrare.
5-
Sant’Agostino insiste sempre sul fatto che la Storia, orientata da Dio che la
dirige e che arreca la salvezza, richiede, in ogni caso, l’opera della libertà
umana: per via della libertà umana c’è il tempo della natura ferita e c’è
quello della grazia, e i due sono destinati a compenetrarsi fino alla fine dei
tempi.
6-
Poiché gli eventi storici procedono con il loro miscuglio di successi e di
fallimenti, l’osservatore terreno deve umilmente riconoscere di essere in grado
di comprendere soltanto quella piccola parte dell’ordine fornito di senso, che
a Dio piace rivelarci.
7-
Nel libro XVIII del “De Civitate Dei” Sant’Agostino traccia un sommario di
storia universale, in cui descrive, anche in termini di sincronismo, l’evoluzione
delle due Città, a livello politico, religioso e culturale. La Città di Dio è
simboleggiata da Gerusalemme, la Città terrena, in epoca più antica, da
Babilonia e, successivamente, da Roma (seconda Babilonia).
8-
Circa le due grandi opere di Sant’Agostino, tra le “Confessioni” e “La Città di
Dio”, non c’è differenza di genere, perché la prima opera ha a cuore l’uomo
storico interiore, come ha notato il filosofo francese Jean Guitton, mentre l’altra
l’uomo storico inteso nella sua totalità, nella sua universalità; tanto l’uno
quanto l’altro uomo, tuttavia, si realizzano solo per il tramite di una
conversione, incessantemente ripresa, al fine di rispondere agli appelli del
Creatore.
Agostino
Cadoni
Amici, una relazione davvero interessante, che porta tutti ad una seria riflessione. Sant'Agostino fece riflettere l'uomo di ieri, ma certamente anche quello di oggi, che vive in un mondo più vicino a Babilonia che a Gerusalemme!
A domani, amici.
Mario
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