Oristano
22 Aprile 2019
Cari amici,
Come sostengono le leggi della fisica, ad ogni azione corrisponde sempre una reazione, uguale e contraria. Trasportando il concetto nelle battaglie commerciali, la
storia ha anche coniato il detto che “A la guerre comme a’
la guerre”, pari pari alla
guerra commerciale che vediamo in atto tra Stati Uniti e Cina. che avrà, secondo la
maggior parte degli analisti di politica estera, tutta una serie di ripercussioni sull’economia mondiale. Le notizie più recenti portano a pensare che, almeno in apparenza, tra gli USA di Trump
e la Cina di Xi Jinping si stiano avviando i primi negoziati, mentre la battaglia ha cambiato bersaglio: gli
strali americani colpiranno l’Europa, fortemente corteggiata ultimamente proprio dalla
Cina. Il Presidente cinese Xi Jinping, infatti, oltre l’Italia ha di recente visitato
le altre capitali europee, per concordare piani commerciali importanti, a
partire dalla ormai più che nota “Via della seta”.
È in questo braccio di
ferro di portata mondiale che l’Italia rischia, più delle altre nazioni, di fare la fine del ‘vaso di
coccio’ tra vasi d’acciaio. Trump infatti, ha già deciso di inasprire i dazi
doganali nei confronti dei Paesi Europei. Un Trump sicuramente preoccupato
delle nuove alleanze stipulate in Europa con il colosso asiatico, e, per questa
ragione, proprio l’Italia è messa a fuoco "in primo piano", come dimostra il pesante ammonimento ricevuto per la
firma posta sul protocollo della “Via della seta”, essendo risultata, prima fra le
nazioni europee, a sottoscrivere l'accordo commerciale che la lega alla Cina.
Secondo i ben informati sono
oltre un centinaio i prodotti europei che verranno colpiti dai dazi di Trump. Tra
questi vi sono molti simboli del Made in Italy, in primis formaggi e vini, e, per quel
che ci riguarda, il formaggio pecorino romano (prodotto in Sardegna). Il
mercato USA, non dimentichiamolo, assorbe il 60 per cento circa delle nostre
esportazioni (110 milioni di euro su un globale di 180), e al primo posto c’è
proprio il pecorino romano. Per quanto ai vini, invece, l’Italia è il primo
Paese fornitore di vini e spumanti, coprendo oltre un terzo del mercato
complessivo; in valore l’Italia è davanti alla Francia (28%). Il valore
complessivo delle esportazioni agroalimentari italiane negli Usa è pari a 4,2
miliardi di euro e rappresenta circa il 10% del totale delle esportazioni
nazionali.
Il problema, amici, credo
che sia davvero serio. L’elenco dei prodotti europei da colpire è lungo ben 14
pagine e contiene, come detto oltre cento prodotti che dalla prossima estate
potrebbero essere soggetti a dazi per un valore totale di ben 11 miliardi di
dollari. Nell’elenco, figurano elicotteri a uso civile provenienti da Spagna,
Regno Unito, Germania e/o Francia, ma anche moltissimi prodotti del settore
alimentare. Sono questi, in particolare, a far paura all’Italia. Nella lunga
lista redatta dall’agenzia del commercio Usa ci sono, oltre formaggi e vini,
pesce, burro, yogurt, olio di oliva, marmellate, liquori e olii essenziali,
prodotti in uno qualsiasi dei 28 Paesi membri dell’Unione Europea.
Giova ricordare che a
scatenare l’iniziale ira di Trump nei confronti dell’Europa fu la “questione”,
che ormai va avanti da più di dieci anni, relativa agli aiuti concessi dall’Unione
Europea al consorzio Airbus, rivale numero uno dell’azienda statunitense Boeing;
si proprio l’azienda attualmente nell’occhio del ciclone a causa della tragedia
accaduta il mese scorso in Etiopia. Prima di attivare l’applicazione dei dazi
prima richiamati, gli Stati Uniti dicono di attendere il pronunciamento del WTO,
che deve stimare il valore di quelle che vengono definite 'contromisure'
rispetto ai sussidi europei concessi a Airbus.
Cari amici, credo che noi
in Italia dobbiamo seriamente preoccuparci. La recente firma del protocollo del
nostro Presidente del Consiglio Conte col Presidente cinese Xi Jinping durante
la sua recente visita a Roma, con l’adesione formale alla “Via della seta”, sono convinto
che non ci avvantaggi. Per Washington quello firmato non è solo un accordo
economico, ma una scelta di campo, e gli USA non sono certo felici della scelta
da noi fatta.
Cari amici, in realtà, da
che mondo e mondo, nessun accordo stipulato tra nazioni rimane fine a sé stesso. Un accordo, per
esempio commerciale come quello di cui stiamo parlando, porta con sé anche
implicanze geopolitiche e una scelta di campo, una collocazione chiara nello
scacchiere internazionale. Gli USA, in realtà, non hanno mai “ben visto” un’Europa-nazione,
in quanto una volta che lo fosse diventata, sarebbe stato il maggior competitor
internazionale, superiore anche alla loro forza, in quanto gli USA continuano a
considerarsi i più grandi, con anche la funzione aggiuntiva di gendarme del mondo. È per lo stesso
motivo che è nata la frizione con la Cina, che negli ultimi anni è cresciuta
enormemente, mettendo in pericolo la pluriennale forza statunitense.
Ecco, amici, tutto questo
mi preoccupa non poco; da sardo, poi, vedo già vanificata la lotta dei pastori per
il prezzo del latte, appena finita! Si, perché con questi chiari di luna, la sopravvivenza
della nostra pastorizia, senza modifiche sostanziali, è destinata ad andare presto a
ramengo.
A domani.
Mario
Per Solinas un'altra bella gatta da pelare...
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