Oristano 17 novembre 2023
Cari amici,
Con oltre 100 miliardi di
neuroni, il cervello dell'uomo è l'organo più sconosciuto e difficile da
capire. Il nostro cervello è uno straordinario computer in perenne cambiamento,
anche quando sembra stare fermo: nuovi neuroni e nuove sinapsi nascono, mentre per
altre avviene l'eliminazione. Il cervello è in continua crescita, solo in parte come dimensioni, ma di certo soprattutto in evoluzione; in alcuni momenti più
di altri, ma il cambiamento nel nostro cervello è costante.
Si, amici, mentre il
resto del corpo raggiunge la piena maturità fisica trai 25 e i 30 anni, fermando la sua evoluzione,
il cervello non la cessa, continuando a modificarsi anche oltre il 70° anni di età. A prescindere dalla naturale riduzione delle cellule nervose, che diminuiscono con l'avanzare dell’età, lo sviluppo del
cervello avviene diversamente dal resto del corpo, che al termine della fase giovanile "crescente" poi si ferma; il cervello continua a evolversi nel tempo, in quanto le sue parti raggiungono il
picco di maturazione ad età diverse, età nelle quali alcuni processi decadono
mentre alcuni non solo si si mantengono ad un certo livello per diversi anni o
decenni, ma addirittura possono anche migliorare sino alla soglia dei 70 anni.
Il cervello, dunque, è una parte straordinaria del nostro corpo alquanto complessa, che ci dimostra in
modo alquanto evidente che l’intelligenza risiede in un organo con capacità e
funzioni molto differenti dalle altre parti del corpo, in quanto resta in costante
evoluzione! Come accennavo prima, mentre l’arco temporale dello sviluppo fisico
è breve e si ferma sui 25/30 anni, per il cervello non è così, in quanto quest’organo
non smette mai di evolversi, di imparare, di crescere; amici, ironicamente possiamo dire che la sua
«adolescenza» non è breve, ma è molto più lunga rispetto al resto del corpo.
La ricerca scientifica,
che mai si è fermata, in particolare negli ultimi anni, ha scoperto che nella
specie umana per arrivare ad avere un «cervello adulto» sono necessari molti
più anni, rispetto agli altri mammiferi. Alcune ricerche recenti, effettuate su
animali alquanto vicini alla specie umana, dimostrano che in alcune
aree cerebrali dell’uomo si possono formare nuovi neuroni perfino superati i
70 anni! Certezze assolute su questo nuova nascita di neuroni non ce ne sono ancora, ma se pure così non fosse, di sicuro il cervello può continuare a «crescere», aggiungendo nozioni e conoscenza,
finché restiamo in vita.
A dare maggiori certezze su
questa prospettiva sulle diverse età apprendimento di un cervello e a “datarne”
le principali, oggi disponiamo di un importante studio, pubblicato su Psychological Science e
firmato dal MIT, il Massachusetts Institute of Technology, e dal
Massachusetts General Hospital (MGH). Non che prima non si sospettasse l'esistenza di una
diversa evoluzione delle aree cerebrali, ma si distingueva tra “intelligenza
fluida”, pronta, flessibile, adatta alla matematica, per esempio quella dei giovani, e una “intelligenza cristallizzata”, ricca di nozioni, di esperienza, di ampiezza di
vocabolario, come per esempio quella degli anziani. Una distinzione ampiamente ora rielaborata dalla ricerca del MIT, condotta su un grande numero di
persone da 10 a 89 anni.
Come ha voluto commentare l'esito di questa ricerca il professor Stefano Cappa, docente di Neuroscienze alla
Scuola superiore IUSS di Pavia, «L’aspetto interessante è che non è vero
che tutta l’intelligenza fluida declina con l’età, almeno fino a un certo
livello; il concetto di base che emerge da questa ricerca è che alcune aree
sono particolarmente sensibili all’invecchiamento, altre più resistenti ed
altre ancora che continuano a maturare. La buona notizia è che ne esce rafforzata l’importanza dei processi di apprendimento proprio nell’adulto».
Proprio in favore degli anziani che continuano tenersi aggiornati,
il professor Stefano Cappa ha voluto sottolineare l’esistenza e l’importanza
di una “riserva cognitiva”: «Anche se il processo di perdita neuronale è inevitabile, risulta maggiore l'importanza della riserva cognitiva; l’aver molto studiato,
letto, l'avere continuato ad aggiornarsi e ad avere una vivace vita sociale, accumulando ulteriori esperienze, crea un più alto margine di difesa dal processo di decadenza. E forse è proprio questa ulteriore “riserva cognitiva”, che
protegge l’anziano non solo dal decadimento cognitivo, ma anche da quello fisico, come le malattie».
Cari amici, concordo perfettamente
con quanto affermato dal professor Cappa. Posso dire, per mia esperienza
personale, che l’aver studiato, letto, continuato il processo di acculturamento e conoscenza
anche dopo una certa età, mi ha giovato sensibilmente ad evitare o almeno rallentare il normale decadimento cognitivo. Io, dopo aver chiuso l’esperienza lavorativa (avevo 57 anni, ora ne ho
78) sono tornato all’Università, conseguendo in poco più di 8 anni 3 lauree (una
in Comunicazione, una in Giornalismo e una in Politiche Pubbliche e Governance).
Sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, collaboro con giornali, ho scritto
dieci libri (più uno in corso di stampa) e opero su questo blog dove scrivo
tutti i giorni. Credo e spero, quindi, di continuare a percorrere questa strada, operando per mantenere ancora a lungo quella “riserva
cognitiva” di cui parliamo.
A domani.
Mario
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