Oristano
13 Settembre 2018
Cari amici,
Il post di oggi l’ho
voluto dedicare ad un sardo cocciuto, tanto amante della sua Sardegna da non aver
paura di intentare una causa che all’inizio poteva apparire solo temeraria: portare
in Tribunale un gruppo economico finanziario di rilevanza mondiale, come quello
dei Benetton-Caltagirone. Quest’uomo si chiama Ovidio Marras, una testarda quercia forgiata dal vento salso del
mare e dal duro lavoro della campagna che, seppure non più giovane (ha 88 anni),
non ha avuto paura di lottare senza timore contro chi, secondo lui, voleva
speculare senza rispettare le regole, trasformando la “sua” Sardegna in un
luogo per ricchi goderecci, come già avvenuto in Costa Smeralda.
Questa storia ha inizio
poco prima del 2010 nella zona di Capo Malfatano, in Comune di Teulada, sulla costa
sud occidentale della Sardegna. Un territorio ed un mare che possono essere
considerati un vero paradiso naturale, con le acque limpide colorate di un
azzurro meraviglioso e una bellissima spiaggia che si raggiunge attraversando gli
antichi stradelli ricavati nella macchia mediterranea che inebria i passanti coi profumi del cisto, del lentisco e del mirto, aromi che accarezzano dolcemente le
narici. Proprio in questo paradiso, posto a poco più di 300 metri dal mare,
ha dimora agreste dove svolge la sua attività di pastore di pecore e capre, Ovidio Marras e prima di
lui i suoi avi, che vi hanno lavorato da generazioni.
La costiera di Capo
Malfatano, come è ormai noto anche fuori dalla Sardegna, è un luogo davvero magico,
con ripide scogliere, calette nascoste (vero regno delle privacy) e spiagge di
sabbia bianchissima, che i turisti che la frequentano amano in modo
particolare, apprezzando sempre di più la lunga estate sarda. Nel resto dell’anno,
attorno a quel mare incantato, gli abitanti continuano a svolgere la loro abituale
attività agro pastorale, beandosi di quella serenità e di quella pace che solo
la tranquilla vita agreste è in grado di offrire.
È in questo luogo
paradisiaco che Ovidio Marras ha trascorso una vita intera, allevando generazioni di
pecore e capre della famiglia, conducendole giornalmente ai pascoli d’altura e riportandole
poi ogni sera al ricovero per la notte, posto vicino all’abitazione (in sardo “su
furriatroxu”). Sia per condurre il bestiame al pascolo che per scendere al mare
Ovidio si è sempre servito di un antico stradello che si snodava
nella profumata macchia arrivando dolcemente fino alla bella spiaggia di sabbia
bianchissima. Poi un bel giorno successe il finimondo, ed è proprio da qui
che inizia la battaglia.
Questa meravigliosa
zona marina era entrata prepotentemente nelle mire e negli interessi di grossi
gruppi finanziari e immobiliari, che, visto l'incanto dei luoghi, ipotizzano di costruirci sopra un grande Resort da 500 posti letto. Detto
fatto. Viene costituita una società ad hoc per costruire il grande complesso, la
SITAS, società che fa capo a costruttori d’alto bordo come Gaetano Caltagirone,
Claudio Toti e Benetton, che presenta le carte per realizzare un importante complesso turistico
posto fra Tuerredda e Capo Malfatano; l'operazione è fortemente contestata dagli
ambientalisti, mentre invece è gradita e accolta dall’Amministrazione comunale di Teulada.
L’operazione inizia con
l’acquisizione dei terreni posti intorno a quelli dei Marras. Arrivati a lui,
però, arriva un assoluto diniego alla vendita. E' un ostacolo imprevisto: Ovidio non ha nessuna intenzione di
vendere, a nessun prezzo, rifiutando anche offerte milionarie. La Società, però, non intende arrendersi: è decisa a realizzare il progetto e per questo ha almeno necessità di utilizzare una “proprietà
comune”: lo storico stradello di cui si serviva Ovidio e in precedenza i suoi
avi. In realtà il progetto è mastodontico, faraonico: una colata di 150 mila metri cubi
di cemento costituito da alberghi, ville, centri benessere e parcheggi. Impossibile
rinunciare per la testarda caparbietà di un pastore!
La società, forte del gradimento a costruire espresso dal Comune di Teulada, e
sicuramente confortata da altre amicizie importanti, seppure priva dell’autorizzazione
del Marras, cancella a colpi di ruspa lo stradello costruendovi sopra una parte
del complesso. L’accesso all’azienda di Ovidio e il passaggio al mare vengono
garantiti da un nuovo sentiero, costruito però molto diverso dal primo, una nuova realtà che Ovidio contesta
in tutti i modi. Deciso a non subire passivamente, Ovidio nel 2010 cita in giudizio la SITAS; la causa civile intentata appare temeraria, si combatte contro un avversario che vanta illustri principi del foro. Il lungo braccio di ferro tra i contendenti attraversa tutti i gradi di giudizio, arrivando infine in Cassazione.
Ebbene, sono trascorsi ben 8
anni, ma la lunga battaglia avviata da Ovidio, alla fine ha dato a Ovidio i suoi frutti.
A nulla sono valse le argomentazioni della società, che opponeva l’interesse
superiore dei lavori a quello del mantenimento dei luoghi: i giudici alla fine
hanno accolto le ragioni del pastore-temerario che aveva osato sfidare il
colosso, imponendo la demolizione del manufatto e di tutto quanto poteva trovarsi
sul tracciato originario, compresi cancelli e recinzioni. Una vittoria che appariva impossibile era invece arrivata!
A dare manforte a Ovidio anche Italia Nostra, che, aveva sempre contestato la legittimità delle autorizzazioni regionali, concesse in virtù di uno “spacchettamento” fittizio del progetto, tale da aggirare l’autorizzazione d’impatto ambientale, più che mai necessaria in una zona tutelata dalle norme paesaggistiche regionali varate nel 2006 dalla giunta Soru.
A dare manforte a Ovidio anche Italia Nostra, che, aveva sempre contestato la legittimità delle autorizzazioni regionali, concesse in virtù di uno “spacchettamento” fittizio del progetto, tale da aggirare l’autorizzazione d’impatto ambientale, più che mai necessaria in una zona tutelata dalle norme paesaggistiche regionali varate nel 2006 dalla giunta Soru.
Si, amici, la parola fine l’ha
scritta di recente la Cassazione, che ha confermato le decisioni prese nel 2016
contro il ricorso presentato dalla SITAS. Ora, con la dichiarazione di
fallimento del 18 Agosto scorso, l’odissea sembrerebbe davvero finita: si attende il ripristino dei luoghi.
Ma sarà davvero così? “Purtroppo non si può ancora cantare vittoria”, spiega Maria Paola Morittu, vicepresidente nazionale di Italia Nostra, oltre che promotrice della causa che ha portato alla dichiarazione di illegittimità in tutti i gradi di giudizio del vecchio progetto SITAS.
Ma sarà davvero così? “Purtroppo non si può ancora cantare vittoria”, spiega Maria Paola Morittu, vicepresidente nazionale di Italia Nostra, oltre che promotrice della causa che ha portato alla dichiarazione di illegittimità in tutti i gradi di giudizio del vecchio progetto SITAS.
In teoria tutto
potrebbe ancora succedere. Come molti di Voi sanno è in corso di approvazione in
Consiglio Regionale la modifica all’attuale legge urbanistica. “Se si ripescasse il contestatissimo
articolo 43, stralciato a Luglio dall’esame della nuova legge, verrebbero
legittimate deroghe specifiche al Piano
Paesaggistico regionale nel caso di grandi
progetti di rilevanza economico-sociale, da valutare caso per caso. Un
vulnus che riaprirebbe le porte ai grandi speculatori immobiliari nell’isola e
su cui noi ambientalisti abbiamo subito lanciato l’allarme. Finché il testo
definitivo non verrà esitato dal Consiglio Regionale non bisogna abbassare la
guardia”, ha concluso amaramente Paola Morittu.
Insomma, amici, gli
speculatori sono sempre duri a morire…
A domani.
Mario
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