Oristano
17 Settembre 2018
Cari amici,
Secondo uno studio
condotto dalle Università britanniche di Cardiff, Southampton e St Andrews e
dall’Università della California, la crescente massa di emissioni di biossido
di carbonio (CO2), sta creando nell’enorme volume d’acqua degli oceani
un’acidificazione senza precedenti recenti, ricreando le condizioni di 14
milioni di anni fa. Le ricerche effettuate dall’Università di Cardiff, nel
confermare che il processo di acidificazione degli oceani è causato
dall’assorbimento, da parte dell’acqua di mare, della CO2 emessa
nell’atmosfera, hanno ottenuto, come risultato, un’acqua più acida con un ph
più basso.Situazione di un certo pericolo.
La grande e perdurante
industrializzazione presente nel mondo crea, come sappiamo, una grande massa di
CO2 (rilasciata dalla combustione di carbone, petrolio e gas) che si dissolve in
gran parte nelle masse d’acqua oceaniche. Dall’inizio dell’era industriale,
l’oceano ha assorbito circa 525 miliardi di tonnellate di CO2, equivalenti a
circa 22 milioni di tonnellate al giorno. Il rapido afflusso di CO2 negli
oceani sta continuando in modo pericoloso a minacciare seriamente la vita
marina, in particolare quella della fauna provvista di guscio, che a contatto con
l’acqua troppo acida si sfalda e si dissolve.
In condizioni normali (senza
pericolosi effetti collaterali) gli oceani possono assorbire senza creare scompensi circa il 30%
delle emissioni di CO2 che attualmente vengono rilasciate nell’atmosfera, per
cui il surplus appare di non poco conto. L’assorbimento in eccesso della CO2 da parte
delle acque oceaniche comporta tutta una serie di reazioni
chimiche, per cui quando la quantità è molto elevata, avviene un considerevole
aumento della concentrazione degli ioni idrogeno. Questo processo non fa altro
che aumentare l’acidità dell’acqua di mare, mentre la concentrazione degli ioni
di carbonato diminuisce.
Si, amici, il pericolo è serio,
perché sono proprio questi ioni di carbonato di calcio la base per la
formazione delle conchiglie e degli “scheletri” del corallo, e, di
conseguenza, lo scompenso crea una certa difficoltà nella costruzione sia delle
conchiglie che degli esoscheletri di alcuni crostacei. Insomma, una pericolosa alterazione
dell’habitat naturale, il cui sconvolgimento comporta serie modifiche nei
comportamenti di alcune specie marine, che si concretizzano in un pericoloso rompersi
della catena naturale esistente tra le varie specie. Di rimbalzo, a livello
alimentare umano, considerato che molte economie dipendono dal pesce e dai
crostacei, il pericolo appare di enorme gravità.
Nell’interessante
studio, pubblicato sulla rivista Earth
and Planetary Science Letters, i ricercatori sono riusciti a ricostruire i
livelli di acidità oceanica e di CO2 dispersa nell’atmosfera degli ultimi 22
milioni di anni. Ciò è stato possibile studiando i fossili di minuscole
creature marine che un tempo vivevano vicino alla superficie dell’oceano;
analizzando quindi la particolare chimica dei loro gusci, si è potuta
monitorare l’acidità dell’acqua di mare vigente nel periodo in cui vivevano.
Con questo sistema si sono potuti confrontare gli attuali livelli di
concentrazione di CO2 presenti in atmosfera e nell’acqua degli oceani,
arrivando alla conclusione che lo status attuale corrisponde a quello del
nostro pianeta nel Miocene, ovvero 14 milioni di anni fa.
Le conseguenze negative
dell'acidificazione delle acque sull'ecosistema marino sono davvero molteplici.
A farne le spese, ad esempio, sono le barriere coralline la cui sopravvivenza è
già messa a rischio dal fenomeno dello sbiancamento che ne certifica la morte.
Le barriere coralline sono l'habitat di almeno un quarto di tutte le specie
marine note. L'aumento dell’acidità delle acque, rendendo più difficile la
costruzione dello scheletro di queste piante, causa il rallentamento della loro
crescita, rompendo pericolosamente gli equilibri dell'ecosistema. Continuando
di questo passo, nel 2100 la CO2 atmosferica arriverebbe a 930 parti per
milione, e il ph degli oceani inferiore a 7,8 rispetto a circa 8,1 di oggi.
Cari amici, su questo
blog ho scritto tante volte sulla violenza che l’uomo esercita nei confronti del
nostro pianeta, spesso per puro egoismo, che tra l’altro non intende diminuire.
Nonostante la scienza dimostri che così non si può più andare avanti, in quanto
questo comportamento sta togliendo il futuro alle generazioni successive alla
nostra, si vuole continuare imperterriti a seguire la vecchia strada. Gli
stessi Stati Uniti, guidati dal Presidente Trump, sono un esempio eclatante: vorrebbero
riaprire le miniere chiuse e continuare così a produrre quantità impossibili di
CO2.
Quale, dunque, il
futuro del mondo per le nuove generazioni, già massacrate anche dal punto di
vista lavorativo ed economico? Dovremmo pensarci seriamente!
A domani.
Mario
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