sabato, aprile 16, 2016

L’IMPIETOSA ESTINZIONE DEI PAESI E DEGLI ABITANTI DELLA SARDEGNA. NEL 2080 I SARDI SARANNO POCO PIU' DI UN MILIONE! UN DRAMMA CHE SI CONSUMA SENZA REAGIRE.



Oristano 16 Aprile 2016
Cari amici,
ho già avuto modo di trattare l’argomento spopolamento della Sardegna su questo blog (ecco una delle precedenti riflessioni:  http://amicomario.blogspot.it/2014/01/la-sardegna-e-il-suo-futuro-unisola.html ), ma, anche se il tempo passa e se ne parla, nulla cambia, come se il fatto non importasse a nessuno. Eppure una soluzione per evitare, o almeno frenare, l’inesorabile spopolamento della nostra Isola, sarà necessario trovarla, altrimenti sarà la fine, il deserto!
Le recenti proiezioni statistiche dell’Eurostat sono impietose: la Sardegna nel 2080 avrà 600 mila persone in meno, toccando a malapena il milione di abitanti. Questi drammatici dati evidenziano che nei prossimi decenni l’Isola è destinata a subire un inesorabile spopolamento, con la cancellazione di numerosi piccoli centri e l’accentramento della popolazione rimanente nelle grandi città. Una delle cose che mi ha meravigliato di più e allo stesso tempo sconcertato è che la Sardegna avrà meno abitanti sia di Cipro che delle Baleari! Incredibile, se si pensa che le Isole Baleari possiedono una superficie territoriale che supera di poco i 5.000 kmq, circa 1/5 della superficie della Sardegna!
Incredibile ma vero! Nelle isole Baleari attualmente gli abitanti sono poco più di un milione, mentre Cipro ne conta circa 800 mila. Per queste due isole le previsioni Eurostat sono ben diverse dalle nostre: per le Baleari, una crescita fino a 1 milione seicentomila abitanti, per Cipro, un aumento ad 1 milione duecentomila, con un incremento della popolazione del 44%, mentre per la Sardegna è previsto un calo calcolato intorno al 34%! Se il raffronto apparisse disomogeneo, per la diversa collocazione dei luoghi, riproviamo facendo il confronto con la vicina Corsica. In quest’isola tanto vicina e simile alla nostra, sempre secondo Eurostat, il trend di crescita prevede un aumento del 50% degli abitanti!
Questa diversità incredibile tra noi e la Corsica, l’isola gemella, è avvalorata da una serie di fattori che, insieme, vi hanno contribuito. Uno di questi è il tasso di natalità (in Corsica è il 9,4% contro il nostro del 7,1), oltre alle diverse e più efficaci politiche di favore messe in atto dallo Stato francese. Secondo Francesco Sanna, Direttore del SEO, l’Osservatorio Socio Economico che ha elaborato le proiezioni Eurostat, “il caso della Corsica è comunque molto complesso, ma il confronto con le altre isole del mediterraneo rivela che l’insularità non equivale per forza allo spopolamento”.
Sardegna, dunque, in controtendenza rispetto alle altre realtà simili: un forte calo di popolazione, contro un considerevole aumento nelle altre regioni insulari del Mediterraneo e dell’Europa. L’Unione Europea, pensate, tornando al confronto tra Sardegna e Corsica, nello Studio sull’invecchiamento attivo dell’Unione, ha incluso la Corsica nel Gruppo 3 (regioni caratterizzate da una popolazione crescente e da una crescita economica a livelli di innovazione deboli o moderati), mentre la Sardegna è stata inclusa nel Gruppo 6 (popolazione in calo e sviluppo economico debole).
Un vero e proprio disastro il nostro, che noi sardi possiamo toccare con mano tutti i giorni. Non vi è mese o anno in cui nei piccoli centri i pochi servizi esistenti non vengano ulteriormente ridotti. Scompaiono le scuole (nascono pochi bambini) chiudono gli sportelli bancari e gli uffici postali, a malapena sopravvive qualche bar o negozietto di generi alimentari. Ad andare via da paesi praticamente moribondi sono soprattutto i giovani: oltre 7.000 all’anno, età media 33 anni, il 75% con una laurea o un diploma in tasca.
Vanno a studiare, a cercare lavoro, o comunque a fare esperienze fuori, cercando di uscire da un “nulla” che li avvilisce, provando ad invertire una rotta sicuramente sbagliata, perché sono bravi, capaci è giusto che ci provino. Lasciano l’Isola e, anche se andando via la guardano con nostalgia, tornare indietro non fa parte dei loro piani, perché non vi troverebbero convenienza. "Mancano gli incentivi a far sì che i cervelli fuggiti invertano la rotta", spiegano gli esperti. "Tanti ragazzi che hanno fatto il master and back sono rimasti fuori, hanno trovato subito un’opportunità professionale, uno stipendio adeguato al livello d’istruzione, agevolazioni per l’alloggio. Se dovessero rimpatriare, purtroppo, non avrebbero le stesse condizioni".
Come ho già avuto modo di evidenziale nelle altre mie riflessioni sull’argomento, sono almeno 30 i paesi sardi vicini all’estinzione nei prossimi anni.
Semestene, 160 anime, potrebbe essere il primo a scomparire dalla carta geografica: tra appena dieci anni. Poi toccherà a Monteleone Rocca Doria, a Padria, Giave, Armungia e Ballao, queste le previsioni. L’elenco, però è ben più lungo, questi sono solo i primi, tra gli ipotizzati 30 e più Comuni in odore di estinzione, fotografati da un dossier della Regione, che trova conferme nei bollettini dell'Istat.
Che dire, cari amici? Non vi sono parole per esternare l’amarezza che ne deriva. La Sardegna, come molti sanno, ha un potenziale inutilizzato non indifferente: Storia, Turismo, Archeologia, Ambiente incontaminato, Mare fra i migliori al mondo, eppure non riesce a mantenere dignitosamente una popolazione già scarsa e che andrà sicuramente a ridursi ancora. Ci vorrà forse un miracolo, oppure la lampada di Aladino per creare un’inversione di tendenza? 


Se quello che pagano oggi i sardi è un prezzo troppo alto, non sarà per caso colpa della millenaria sudditanza in cui continuiamo a trovarci, subendola senza reagire? Se la continuità territoriale è solo una chimera, se la vocazione e la volontà dei sardi continua ad essere beatamente ignorata (vedi servitù militari, trivelle, zona franca, e a breve pattumiera nucleare) non sarà il caso (come di recente hanno fatto i nostri fratelli corsi) di alzare di un bel po’ il tono della voce e sbattere i pugni sul tavolo?
Non continuiamo a farci considerare, anche dai conquistatori di oggi, sempre “Pocos, Locos e Mal Unidos”!
Ciao, a domani.
Mario

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