Oristano
14 Aprile 2016
Cari amici,
l’idea è sicuramente
innovativa e, sotto certi aspetti, rivoluzionaria: portare l’arte, quella vera,
quella importante, costituita dai capolavori del nostri grandi maestri, all’interno
del carcere. Una specie di percorso rovesciato: non la persona che va al
museo a visitare l’opera artistica, ma, al contrario, l’opera d’arte che entra in un luogo particolare, inaccessibile, come quello di reclusione, e si fa conoscere e apprezzare. Il progetto per rendere
fruibili le opere d’arte da parte di quelle persone che ne sono fisicamente impedite
in quanto recluse, è sicuramente innovativo. Al momento in Italia sembra sia la
prima e unica esperienza in questo campo, ed è frutto della collaborazione tra il Ministero
di Grazia e Giustizia e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del
turismo. Scopo specifico quello di utilizzare l’arte come qualificato e prezioso veicolo,
capace di creare un proficuo dialogo con coloro che, in quanto reclusi, non sono in grado di conoscerla e apprezzarla.
La Conferenza stampa di
ieri in Arcivescovado, aveva lo scopo proprio di presentare al pubblico uno dei primi
progetti di questo tipo, ideato dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per
le province di Cagliari, Oristano, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias e
Ogliastra, e pienamente condiviso dalla Direzione della casa di reclusione di Massama (OR) e
dall’Arcidiocesi di Oristano. L’idea-progetto in parola ha utilizzato, come primo esperimento, una straordinaria opera d’arte di forte impatto storico e artistico, capace
di attrarre, di sedurre, di costruire, attraverso la forza in essa insita, un valido percorso educativo sui quei soggetti che,
osservandola così da vicino, possono entrare in contatto con essa e di conseguenza conoscerla e apprezzarla.
L’opera messa a disposizione
è una preziosa tavola, il Dossale con
Madonna e Santi (una tempera su tavola con fondo oro di m. 0,65 x 2,36, di
scuola toscana, fine XIII sec.), da tempo custodita nella Sala Benedetto XVI
dell’Episcopio arborense e generosamente concessa dall'Arcivescovo Mons.
Ignazio Sanna. La tavola, una volta portata all’interno della Casa di
reclusione di Massama, sarà il fulcro del percorso formativo dei detenuti (denominato
LiberArte), e sarà curato dagli
storici dell’arte della Soprintendenza, che nel corso degli interventi
cercheranno di illustrare le vicende storiche relative all'opera, proponendo una
sua lettura estetica e iconografica, a partire dagli interventi conservativi effettuati
sull’opera, fino alle note storiche e culturali relative.
Veramente un’opera
importante quella messa a disposizione da Mons. Sanna. Il dipinto custodito ora in Episcopio vi è giunto proveniente dalla cripta dell’ex Cattedrale di S.
Giusta, portatovi dall’Arcivescovo Mons. Saba tra il 1842 e il 1860. La tavola
è ritenuta la prima opera a fondo d’oro giunta nell’Isola, preziosa
testimonianza della cultura gotica toscana d‘ispirazione francescana. Attribuita
dal critico d’arte Giovanni Previtali (1962) a Memmo di Filippuccio, pare possa
aver avuto come possibile committente l’Arcivescovo Scolay de Ardinghellis di
S. Gimignano presso Siena, che assunse nel 1296 la reggenza della Diocesi d’Arborea
(forse per abbellire la propria cappella privata) che resse fino alla sua morte
avvenuta nel 1.300 circa. Altra ipotesi sull’autore dell'opera è quella elaborata di
recente dalla studiosa Nicoletta Usai, che nel 2010 avanzò l’ipotesi che il
Dossale fosse opera del Maestro di S. Torpè (scuola pisana), al quale potrebbe
essere stato commissionato dal Giudice d’Arborea Mariano II di Bas-Serra, tra
il 1265 e il 1297, anno della sua morte.
Le lezioni tenute dagli
storici della Soprintendenza nel carcere di Massama ai detenuti saranno di tipo
dialogante, se necessario supportate anche da immagini, e adattate all'uditorio, vario
per livello culturale e per provenienza geografica, cercando con loro il coinvolgimento attraverso un dialogo interattivo, oltre che attraverso attività laboratoriali. Reale scopo del
progetto è quello di accostare alle tematiche artistiche ed estetiche quella
fetta di non-pubblico finora escluso, offrendo loro un'inedita
esperienza estetica e conoscitiva di alto valore educativo, con la finalità di poter
contribuire così al processo inclusivo e riabilitativo di queste persone.
Durante la conferenza
stampa di ieri, moderata da Don Ignazio Serra, ha preso la parola per primo
l'Arcivescovo, che ha affermato di aver apprezzato molto l'iniziativa, messa in atto proprio nell'Anno giubilare indetto da Papa Francesco, e sicuramente
da annoverare tra le 7 opere di misericordia corporale (Visitare i carcerati).
Creare le condizioni per riservare a chi ha sbagliato accoglienza, vicinanza e presenza, ha detto Mons. Sanna, è sicuramente meritorio e produttivo. Utilizzare anche il linguaggio dell'arte
e della bellezza è sicuramente una scommessa vincente, capace di creare le
condizioni per una vera riabilitazione.
Dopo l'Arcivescovo ha preso la parola
la Dr.ssa M. Francesca Porcella, Storico dell'Arte presso la Soprintendenza
Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e Oristano, che ha illustrato il percorso
del progetto educativo, evidenziando anche che in precedenza erano stati tentati, in altri ambiti dell'arte, esperimenti di partecipazione di detenuti, utilizzati nei lavori di scavo a Mont’e Prama.
Anche il Direttore delle carceri oristanesi Dottor Pierluigi Farci, ha espresso
il suo pieno gradimento per l’iniziativa che sicuramente, ha detto, è in grado di
venire incontro alle esigenze di rieducazione dei detenuti, auspicando
ulteriori possibili iniziative sia in campo culturale che di formazione.
Al termine della conferenza si è sviluppato un breve dibattito, con numerose
domande da parte dei giornalisti poste ai relatori. L'appuntamento, ora, è per il 18 Aprile, quando l’opera raggiungerà la casa
circondariale di Massama e l’esperimento potrà avere inizio con l'avvio del corso. Le lezioni
previste (dal 18 al 22 Aprile) avranno anche, come ha confermato Don Ignazio, degli interventi
musicali di musica sacra, che daranno la possibilità agli ascoltatori di poter vivere
ancora meglio quella magica atmosfera che l'arte sa creare.
A domani.
Mario
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