Oristano
17 Aprile 2016
Cari amici,
Angelo Parente, autore
con Pietro Santamaria del bel libro “IL CASO DEI RIFIUTI SPIAGGIATI DI
POSIDONIA OCEANICA: DA RIFIUTO A RISORSA”, parlando di questo interessante
prodotto marino così si esprime: "La posidonia, comunemente ed
erroneamente considerata un'alga, è una pianta acquatica superiore che con le
sue praterie svolge importanti funzioni: ossigenazione dell'acqua, fissazione
dei fondali e protezione delle spiagge dall'erosione, riparo e zona di
riproduzione per la fauna marina, nutrimento per pesci, cefalopodi e
cordati". Periodicamente, però, essa perde le foglie e, soprattutto in
concomitanza della bella stagione, si ripresenta il problema della gestione dei
residui spiaggiati lungo le coste".
Tutto questo sta a
significare che la posidonia nell’ecosistema marino svolge funzioni fondamentali
per la vita delle specie acquatiche, anche se, dopo mareggiate intense
particolarmente forti durante la stagione autunno-invernale, i suoi residui si
accumulano lungo la costa, creando disagi igienico-ambientali non indifferenti.
Nel libro prima citato un gruppo di ricercatori pugliesi, dopo aver esaminato
le caratteristiche chimico-fisiche del materiale spiaggiato, propone il
compostaggio della posidonia, riscoprendo antichi usi e tradizioni millenarie. La
conclusione è che trasformare quello che attualmente viene considerato un
rifiuto in risorsa è possibile: insomma, nulla
si distrugge, ma tutto si trasforma, come la bella massima di Antoine-Laurent
de Lavoisier da tempo sostiene.
Nel tempo non pochi
sono stati i progetti elaborati per ‘recuperare’ questa grande quantità di
materiale che il mare, con il suo costante e inarrestabile lavoro, continua a
gettare fuori dalle sue acque, creando grosse problematiche di smaltimento: dall’utilizzo
in agricoltura come fertilizzante a quello di lettiere per animali, dal
riutilizzo delle biomasse di posidonia trasformate in tappetini per favorire la
ricrescita di queste piante nelle zone marine depauperate, alla creazione di materassini
per la copertura di tratti impervi di sentieri (con riempimento di sacchi di
juta con i resti di posidonia).
Di recente un interessante progetto,
denominato “Medonia” (dall’unione di Mediterraneo/Posidonia) nato dalla
collaborazione tra il dipartimento PDTA (Pianificazione, Design, Tecnologia
dell’architettura) della facoltà di Architettura dell’Università degli studi di
Roma “La Sapienza”, il centro di ricerca di Casaccia a Roma dell’ENEA e l’Area
Marina Protetta “Isole Egadi”, è stato ideato e messo in atto per cercare di risolvere
una delle serie emergenze ambientali che affliggono il Mediterraneo: il rilevante spiaggiamento
della Posidonia oceanica. Il progetto Medonia prende avvio da una ricerca
maturata all’interno del progetto GE.RI.N, dell’ENEA di Casaccia, testato a
Favignana (TP) nell’ambito del programma “Eco-innovazione Sicilia”, che prevedeva
il recupero dei resti di Posidonia Oceanica accumulati sulle coste durante
l’inverno e il suo reimpianto, con una nuova tecnica sperimentale, sui fondali
dell’Area Marina Protetta.
Ebbene, ora il progetto intende
muoversi su due fronti: primo, ripulire le spiagge invase dai residui di posidonia recuperando spazi per la balneazione e riutilizzando la biomassa come
risorsa attiva, secondo aumentare la
capacità di carico degli arenili rendendo fruibili superfici di costa rocciosa
altrimenti non balneabili. Per fare questo è previsto l’utilizzo della biomassa di posidonia
come materiale da imbottitura per la copertura delle superfici rocciose, mediante la realizzazione di stuoie e sedute da utilizzare su spiagge non sabbiose (con rocce e sassi di diversa misura), schermi solari per postazioni fisse e mobili alloggiati su
telai di supporto, passerelle per camminamenti, bordure attrezzate per
sentieri, etc..
Insomma, obiettivo
strategico del progetto Medonia è quello di valorizzare la Posidonia attribuendole
un nuovo ruolo: quello di risorsa e non di rifiuto, riconvertita da biomassa passiva ad attiva, proprio in favore
dei bagnanti. Oltre i positivi
esperimenti prima citati, anche la Sardegna (la Coldiretti) ha pronto un
progetto da presentare ai Comuni costieri, costretti a fronteggiare il problema
dello smaltimento della Posidonia, che crea non pochi problemi ecologici che
costringono le amministrazioni locali a spendere ingenti risorse per la
raccolta e lo smaltimento.
Coldiretti ha studiato,
con la collaborazione dell'Università di Sassari e di Sardegna Ricerche,
soluzioni ecologicamente ed economicamente compatibili, che prevedono il
riutilizzo della massa vegetale in eccesso. Si tratta di un sistema di raccolta
e gestione dei residui spiaggiati ed il loro riutilizzo per usi agricoli. Sono
possibili diversi impieghi alternativi: l’utilizzo come substrato di
coltivazione e fertilizzante, ma anche il riciclo come lettiera per animali,
con buoni vantaggi anche dal punto di vista sanitario.
«Si tratta di soluzioni
alternative virtuose dal punto di vista economico e ambientale - spiegano
alla Coldiretti - che potrebbero essere realizzate dalle cooperative affiliate UE Coop.
Queste ultime possiedono la professionalità per la raccolta, per la quale è
stata brevettata una macchina, la gestione dei residui spiaggiati ed il loro
riutilizzo in agricoltura».
Cari amici, tornando
alla massima di prima “nulla si crea e
nulla si distrugge…” è certamente positivo che tutto quello che è risorsa
naturale venga riconosciuta e apprezzata come bene positivo e non considerato a priori un rifiuto. Sta
a noi, in modo attento e intelligente, selezionare con rigore, per evitare, sbagliando, di perdere due
volte: tempo e denaro.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento