Oristano
2 Aprile 2016
Cari amici,
credo che ormai, in
fatto di trasparenza e/o corruzione, non possiamo meravigliarci più di nulla: lo
sport nazionale più praticato non è più il calcio ma la corruzione, a tutti i
livelli! Questa affermazione non è certo mia, ma frutto di studi e rilevazioni
di spessore. L'annuale classifica di Transparency
International, l’Organizzazione Non Governativa (ONG) che ogni anno stila
la classifica mondiale sulla corruzione
pubblica percepita ha rilevato che l’Italia si colloca al 61esimo posto tra
le 168 nazioni censite, evidenziando anche che in Europa è penultima nella
lista dei 28 Stati membri. Meglio del nostro Belpaese si sono collocate
addirittura Grecia e Romania (notoriamente poco trasparenti), stabilendo così che
peggio di noi c’è solo la Bulgaria.
Insomma, la pessima
reputazione acquisita dal nostro Paese sul fronte della corruzione sempre più diffusa sta scalando
vette addirittura stratosferiche! Gli esperti di settore indicano che l’Italia è oggi uno dei Paesi più corrotti d’Europa, avendo superato persino quelli
notoriamente mancanti di trasparenza. L’indagine annuale svolta da Transparency, che misura la corruzione percepita nel settore
pubblico, analizza, aggregandoli, dati di 12 fonti diverse (almeno tre per ogni nazione), e, per l’Italia, ha utilizzato tra gli altri, i sondaggi realizzati dal World
Economic Forum e dal World Justice Project. A essere intervistati non sono stati, dunque, i cittadini, ma una serie di uomini del mondo dell’economia e qualificati esperti nazionali.
“La corruzione
generalmente prevede attività illegali intenzionalmente occultate, che vengono
scoperte sono grazie a scandali, inchieste e processi”,
spiegano i responsabili di Transparency in una nota: “Non esiste un modo affidabile per calcolare
i livelli assoluti di corruzione di Paesi o territori sulla base di dati
empirici oggettivi”. Comparare il numero di tangenti scoperte o il
numero di processi non sempre è una soluzione efficace, sostengono, “perché mostra solo quanto procure, tribunali o media sono efficaci
nell’investigare e portare allo scoperto la corruzione”. Perciò, per
Transparency, misurare la percezione
resta il metodo più attendibile per comparare i livelli di corruzione tra
diverse Nazioni.
A trainare la
classifica dei virtuosi invece, come ogni anno, sono i Paesi del Nord Europa: Danimarca in testa, seguita dalla Finlandia. Promossi mediamente anche i paesi
del G20, tra i quali quasi la metà supera abbondantemente la soglia della
sufficienza: Canada, Germania, Regno Unito, Australia, USA, Giappone, Francia,
Corea del Sud e Arabia Saudita. “Per compiere un salto di qualità importante
occorre un ruolo più forte della società civile”, è il commento del Presidente
di UNIONCAMERE, Ivan Lo Bello. “La battaglia per legalità e trasparenza è
resa meno difficile dalla rivoluzione digitale in atto e anche su questo fronte
occorre insistere con decisione per fare della macchina pubblica un attore
trasparente, imparziale e rispettoso delle regole del mercato”.
Cari amici, i fatti
recenti di questo triste inizio 2016, non sono certo incoraggianti: le recenti
dimissioni di un Ministro, le indagini sulla corruttèla, svolte addirittura all’interno delle
mura vaticane, le "malizie" nascoste all’interno del recente fallimento di 4
banche, fanno capire l'enormità del fenomeno, e anche che estirpare il cancro della corruzione non sarà facile.
Un fatto che più di altri mi ha, proprio ieri, particolarmente colpito è quello dell’arresto di un sindacalista, beccato a chiedere “il pizzo” al
suo datore di lavoro (“Se non mi dai 2.500 euro organizzo uno
sciopero”)!
Quando la corruzione
arriva a contaminare tutti i settori della vita pubblica, vuol dire che il
cancro è talmente diffuso che l’intero “corpo-nazione” è un malato gravissimo, difficile da salvare. Quando
un Ministro delle Repubblica “promette” al fidanzato un emendamento legislativo che può tornare
utile alle sua attività d’impresa, quando un sindacalista chiede il pizzo al suo datore di lavoro, quando un dipendente pubblico timbra il cartellino in mutande
e poi non entra al lavoro, quando un deputato in aula vota al posto del collega assente, vuol
dire che non ci sono limiti all’imbroglio, alla truffa, alla malversazione,
alla violazione, anche la più banale.
Ebbene amici, quelle manchevolezze che con amarezza analizzo oggi con Voi, sono diventate, purtroppo, scene di
vita quotidiana, in un’Italia che sembra aver smarrito anche i principi fondamentali sui cui si basa la vita sociale, le reciproche regole comportamentali, arrivando a superare ogni misura, ogni confine. Come
fa il popolo dei lavoratori a inghiottire il fatto che un sindacalista si “vende”
spudoratamente distruggendo un secolo di conquiste realizzate col sudore e col
sangue? Come fa il cittadino, angustiato e spremuto da una montagna di tasse ad
accettare il fatto che un Ministro o anche un semplice dipendente pubblico “approfitta” del suo status
sperperando i suoi sudati soldi?
In quest’Italia allo
sbando, contaminata da un virus micidiale che ha colpito tutti, in alto e in
basso, il potere massimo e il potere minimo, il ministro e l’usciere, il capo e
il secondo, l’imprenditore e il sindacalista, uscire dalle sabbie mobili della corruzione sarà molto difficile! Perché,
a ben pensare, non c’è un vertice corrotto e una base sana, come alcuni amano ancora pensare. Il virus della corruttèla ha aggredito l’intero corpo, e, credetemi, la guarigione sarà davvero lunga e difficile!
A domani.
Mario
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