venerdì, luglio 29, 2022

LA SICCITA' E LE ALTE TEMPERATURE STANNO UCCIDENDO IL CONIGLIO SELVATICO DELL'ISOLA DI MAL DI VENTRE. MOBILITATA L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI (OIPA).


Oristano 29 luglio 2022

Cari amici,

Tra le perle dei Sinis, all’interno dell’Area Marina Protetta "Penisola del Sinis – Isola di Maldiventre", si trova una solitaria isoletta con un nome davvero curioso: Isola di mal di ventre. In realtà il nome poco c’entra con i nostri ordinari “mal di pancia”, in quanto l'appellativo deriva da una storpiatura del nome originario “Isola de malu entu”, ovvero isola del vento cattivo. Il maestrale, infatti, nella zona soffia forte e potente, e nel passato non pochi velieri colarono a picco, fatto testimoniato dai numerosi relitti di imbarcazioni di varie epoche che giacciono sui fondali attorno all'isola, i cui manufatti e le merci trasportate sono stati anche di recente recuperati in parte.

Quest'isola risulta abitata fin dal neolitico (6000/2700 a.C.), quando, forse in tempi lontani, era collegata alla penisola di Capo Mannu, e vi si praticava la caccia. Numerosi, infatti, sono stati i ritrovamenti di punte di freccia di ossidiana, nonché frammenti di macine di epoca nuragica. Fra l'altro, su questa isola, proprio a lato della Cala dei Pastori, vi è la presenza di un nuraghe bilobato, ora in parte franato in mare. L’sola continuò ad essere abitata anche in epoca fenico-punica e successivamente in epoca romana, così come appare dalle numerose testimonianze abitative ritrovate sull'isola.

Altra particolarità di questa misteriosa isola è la verosimile presenza anche di un piccolo insediamento monastico, come alcune tracce murarie con sviluppo absidale rinvenute nella parte sud-orientale dell'isola fanno pensare, rovine oggi ricoperte dalla rigogliosa vegetazione di Lentischio e macchia mediterranea. Appartenente amministrativamente al Comune di Cabras, l’isola è stata per diversi anni al centro di un contenzioso tra l'imprenditore britannico Rex Miller, che ne rivendicava la proprietà ed il diritto di poterla sfruttare turisticamente, e l'amministrazione comunale lagunare. 

Per
 la curiosità di alcuni di Voi ricordo anche che l’isola è stata, nell'agosto del 2008, oggetto di una singolare iniziativa. Un indipendentista sardo, Salvatore Meloni, si insediò nell’isola, rivendicandone il territorio e mirando al riconoscimento internazionale dell'isola di Mal di Ventre, quale "Repubblica Indipendente di Malu Entu", rifacendosi ai principi di autodeterminazione dei popoli sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.

La presenza di un pozzo di acqua dolce e di diverse cisterne per la raccolta delle acque piovane ha consentito, fino a poco tempo fa (prima che il suo territorio entrasse a far parte dell’Area Marina Protetta), che l’isola venisse utilizzata dai pastori di Cabras che, da gennaio a maggio, considerata la mite temperatura, trasportavano le loro greggi sull'Isola con le barche dei pescatori, per rimanerci fino a Pasqua inoltrata, soggiornando in stazzi e capanne di falasco.

Oggi, come accennato, l’isola è inclusa nel perimetro dell'Area Marina Protetta "Penisola del Sinis – Isola di Maldiventre" e per questo è riconosciuta quale area di notevole interesse naturalistico e di importanza ambientale. L'isola è disabitata (non sono presenti costruzioni), fatta eccezione per un fanale automatico di supporto alla navigazione notturna. Ciò nonostante, è frequentata dai turisti, soprattutto durante la stagione estiva, che la raggiungono dalle spiagge di Mari Ermi e Putzu Idu mediante piccole imbarcazioni da diporto.

La vegetazione è quella bassa, tipica della macchia mediterranea; essa è costituita prevalentemente da lentisco, cisto, rosmarino, assenzio, tamerici, tife e altra bassa vegetazione erbosa (a ridosso delle coste numerosa la presenza di erbe saline). Presente, anche se con radi esemplari, la palma nana. Nel periodo estivo, gran parte dell'Isola è ricoperta di aglio selvatico e soffici prati di Phleum Pratense (code di topo), ed in prossimità delle spiagge di profumati gigli di sabbia.

Dal punto di vista naturalistico l’isola ha una avi-fauna molto varia, considerato che rappresenta un importante ricovero sia per gli uccelli migratori terrestri che marini che vi nidificano. I padroni dell'Isola sono sicuramente i gabbiani comuni che a centinaia, soprattutto in primavera si radunano per deporvi le uova. Più raro il gabbiano corso e quello reale, che, con i cormorani dal ciuffo, le berte, i cavalieri d'Italia, gli aironi cenerini, i merghi, le tortore e le procellarie, completano la ricca avifauna dell'Isola. Con un po' di fortuna, si possono incontrare i conigli selvatici e le tartarughe, che nell’isola possono circolare senza timore di essere disturbate; il visitatore deve però stare attento a non incappare incautamente nella "Malmignatta" (in sardo s’Arza o s’Argia), un pericoloso ragno, cugino della più temibile "vedova nera", che in passato, ai tempi della civiltà contadina, era più diffusa e la cui puntura è causa di reazioni molto fastidiose e pericolose. Tutte queste peculiarità hanno portato l’Unione Europea a qualificare l'Isola di Mal di Ventre come Sito di Interesse Comunitario (SIC), ai sensi della direttiva Habitat e Zona di Protezione Speciale (ZPS).

Cari amici, oggi ho voluto ripercorrere con Voi la storia di questa interessante isola, perché la siccità sta mettendo a rischio la fauna presente, in particolare il coniglio selvatico nano, che senz’acqua corre il rischio di scomparire. I volontari dell’Organizzazione internazionale protezione animali (OIPA) si sono già messi a disposizione per soccorrerli con acqua e cibo, ma hanno bisogno di aiuto e autorizzazioni delle Istituzioni, per gli approvvigionamenti e per l’installazione di mangiatoie e punti di abbeveraggio.

Come ha raccontato Roberto Fadda, delegato dell’associazione a Oristano, che, allertato da turisti, si è recato sull’isola con un gruppo di volontari. A loro è presentato uno scenario di morte. Dopo essere sbarcati e spostati di qualche metro nell’entroterra, si sono trovati davanti a decine di corpi senza vita di conigli e centinaia di ossa sparse in un’area dove era evidente il passaggio e lo stazionamento dei conigli. Sono stati individuati diversi esemplari e tane, e a quel punto hanno lasciato acqua e cibo, consapevoli che non sarà certo quello che li salverà date le elevate temperature (45-47°), ma che era comunque necessario farlo, in attesa di trovare soluzioni più idonee.

Cari amici, l’OIPA fa appello alle Autorità “affinché possano tutelare la sopravvivenza dei conigli dell’isoletta, che rientra in un’area protetta. Da parte sua, l’associazione si è dichiarata pronta a mettere a disposizione i volontari per posizionare abbeveratoi e rastrelliere con il cibo”. Speriamo che la burocrazia, con la sua lentezza, non sia d’impedimento all’intervento!

A domani.

Mario

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