Oristano 31 luglio 2022
Cari amici,
Voglio concludere i post di luglio con una riflessione sulla “PARITÀ
DI GENERE”. L'uguaglianza tra i due sessi parte da un presupposto apparentemente semplice: non devono esistere “differenze”
tra uomini e donne. L’esperienza umana, però, ci insegna che questo
presupposto, non è affatto semplice, ma alquanto complesso, in quanto non è mai stato applicato in
tutta la sua interezza a causa di un comportamento da tempo immemorabile radicato
nella specie umana: il maschilismo. È questo un termine che sta ad indicare quella
sommatoria di comportamenti e atteggiamenti (personali, sociali, culturali) con
cui i maschi in genere, o alcuni di essi, esprimono la convinzione di una
propria superiorità nei confronti delle donne, sia sul piano intellettuale,
psicologico, biologico, e così via.
Lo stesso dizionario
Garzanti così definisce il maschilismo: «Atteggiamento psicologico e culturale
fondato sulla presunta superiorità dell’uomo sulla donna; comportamento sociale
determinato da questo atteggiamento». Il maschilismo è dunque un atteggiamento
che si manifesta in contesti sociali e privati e che si traduce in pratiche
quotidiane che possono essere violente, repressive, offensive o anche
semplicemente paternalistiche, basate sulla convinzione che gli uomini siano
superiori alle donne: il tutto partendo da una innata differenza biologica, dalla minore
forza fisica femminile, e dalle sue conseguenze storiche. Un atteggiamento,
quello maschilista, che stabilisce una gerarchia tra uomini e donne, in cui le
donne sono considerate “naturalmente” inferiori anche sul piano intellettuale,
sociale e politico. Il maschilismo è dunque una forma di sessismo, cioè una
discriminazione nei confronti delle persone basata sul genere sessuale. Come
ogni discriminazione, trasforma le differenze in pretese di superiorità,
confondendo le due cose.
Chiarito questo concetto
la domanda che oggi continuiamo a porci, arrivati al terzo millennio, è come porre
fine a questa disparità, che continua a sacrificare le donne, in nome di un
maschilismo che bisogna arrivare a vincere per arrivare a quella uguaglianza
tanto declamata a parole ma mai realizzata nella pratica, arrivando ad una reale
e concreta “PARITÀ DI GENERE”. EDUCARE ALLA PARITA’ DI GENERE è dunque un
imperativo che deve essere perseguito senza titubanza, e lo si può fare
educando le nuove generazioni fin dalla più tenera età.
Nelle azioni di contrasto
al maschilismo, cercando quella parità che manca, la struttura più consona è
certamente la scuola, che però continua ad essere un grande assente. Indubbiamente
non è l’unica struttura deputata, perché necessita della famiglia e della
Società, ma la scuola è il fulcro dell’educazione alla parità, che deve partire
dalle prime classi delle scuole elementari e forse anche prima. È proprio in
questo inizio di “formazione” che tutti quegli stereotipi che differenziano i
bambini dalle bambine vanno rimossi.
Stereotipi, cari amici, che
vengono interiorizzati fin dalla più tenera età perché vengono "veicolati, più o meno consapevolmente, dagli e dalle insegnanti", come ha spiegato a Valigia
Blu Antonella Veltri – Presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la
violenza. Stereotipi che, come rilevato da un’indagine dell’Istat, sono ancora
molto presenti nella popolazione. Tra i più comuni: “per l’uomo, più che per la
donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono
meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l'uomo a dover
provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Per quanto
riguarda la violenza sessuale, il 39,3% della popolazione ritiene che una donna
è in grado di sottrarsi a un rapporto se davvero non lo vuole, il 23,9% pensa
che le donne possano provocare con il loro modo di vestire, mentre il 15,1% è
dell’opinione se si subisce una violenza sessuale quando si è ubriache o sotto
l’effetto di droghe si è almeno in parte responsabili.
Di recente in libreria,
possiamo trovare un interessante libro sul problema: lo ha scritto Patrizia
Danieli pedagogista e insegnante di scuola primaria. Il volume dal titolo “Che
genere di stereotipi” è pubblicato da Ledizioni. In questo libro l’autrice,
rivolgendosi al corpo insegnante della scuola primaria, lo esorta ad operare
concretamente con queste parole: "Vi svelo come insegnare ai bambini
della scuola elementare la parità di genere, per una società libera dal
maschilismo". Il libro, infatti, contiene delle proposte:
materiali, ricerche, giochi, per l’insegnante e per chiunque senta
responsabilità educative. Sono questi dei validi strumenti per costruire una cultura della
parità. Credo sia utile a genitori e insegnanti, se vogliamo che, passo dopo
passo, il maschilismo lascia spazio ad una reale e concreta “parità di genere”.
A domani.
Mario
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