domenica, luglio 31, 2022

IL RISPETTO E L'ACCETTAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE COMINCIANO DALLA SCUOLA PRIMARIA. DA LEGGERE UN INTERESSANTE LIBRO DI PATRIZIA DANIELI.


Oristano 31 luglio 2022

Cari amici,

Voglio concludere i post di luglio con una riflessione sulla PARITÀ DI GENERE”. L'uguaglianza tra i due sessi parte da un presupposto apparentemente semplice: non devono esistere “differenze” tra uomini e donne. L’esperienza umana, però, ci insegna che questo presupposto, non è affatto semplice, ma alquanto complesso, in quanto non è mai stato applicato in tutta la sua interezza a causa di un comportamento da tempo immemorabile radicato nella specie umana: il maschilismo. È questo un termine che sta ad indicare quella sommatoria di comportamenti e atteggiamenti (personali, sociali, culturali) con cui i maschi in genere, o alcuni di essi, esprimono la convinzione di una propria superiorità nei confronti delle donne, sia sul piano intellettuale, psicologico, biologico, e così via.

Lo stesso dizionario Garzanti così definisce il maschilismo: «Atteggiamento psicologico e culturale fondato sulla presunta superiorità dell’uomo sulla donna; comportamento sociale determinato da questo atteggiamento». Il maschilismo è dunque un atteggiamento che si manifesta in contesti sociali e privati e che si traduce in pratiche quotidiane che possono essere violente, repressive, offensive o anche semplicemente paternalistiche, basate sulla convinzione che gli uomini siano superiori alle donne: il tutto partendo da una innata differenza biologica, dalla minore forza fisica femminile, e dalle sue conseguenze storiche. Un atteggiamento, quello maschilista, che stabilisce una gerarchia tra uomini e donne, in cui le donne sono considerate “naturalmente” inferiori anche sul piano intellettuale, sociale e politico. Il maschilismo è dunque una forma di sessismo, cioè una discriminazione nei confronti delle persone basata sul genere sessuale. Come ogni discriminazione, trasforma le differenze in pretese di superiorità, confondendo le due cose.

Chiarito questo concetto la domanda che oggi continuiamo a porci, arrivati al terzo millennio, è come porre fine a questa disparità, che continua a sacrificare le donne, in nome di un maschilismo che bisogna arrivare a vincere per arrivare a quella uguaglianza tanto declamata a parole ma mai realizzata nella pratica, arrivando ad una reale e concreta “PARITÀ DI GENERE”. EDUCARE ALLA PARITA’ DI GENERE è dunque un imperativo che deve essere perseguito senza titubanza, e lo si può fare educando le nuove generazioni fin dalla più tenera età.

Nelle azioni di contrasto al maschilismo, cercando quella parità che manca, la struttura più consona è certamente la scuola, che però continua ad essere un grande assente. Indubbiamente non è l’unica struttura deputata, perché necessita della famiglia e della Società, ma la scuola è il fulcro dell’educazione alla parità, che deve partire dalle prime classi delle scuole elementari e forse anche prima. È proprio in questo inizio di “formazione” che tutti quegli stereotipi che differenziano i bambini dalle bambine vanno rimossi.

Stereotipi, cari amici, che vengono interiorizzati fin dalla più tenera età perché vengono "veicolati, più o meno consapevolmente, dagli e dalle insegnanti", come ha spiegato a Valigia Blu Antonella Veltri – Presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza. Stereotipi che, come rilevato da un’indagine dell’Istat, sono ancora molto presenti nella popolazione. Tra i più comuni: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l'uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Per quanto riguarda la violenza sessuale, il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto se davvero non lo vuole, il 23,9% pensa che le donne possano provocare con il loro modo di vestire, mentre il 15,1% è dell’opinione se si subisce una violenza sessuale quando si è ubriache o sotto l’effetto di droghe si è almeno in parte responsabili.

Di recente in libreria, possiamo trovare un interessante libro sul problema: lo ha scritto Patrizia Danieli pedagogista e insegnante di scuola primaria. Il volume dal titolo “Che genere di stereotipi” è pubblicato da Ledizioni. In questo libro l’autrice, rivolgendosi al corpo insegnante della scuola primaria, lo esorta ad operare concretamente con queste parole: "Vi svelo come insegnare ai bambini della scuola elementare la parità di genere, per una società libera dal maschilismo". Il libro, infatti, contiene delle proposte: materiali, ricerche, giochi, per l’insegnante e per chiunque senta responsabilità educative. Sono questi dei validi strumenti per costruire una cultura della parità. Credo sia utile a genitori e insegnanti, se vogliamo che, passo dopo passo, il maschilismo lascia spazio ad una reale e concreta “parità di genere”.

A domani.

Mario

sabato, luglio 30, 2022

IL FERRO DA STIRO: FORSE NON CONOSCI IL SUO FORTE IMPATTO AMBIENTALE! EVITIAMO DI STIRARE TUTTO, RISPARMIEREMO ENERGIA E RIDURREMO LE PERICOLOSE EMISSIONI.


Oristano 30 luglio 2022

Cari amici,

Una delle attività che vengono svolte in casa, in particolare dalle donne, è quella di stirare, sia l’abbigliamento che la biancheria. Stirare, in particolare nel periodo estivo, è una incombenza poco piacevole, tanto che la gran parte delle donne trema solo all’idea di passare ore con in mano il ferro da stiro. A parte questa idiosincrasia per Il ferro da stiro, c’è da dire che questo strumento è anche uno degli elettrodomestici più affamati d’energia, con tutte le conseguenze del caso, come costi, fatica e inquinamento.

Si, amici, stirare è un’attività ad alto impatto ambientale, per cui è necessario ridurre il più possibile la stiratura dei nostri capi, se vogliamo contribuire a combattere il riscaldamento globale e a salvare il nostro pianeta. Una proposta un po’ provocatoria è arrivata da alcuni studiosi di ecologia e dei cambiamenti climatici, con l'invito a tutti noi a "stirare il meno possibile", contribuendo così a salvare la terra; tutti noi, infatti, nel nostro piccolo, possiamo fare ancora molto, impegnandoci a ridurre comportamenti e attività della vita quotidiana che risultano dannosi. Tra queste attività c’è anche quella di stirare, una delle consuetudini domestiche più in uso, che purtroppo ha una forte ricaduta sull’ambiente, sia in termini di consumo energetico che di rilascio di CO2.

La campagna di sensibilizzazione degli studiosi ha trovato il parere favorevole di molti ambientalisti, anche se non sono mancate le critiche. Se da un lato c’è chi afferma che sia una valida proposta in difesa dell’ambiente, dall’altro vi è un’ulteriore problema collegato al modo con cui la gente si dovrebbe presentare in pubblico: ovvero con l’abbigliamento “stropicciato”, cosa che suscita dubbi, visti gli stereotipi imposti dall’industria della moda. Stereotipi che vanno però combattuti, considerato che la salvaguardia del nostro pianeta risulta ben più importante.

Fortunatamente molti brand vendono già capi di vestiario stropicciati, ma questo non toglie la rigidità d’opinione di chi afferma che vi sono alcuni vestiti che necessitano di essere stirati. La salvaguardia del pianeta, però, se pensiamo al futuro delle nuove generazioni, vale più di qualche piega sulla camicia, e, piuttosto che sentirci imbarazzati, dovremmo essere fieri di esibire una scelta di vita eco-friendly! Ci confortino questi dati: se in una casa non si stirassero vestiti per un anno, sarebbe come piantare sette nuovi alberi o come se si togliessero dalla circolazione sette veicoli a motore!

Amici, stirare, che ci piaccia o no, fa male a noi, al nostro portafoglio, ma soprattutto all’ambiente. Stirare tutto, purtroppo, è oramai diventata più un’abitudine che una necessità vera e propria. Certo, ci sono capi che necessitano di una stiratura, come le camicie, ma tanti capi e in particolare la biancheria, possono tranquillamente restare senza passarci sopra il ferro da stiro caldo. Allora scegliamo bene sia i capi che abbisognano di una veloce stiratura che quelli che non hanno bisogno di essere stirati!

In definitiva, ripescando dal passato i comodi ed efficaci rimedi adottati dalla nonna, scopriremo che non è necessario passare ore e ore con il ferro da stiro in mano: basta imparare a fare il bucato e poi stendere i capi lavati in modo adeguato, usando il ferro da stiro con più consapevolezza, limitandoci all’essenziale. Ecco, allora, un piccolo mini semi-decalogo, che ci consentirà di risparmiare energia e soldi, oltre a passare meno ore a stirare.

I CINQUE (5) CONSIGLI PER NON USARE (O USARE POCO) IL FERRO DA STIRO.

1. Nel lavaggio dei capi in lavatrice, ridurre la centrifuga. A seconda delle istruzioni d’uso, provate a ridurla a 600 giri. Noterete che i vostri capi saranno molto meno stropicciati rispetto ad una centrifuga a 800 o 1000 giri.

2. Tolti i panni, stendeteli a regola d’arte. Quando stendete sbatteteli e poi appendete sulle grucce maglioni, camicie e abitini già durante la fase dell’asciugatura.

3. Se avete lavato una gonna a pieghe, usate le forcine per capelli. Servono per appiattire le pieghe e renderla così nuovamente indossabile senza problemi.

4. Se utilizzate l’asciugatrice, e avete notato che su una maglietta o su una camicia si è formata una piega che sembra impossibile da eliminare, usate un cubetto di ghiaccio. Inserite di nuovo il capo in asciugatrice con il cubetto di ghiaccio, vedrete che si formerà del vapore che ammorbidirà la piega.

5. Dopo averli tolti dalla lavatrice, stendete i panni in bagno. Posizionateli poi magari vicino alla doccia: il vapore e il calore che si formano in questa stanza della casa aiutano a distendere le pieghe dei vestiti.

Cari amici, stirare come detto costa: crea danni al nostro portafoglio, ci sottrae del tempo, e, soprattutto fa male all’ambiente. Un’ora di ferro da stiro acceso costa all’incirca 0,30-0,50€ (dipende sia dal vostro ferro che dalla vostra tariffa). Per un comune ferro da stiro con caldaia della potenza di 2.000 Watt, usato per 4 ore la settimana, ossia 16 ore al mese, dovete fare questo calcolo: 2.000 (potenza) x 16 (ore di utilizzo) = 32.000 Wh/mese, che, espresso in KWh, fanno 32 KWh al mese. Se poi dovete pagare qualcuno che stiri al posto vostro, il costo è di circa a 10 euro all’ora.

Credo che valga la pena di limitarsi a stirare solo l’indispensabile…

A domani.

Mario

venerdì, luglio 29, 2022

LA SICCITA' E LE ALTE TEMPERATURE STANNO UCCIDENDO IL CONIGLIO SELVATICO DELL'ISOLA DI MAL DI VENTRE. MOBILITATA L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI (OIPA).


Oristano 29 luglio 2022

Cari amici,

Tra le perle dei Sinis, all’interno dell’Area Marina Protetta "Penisola del Sinis – Isola di Maldiventre", si trova una solitaria isoletta con un nome davvero curioso: Isola di mal di ventre. In realtà il nome poco c’entra con i nostri ordinari “mal di pancia”, in quanto l'appellativo deriva da una storpiatura del nome originario “Isola de malu entu”, ovvero isola del vento cattivo. Il maestrale, infatti, nella zona soffia forte e potente, e nel passato non pochi velieri colarono a picco, fatto testimoniato dai numerosi relitti di imbarcazioni di varie epoche che giacciono sui fondali attorno all'isola, i cui manufatti e le merci trasportate sono stati anche di recente recuperati in parte.

Quest'isola risulta abitata fin dal neolitico (6000/2700 a.C.), quando, forse in tempi lontani, era collegata alla penisola di Capo Mannu, e vi si praticava la caccia. Numerosi, infatti, sono stati i ritrovamenti di punte di freccia di ossidiana, nonché frammenti di macine di epoca nuragica. Fra l'altro, su questa isola, proprio a lato della Cala dei Pastori, vi è la presenza di un nuraghe bilobato, ora in parte franato in mare. L’sola continuò ad essere abitata anche in epoca fenico-punica e successivamente in epoca romana, così come appare dalle numerose testimonianze abitative ritrovate sull'isola.

Altra particolarità di questa misteriosa isola è la verosimile presenza anche di un piccolo insediamento monastico, come alcune tracce murarie con sviluppo absidale rinvenute nella parte sud-orientale dell'isola fanno pensare, rovine oggi ricoperte dalla rigogliosa vegetazione di Lentischio e macchia mediterranea. Appartenente amministrativamente al Comune di Cabras, l’isola è stata per diversi anni al centro di un contenzioso tra l'imprenditore britannico Rex Miller, che ne rivendicava la proprietà ed il diritto di poterla sfruttare turisticamente, e l'amministrazione comunale lagunare. 

Per
 la curiosità di alcuni di Voi ricordo anche che l’isola è stata, nell'agosto del 2008, oggetto di una singolare iniziativa. Un indipendentista sardo, Salvatore Meloni, si insediò nell’isola, rivendicandone il territorio e mirando al riconoscimento internazionale dell'isola di Mal di Ventre, quale "Repubblica Indipendente di Malu Entu", rifacendosi ai principi di autodeterminazione dei popoli sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.

La presenza di un pozzo di acqua dolce e di diverse cisterne per la raccolta delle acque piovane ha consentito, fino a poco tempo fa (prima che il suo territorio entrasse a far parte dell’Area Marina Protetta), che l’isola venisse utilizzata dai pastori di Cabras che, da gennaio a maggio, considerata la mite temperatura, trasportavano le loro greggi sull'Isola con le barche dei pescatori, per rimanerci fino a Pasqua inoltrata, soggiornando in stazzi e capanne di falasco.

Oggi, come accennato, l’isola è inclusa nel perimetro dell'Area Marina Protetta "Penisola del Sinis – Isola di Maldiventre" e per questo è riconosciuta quale area di notevole interesse naturalistico e di importanza ambientale. L'isola è disabitata (non sono presenti costruzioni), fatta eccezione per un fanale automatico di supporto alla navigazione notturna. Ciò nonostante, è frequentata dai turisti, soprattutto durante la stagione estiva, che la raggiungono dalle spiagge di Mari Ermi e Putzu Idu mediante piccole imbarcazioni da diporto.

La vegetazione è quella bassa, tipica della macchia mediterranea; essa è costituita prevalentemente da lentisco, cisto, rosmarino, assenzio, tamerici, tife e altra bassa vegetazione erbosa (a ridosso delle coste numerosa la presenza di erbe saline). Presente, anche se con radi esemplari, la palma nana. Nel periodo estivo, gran parte dell'Isola è ricoperta di aglio selvatico e soffici prati di Phleum Pratense (code di topo), ed in prossimità delle spiagge di profumati gigli di sabbia.

Dal punto di vista naturalistico l’isola ha una avi-fauna molto varia, considerato che rappresenta un importante ricovero sia per gli uccelli migratori terrestri che marini che vi nidificano. I padroni dell'Isola sono sicuramente i gabbiani comuni che a centinaia, soprattutto in primavera si radunano per deporvi le uova. Più raro il gabbiano corso e quello reale, che, con i cormorani dal ciuffo, le berte, i cavalieri d'Italia, gli aironi cenerini, i merghi, le tortore e le procellarie, completano la ricca avifauna dell'Isola. Con un po' di fortuna, si possono incontrare i conigli selvatici e le tartarughe, che nell’isola possono circolare senza timore di essere disturbate; il visitatore deve però stare attento a non incappare incautamente nella "Malmignatta" (in sardo s’Arza o s’Argia), un pericoloso ragno, cugino della più temibile "vedova nera", che in passato, ai tempi della civiltà contadina, era più diffusa e la cui puntura è causa di reazioni molto fastidiose e pericolose. Tutte queste peculiarità hanno portato l’Unione Europea a qualificare l'Isola di Mal di Ventre come Sito di Interesse Comunitario (SIC), ai sensi della direttiva Habitat e Zona di Protezione Speciale (ZPS).

Cari amici, oggi ho voluto ripercorrere con Voi la storia di questa interessante isola, perché la siccità sta mettendo a rischio la fauna presente, in particolare il coniglio selvatico nano, che senz’acqua corre il rischio di scomparire. I volontari dell’Organizzazione internazionale protezione animali (OIPA) si sono già messi a disposizione per soccorrerli con acqua e cibo, ma hanno bisogno di aiuto e autorizzazioni delle Istituzioni, per gli approvvigionamenti e per l’installazione di mangiatoie e punti di abbeveraggio.

Come ha raccontato Roberto Fadda, delegato dell’associazione a Oristano, che, allertato da turisti, si è recato sull’isola con un gruppo di volontari. A loro è presentato uno scenario di morte. Dopo essere sbarcati e spostati di qualche metro nell’entroterra, si sono trovati davanti a decine di corpi senza vita di conigli e centinaia di ossa sparse in un’area dove era evidente il passaggio e lo stazionamento dei conigli. Sono stati individuati diversi esemplari e tane, e a quel punto hanno lasciato acqua e cibo, consapevoli che non sarà certo quello che li salverà date le elevate temperature (45-47°), ma che era comunque necessario farlo, in attesa di trovare soluzioni più idonee.

Cari amici, l’OIPA fa appello alle Autorità “affinché possano tutelare la sopravvivenza dei conigli dell’isoletta, che rientra in un’area protetta. Da parte sua, l’associazione si è dichiarata pronta a mettere a disposizione i volontari per posizionare abbeveratoi e rastrelliere con il cibo”. Speriamo che la burocrazia, con la sua lentezza, non sia d’impedimento all’intervento!

A domani.

Mario

giovedì, luglio 28, 2022

LA SALVEZZA DELLA TERRA, ORMAI IN BALIA DELLO SCONVOLGIMENTO CLIMATICO, CE LA POSSONO DARE SOLO GLI ALBERI! IL PROBLEMA E' CHE NE SERVIREBBERO BEN MILLE MILIARDI!


Oristano 28 luglio 2022

Cari amici,

Nell’ultima conferenza mondiale sul clima, che aveva confermato che la salvezza del mondo si sarebbe potuta concretizzare con una forte e rinnovata azione di ri-forestazione, l’unica capace di dare un forte impatto reale sul clima, sarebbe stato urgente e necessario avviare SUBITO questo processo di salvezza. Obiettivo da raggiungere possibilmente entro il 2030. Riforestare in modo adeguato tutte le zone oggi prive di alberi, però, sarebbe un risultato irraggiungibile con le tecniche di piantumazione classiche, per cui sarebbe stato necessario ricorrere ad altri innovativi sistemi.

Ogni anno, come ricordano il World Economic Forum e il WWF, il mondo perde tra 74.000 e 95.000 miglia quadrate di foresta, cioè ogni minuto scompare un bosco delle dimensioni di 48 campi di calcio. Per una veloce azione di ri-forestazione gli esperti in campo hanno pensato all’utilizzo di droni, e i progetti in campo in realtà ci sono, considerato lo sforzo immane che sarà necessario per mettere a dimora una quantità immensa di alberi: ben mille miliardi di nuovi alberi, cosa impossibile con le attuali tecniche, quindi impossibile per l'uomo senza ricorrere alla più moderna tecnologia, ovvero all’utilizzo dei “droni", gli unici capaci di un simile, straordinario sforzo.

Uno dei progetti in atto è quello dell'ingegnere ambientale britannico Lauren Fletcher, docente dell'Università di Oxford ed ex ricercatore della NASA. Fletcher, che ha fondato l'azienda BioCarbon Engineering, ha lanciato la sfida di piantare un miliardo di alberi ogni anno, per contrastare la distruzione sistematica delle foreste. "Ogni anno – dice l'ingegnere – vengono abbattuti 26 miliardi di alberi e riteniamo che la deforestazione su scala industriale possa essere affrontata solo con il rimboschimento su scala industriale".

La BioCarbon utilizza una flotta di droni da 13 chili per sorvolare il territorio e "mapparlo", un po' come fanno i robot domestici aspirapolvere più evoluti. Il telerilevamento è basato su tecnologia di machine learning che permette di pianificare la semina dall'alto, eseguita da altri droni, al ritmo di un seme ogni secondo, fino a 100mila semi al giorno. Ogni drone "seminatore", che vola ad un'altezza di tre metri, ha una capacità massima di 300 semi e copre un ettaro in circa 19 minuti.

Tra gli attori impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico c'è anche il SIDI (Swiss Institute for Disruptive Innovation) che dopo aver lanciato The Greenest, piattaforma di riforestazione che ha conquistato il terzo posto in Europa per numero di alberi piantumati nel 2021, quest'anno ha presentato Dronest, progetto rivoluzionario che punta a dare una svolta decisiva al troppo lento processo di forestazione in atto nel mondo. Un sistema che permetterà di piantumare con i droni alberi su vasta scala a una velocità fino a mille volte superiore a quella odierna.

Il Direttore del SIDI, Pietro Veragouth, intervistato da Tiscali News, circa l’innovativo sistema di piantumare con i droni, ha detto: "L’idea è nata alcuni mesi prima del lancio ufficiale del progetto The Greenest, quando ci siamo resi conto della complessità e dei costi elevati delle strutture organizzative dei nostri partner piantumatori. In estrema sintesi nell’impiego di droni che, lavorando in sinergia tra loro, permettono di piantumare alberi su territori molto estesi a ritmi inimmaginabili per qualunque squadra di agricoltori".

Alla domanda “Ci può fare un esempio concreto?”, Pietro Veragouth ha così commentato: "Il drone principale, che noi chiamiamo ape regina, si occupa della piantumazione, spara nel terreno delle piccole sfere che incapsulano sia il seme che i nutrienti che lo faranno germogliare. È un drone complesso e costoso e per questo deve essere sfruttato al massimo senza che gli vengano assegnati altri compiti. È che qui entrano in gioco gli altri droni, come i droni trasportatori, che hanno il solo compito di caricare nel proprio serbatoio le sfere che si trovano nel deposito più vicino e di trasportarle e trasferirle direttamente in volo nel serbatoio del drone piantumatore”.

Cari amici, riforestare la terra è ogni giorno più necessario e indispensabile; l'uso dei droni per l’urgente nuova copertura arborea non è alternativo al sistema tradizionale, bensì complementare. Lauren Fletcher ne è consapevole, tanto che in una recente video-intervista al World Resources Institute, ha sostenuto che l'intervento degli uomini sarà sempre necessario, perché le foreste necessitano sempre di una manutenzione costante.

A domani amici!

Mario

 

mercoledì, luglio 27, 2022

LA GIORNALISTA CLAUDIA SARRITZU INTERVISTA PAOLO CREPET SUL SUO ULTIMO LIBRO: “LEZIONI DI SOGNI”, UN METODO EDUCATIVO RITROVATO.


Oristano 27 luglio 2022

Cari amici,

Nelle mie giornaliere scorribande su Internet, ho trovato l’intervista che la giornalista cagliaritana Claudia Sarritzu ha fatto a Paolo Crepet, il noto psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista italiano (ospite frequente di varie trasmissioni televisive), in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Lezioni di sogni”. La fama di Crepet è ben nota, ma pure Claudia ha la sua bella fetta di notorietà, in quanto eccellente giornalista, che scrive di politica nazionale e internazionale per Globalist. È anche autrice di due saggi: "La Sardegna è un'altra cosa", sulla crisi economica in Sardegna e "Parole avanti", sul linguaggio di genere e i nuovi femminismi in Italia e all'estero. Femminista convinta, ha vinto, con il libro "Parole avanti femminismo del terzo millennio" (Palabanda edizioni), il premio nazionale di saggistica Giuditta 2019.

Chi è Paolo Crepet, come detto, lo sanno anche i giovanissimi, essendo un personaggio che certo non ha bisogno di presentazioni! Egli ha da tempo focalizzato la sua attenzione sullo scollamento educativo che si è purtroppo creato a danno delle nuove generazioni, dopo che sia la famiglia che la scuola hanno abdicato sulla loro grande e insostituibile funzione e responsabilità. Educare è un compito difficile, e Crepet, che ribadisce questo concetto da molti anni, oggi col suo ultimo libro offre il frutto della sua lunga esperienza, suggerendo comportamenti che possono aiutare il difficile compito dei genitori. Quanto da lui scritto e predicato negli anni, anche nelle innumerevoli conversazioni televisive, è stato definito «il metodo Crepet».

Nel suo ultimo libro Paolo Crepet effettua – come ha raccontato a Claudia Sarritzu – “Un lungo viaggio, che pone al centro il bisogno di ripensare la genitorialità, la scuola, il rapporto tra le generazioni, il futuro”. Per Crepet non può essere ignorata la necessità di un profondo cambiamento, seppure questo si scontri con resistenze, timori, egoismi difficili da vincere; freni che privano bambini e ragazzi del diritto di far nascere i propri sogni e di coltivarli, affidandosi alla capacità di sentire le proprie emozioni e di lasciarsi coinvolgere dalla passione per un progetto di vita.

“C’è bisogno di un cambio di rotta”, dice Crepet a Claudia Sarritzu, “Serve la forza di una voce critica, anche scomoda, che scuota da questo torpore educativo e aiuti a invertire la rotta”. Le pagine di Lezioni di sogni vogliono essere dunque spunti, provocazioni, richiami, un’occasione per riflettere sul futuro delle giovani generazioni. Che cos’è il talento e come supportarlo? Come gestire il rapporto con la tecnologia e i social media? Come educare alla gentilezza, al rispetto, alla complessità? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui nessuno può sottrarsi, perché «i bambini ci guardano e imparano da noi bellezze e viltà».

Amici, nell’interessante intervista Paolo Crepet dice a Claudia che questo provocatorio libro è «come un portolano utile, per naviganti impauriti da vecchie e nuove tempeste, per chi voglia riafferrare il bandolo di una matassa troppo strategica perché sia lasciata all’ignavia degli indifferenti». Cari amici, ho sempre ammirato Paolo Crepet, e la brava Claudia Sarritzu nella sua intervista lo ha analizzato davvero in profondità!

Amici, un libro da leggere e meditare!

A domani.

Mario

martedì, luglio 26, 2022

L'ASPIRINA CHE HAI IN CASA È SCADUTA? NON BUTTARLA VIA, TI SERVE ANCORA PER MILLE ALTRI USI, DAL BUCATO ALLA COSMESI E AL GIARDINO.


Oristano 26 luglio 2022

Cari amici,

L’aspirina, uno dei più noti analgesici, con poteri antinfiammatori, antipiretici, anticoagulanti e molto altro è un medicinale presente praticamente in ogni casa. Questa polvere bianca, ricavata dall’estrazione degli umori della corteccia del salice piangente, era nota fin dall’antichità; Ippocrate, considerato il padre della medicina moderna, già nel V secolo A.C. la usava per curare mal di testa e dolori vari. Si, la corteccia di questo romantico albero, contiene un interessante acido, quello salicilico, che oggi, modificato chimicamente, è diventato l’acido acetilsalicilico, la nota aspirina che un po’ tutti abbiamo in casa.

Ebbene, amici, proprio perché nella nostra casa una confezione di aspirina non manca praticamente mai, è possibile che, magari cercando altro, possiamo trovarne nel cassetto qualche confezione scaduta. Il primo istinto è quello di gettarla via, mettendola negli appositi contenitori dei medicinali come avviene per i farmaci scaduti, ma sarebbe un errore, perché questo farmaco, seppure scaduto, può esserci utile per tanti altri usi casalinghi. Vogliamo vederne alcuni? Credo che li troverete davvero interessanti.

Ancora in corso di validità oppure anche scaduta, l’aspirina, grazie ai suoi composti chimici, può costituire un rimedio molto efficace, per esempio, per mettere fine al problema delle verruche, quelle escrescenze carnose dure che si formano sulla pelle causate da una infezione virale benigna. Per trarne beneficio si fanno degli 'impacchi' di acido salicilico sulle verruche, ottenendo un’efficacia in circa il 75% dei casi. Che dire, poi, dell’uso dell’aspirina come ingrediente alternativo da usare per la preparazione di prodotti cosmetici e per la cura della casa? Vediamoli.

In cosmesi, grazie all’azione dell’acido salicilico, l’aspirina è un buon rimedio per esfoliare e proteggere la delicata pelle che ricopre le labbra. Il suo uso, infatti, grazie ad un composto formato da aspirina zucchero di canna, miele, olio d’oliva e vitamina E, ne evita la screpolatura e l’accumulo di cellule morte. Anche i peeling (quei trattamenti estetici che aiutano a ringiovanire la pelle mediante l’eliminazione di macchie e pelle morta), possono beneficiare dell’aspirina che, unita a succo di limone e bicarbonato di sodio, può rinnovare la nostra pelle.

Le qualità esfolianti dell’aspirina sono ideali anche per risolvere i fastidi causati dai peli incarniti, poiché la sua azione antinfiammatoria riduce l’arrossamento e facilita l’estrazione dei peli. Come procedere? Basta prendere un’aspirina e un cucchiaino di olio di cocco (7,5 gr). Basta unire l’aspirina triturata con l’olio di cocco e strofinare sulla zona da trattare. Aspettate che agisca per 15 minuti e sciacquate. Ripetete il trattamento tutti i giorni finché il problema non scompare.

Le proprietà dell’aspirina sono idonee anche a combattere i problemi dei nostri piedi, come la proliferazione di funghi, la secchezza e i calli. Inoltre, i suoi composti attivi rendono più morbida la pelle e creano una barriera protettiva contro i germi che li fanno ammalare. Come procedere? Prendere 5 aspirine, 1 cucchiaino di succo di limone (5 ml) e 1 cucchiaio d’acqua (10 ml). Ora triturate le aspirine e mescolatene la polvere con il succo di limone e il cucchiaio d’acqua. Dopo aver ottenuto un impasto omogeneo, strofinatelo sulla pelle secca e lasciate agire per 30 minuti. Sciacquate con acqua tiepida e usate una pietra pomice per eliminare la pelle morta. Ripetete il trattamento tre volte alla settimana ed integratelo con l’uso di una crema idratante.

Il potere dell’acido acetilsalicilico è in grado di rimuovere anche le macchie di sporco e sudore che alterano il tono naturale dei capi bianchi. Provare per credere! Basta prendere 5 aspirine e dell’acqua, e, dopo averle schiacciate nell’acqua e ottenuto un impasto denso, strofinare il capo macchiato di sudore lasciando agire per 15 minuti. Avviate poi il ciclo di lavaggio abituale e ammirate i vostri capi rinnovati.

L’aspirina, amici, serve anche a togliere i residui di sapone e calcare che rimangono nel bagno, lavandino, vasca e gabinetto. In che modo? Basta prendere 5 aspirine, del sapone liquido o detergente. Si sciolgono cinque aspirine triturate in un po’ di sapone liquido o del detergente e poi usiamo il mix per pulire le aree da trattare. Lasciare poi agire il composto per dieci minuti e poi risciacquare con acqua fredda.

L'aspirina, amici, può essere usata anche in giardino, con effetti benefici sulle nostre piante. Le piante producono da sole piccole quantità di acido salicilico quando sono stressate; questo le aiuta a combattere l’attacco di insetti, oppure quando sono troppo secche e denutrite o malate. Una soluzione diluita di acqua e aspirina aiuta a rafforzare il sistema immunitario della pianta, proprio come fa per noi. È stato dimostrato che il nostro aiuto con l’aspirina favorisce la crescita, protegge le piante da parassiti e funghi e aiuta la propagazione per talea.

Cari amici, sono certo che molti di Voi non conoscevano una buona parte di queste qualità e capacità dell’acido acetilsalicilico; l’aspirina, dunque, d’ora in poi tenetela più in considerazione, viste le sue antiche e straordinarie qualità!

A domani.

Mario