Oristano 17 gennaio 2024
Cari amici,
Non so a quanti di Voi
può essere capitato di parlare, anche a voce alta, da soli, praticamente
dialogando con sé stessi, come se, invece, ci stessimo rivolgendo ad altri. A
me è successo e succede ancora, quindi so bene di che sensazioni si provano. Può
capitare in determinati momenti in cui rimuginiamo qualcosa che ci è successo
poco prima, oppure quando, afflitti da un problema, cerchiamo la possibile,
giusta soluzione per risolverlo. Dopo un po’, magari dopo aver scorto qualcuno
che si avvicina, ci sentiamo colti in flagrante, supponendo che gli altri
abbiano pensato che siamo diventati un po’ pazzerelli a parlare a voce alta da
soli!
Amici, io credo che
capiti a tante persone e posso anche dirvi che gli studiosi affermano che “Parlare
con sé stessi” in realtà fa bene, come ha dimostrato di recente uno studio
scientifico (Kross et al., 2014). È dimostrato che questo esercizio mette in
moto un’attività cerebrale importante. Il nostro cervello, in determinati
momenti della nostra vita, ha un bisogno importante di dialogare con noi
stessi, riflettere su fatti, avvenimenti o decisioni che ci hanno coinvolti. Insomma,
dialogare con noi stessi è un modo importante di personificare le nostre
emozioni e cercare di regolarle.
Si, amici, è un modo, per
quanto particolare, utilizzato dal nostro cervello per cercare di aiutare se
stesso a trovare la giusta soluzione di un problema complesso; in questo modo,
infatti, da un punto di vista psicologico, ci aiuta ad autoregolare i
comportamenti che necessariamente poi dovremo prendere. In un certo senso,
potremmo dire che il parlare con sé stessi aiuta il nostro autocontrollo, facendo
sì che, alla fine, andremo a prendere la decisione migliore nelle varie
situazioni che la vita ci pone davanti.
Per alcuni questo “dialogo
con sé stessi” viene fatto senza parlare, utilizzando un dialogo mentale;
una corrispondenza non parlata ma fatta in segreto con la “propria coscienza”.
L’attività che viene portata avanti è, comunque, sempre quella: ovvero il dialogare
con sé stessi, ma senza utilizzare le parole. Quando parliamo da soli, infatti,
non facciamo altro che parlare con la nostra coscienza interiore. Tale attività
implica comunque un certo grado di maturità, perché vuol dire che chi parla da
solo, ha la capacità di dialogare con la sua coscienza!
Questa abitudine, in
realtà, non si sviluppa da grandi, ma ce la portiamo appresso fin dall’infanzia.
I bambini, infatti, lo fanno spesso, sempre ad alta voce, quando ad esempio
giocano con un pupazzetto, o parlano con il proprio amico immaginario. Essi
interiorizzano le conversazioni che hanno con gli adulti e li usano come
modello per parlare con sé stessi, per concentrarsi e tranquillizzarsi. Studi importanti
hanno dimostrato che tale discorso “con sé stessi” in tenera età, risulta
essenziale per l’apprendimento del linguaggio, e aiuta non poco a regolare le
emozioni.
Questo dialogo, man mano
che si cresce, viene mantenuto, sia da adolescenti che da adulti, anche se la
maggior parte di noi, poi, lo fa in maniera silenziosa, non udibile. Recenti
studi hanno appurato che questo dialogo interiore ha effetti molto positivi.
Esso si traduce in una riduzione dei comportamenti impulsivi, in azioni più
responsabili, o semplicemente ci permette di meditare prima di arrivare ad una
reazione. Amici, il “parlare con sé stessi”, e quindi con la propria coscienza,
contribuisce e permette di migliorare l’adattamento psicosociale
dell’individuo, oltre ad essere sinonimo anche di maturità intellettiva.
Il professor Gary
Luypan, docente all’Università statunitense del Wisconsin-Madison, ha
condotto uno studio pubblicato nel 2012 sul Quarterly Journal of
Experimental Psychologys. Coadiuvato dal collega psicologo Daniel Swingley,
professore universitario in Pennsylvania, ha dimostrato come parlare a sé
stessi aumenterebbe le nostre capacità percettive e di riflessione. Parlare
da soli, dunque, stimola le nostre facoltà cognitive permettendoci di
raggiungere più rapidamente i nostri obiettivi. Aiuta altresì la memoria, e
incrementa l’autostima confermandoci la capacità di potercela cavare da soli.
Cari amici, comunicare
col nostro “alter ego” ci aiuta a conoscere, a capire e ad accettare meglio
noi stessi; in questo modo le paure che ci assalgono, i timori o le convinzioni
errate che ci portiamo appresso, vengono analizzate, capite e superate.
Dialoghiamo dunque spesso con noi stessi, avremo una maggiore consapevolezza e
una migliore conoscenza di chi siamo.
A domani.
Mario
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