sabato, gennaio 20, 2024

IL FICO D'INDIA, UNA IMPORTANTE COLTURA CHE PURTROPPO È TRASCURATA IN SARDEGNA! MA, FORSE, LE COSE POTREBBERO CAMBIARE...


Oristano 20 gennaio 2024

Cari amici,

C’è una pianta spontanea alquanto ricca di frutti che in Sardegna cresce spontaneamente e che non richiede cure: è il FICO D’INDIA. I suoi frutti in passato non solo erano alquanto apprezzati, ma in periodi di economia scarsa (in particolare dopo la Seconda guerra mondiale) riuscivano a soddisfare anche le esigenze alimentari di chi non era proprio in grado di cibarsi regolarmente.  Questa pianta dai frutti dolci e succosi è un cactus che cresce spontaneamente nelle regioni del Mediterraneo, in Italia in particolare nelle regioni del Sud.

Attraversando la Sardegna il viaggiatore e il turista possono osservare filari interi di questa pianta, utilizzata sia per le chiusure delle proprietà che all’interno dei terreni destinati al pascolo. È così frequente imbattersi in questa pianta che troviamo ai bordi delle strade, che, nel periodo della maturazione dei frutti, viene spontanea la tentazione di fermarsi per coglierne e cibarsene! È possibile senza nulla rischiare perché nessuno si lamenterà se ne cogli!

Amici, seppure la Sardegna sia ricchissima di queste piante, vista la grande diffusione, e ovviamente dei suoi frutti, nessuno finora aveva pensato a trasformare il fico d’india da pianta selvatica in coltivata, migliorandone la qualità e selezionando le più produttive. Eppure qualcosa, anche nella nostra isola, sembra muoversi, magari pensando che in altre regioni (come la Sicilia) questa pianta è coltivata e da un buon reddito. Vediamo chi è questo pioniere che da uno dei nostri paesi dell’interno cerca di rivoluzionare la coltivazione di questa pianta.

Questo sardo rivoluzionario si chiama Ettore Boi, ha 68 anni e sta ad Ussana, dove si occupa di un'azienda agricola di tre ettari nella campagna di Su Pardu, dove in una parte coltiva fichi d'india. L’idea di occuparsi di questa coltivazione è maturata anni fa, e, anno dopo anno, applicando la scozzolatura parziale (è quell’operazione che consiste nell'eliminare la maggior parte dei fiori in modo da forzare la seconda fioritura (luglio/agosto) e riuscendo a produrre frutti di migliore qualità e dimensioni; è riuscito ad ottenere frutti addirittura 12 mesi all'anno, come Boi ha affermato convinto ad AgroNotizie, dicendo di essere alquanto orgoglioso del risultato.

La procedura della scozzolatura applicata da Boi, diversamente da quella totale applicata in Sicilia, è selettiva e parziale: "Quando in primavera tolgo le palette e i fiori appena sbocciati, non lo faccio mai radicalmente", commenta ai curiosi che gli chiedono spiegazioni. Con questo sistema l’innovativo Ettore Boi non solo riesce ad ottenere frutti fino ai primi mesi dell'inverno, ma, come ampiamente testimoniato da filmati e fotografie, la fioritura e la fruttificazione sono diventate perenni.

Ettore Boi, questo innovativo agricoltore, in precedenza coltivava agrumi nella sua azienda; poi nella sua mente balenò l’idea di occuparsi della coltivazione del fico d’india. Non cercò di improvvisare, ma studiò e si documentò per bene sui sistemi di coltivazione di questa cactacea, una pianta che nel 2017 suscitò l’attenzione della FAO per le sue potenzialità produttive in ambienti aridi, e non solo per la produzione di frutti.

Piano piano iniziò così la sostituzione delle piante d’agrumi con quelle di fico d’india, arrivando ad avere ora ben 350 piante di cultivar locali gialle e rosse e con poche spine. Il suo terreno è particolarmente adatto, essendo costituito da conglomerati, brecce e arenarie a matrice argilloso-arenacea di colore rosso-violaceo. A chi gli chiede notizie sul suo nuovo impegno, risponde che la coltivazione del fico d'India non è cosa semplice, in quanto bisogna addentrarsi pian piano nella conoscenza di questa pianta, che, comunque, può dare delle ottime soddisfazioni. "Per questo motivo - spiega Boi - porto le stesse cure ai fichi d'India, con la stessa attenzione con cui curavo e curo il frutteto".

Cari amici, la tecnica di coltivazione applicata da Boi meriterebbe di essere ulteriormente perfezionata e successivamente, magari col concorso della Regione, applicata a largo raggio nell’Isola. "Il mio desiderio – spiega Boi - è che quanto sono riuscito a fare possa essere replicato da altri, in modo che il mio lavoro non vada perso”.  Io credo che la Sardegna potrebbe recitare un ruolo di rilievo nella coltivazione del fico d’india!

A domani.

Mario

Nessun commento: