Oristano 7 gennaio 2024
Cari amici,
La notizia è di quelle
che lasciano stupefatti, SENZA FIATO! Nelle profondità dell’oceano, in un
punto noto solo a pochissimi, di recente è stato localizzato un Galeone
spagnolo, appartenente alla flotta di Filippo V di Spagna (la nave si chiamava "San José" e proveniva dalla Colombia), che navigava col suo carico verso la Penisola
Iberica ma non ci arrivò. Fu, infatti, affondato il 10 giugno del 1708 da
quattro navi da guerra inglesi, capitanate dal corsaro Charles Wager, al largo
della costa caraibica di Cartagena.
Dopo tanti anni, una
volta individuato con i mezzi tecnologici di oggi che possono scrutare senza
problemi anche nelle profondità oceaniche, è stato individuato, con immensa sorpresa, un
tesoro straordinario, di una grandezza mai vista prima. Si parla di forzieri
ricolmi di oro e smeraldi, stivati nella pancia di quel galeone spagnolo che,
proveniente dal Sud America e diretto in Spagna, mai vi giunse. Entrando nel
dettaglio, stando a quanto trapelato, si tratterebbe di 116 bauli traboccanti
di milioni di monete, chili di smeraldi, argento e 7 milioni di pesos, un tempo
appannaggio dal viceré del Perù. Talune fonti parlano di 344 tonnellate di
monete d'oro e argento e 116 scatole di smeraldi.
Di questo tesoro,
valutato almeno 20 miliardi di dollari, ora sono in tanti a reclamarne la
proprietà. Uno dei pretendenti è la Colombia, un altro è la Spagna, ma anche Perù,
Panama e Bolivia, ne disputano la proprietà. Come prima accennato, il galeone chiamato
San José, appartenente alla flotta di Filippo V di Spagna, carico di questa
montagna di preziosi razziati in Colombia, era diretto nella penisola iberica per
portare il carico al Re di Spagna. Malauguratamente finì negli abissi
dell’oceano, affondato dalle forze inglesi. Nel naufragio persero la vita 600
persone, inghiottite in gran parte dalle acque profonde e scure insieme al
ricchissimo carico custodito nelle stive della nave.
Col passare dei secoli,
nessuno pensò più al galeone e al suo straordinario carico, fino a quando il Governo
colombiano, nel 2015, annunciò al mondo di conoscere il luogo dove giaceva il
relitto. In realtà la ricerca del galeone, seppure in segreto, era in corso da
tempo, anche da parte di privati. Una società privata di recupero statunitense,
la Sea Search Armada, ha dichiarato di essere a conoscenza del luogo dove
giaceva il relitto con il tesoro fin dal 1981, e di aver rivelato al Governo
colombiano le coordinate in cambio del diritto alla metà dell'enorme ricchezza.
Un accordo che, però, i governanti della Colombia negarono in modo secco.
Poiché sicuramente le
prove dell’esistenza e della localizzazione del tesoro esistono, unitamente
alle prospettive di un suo recupero, il Presidente colombiano Gustavo Petro
avrebbe dato incarico all’esecutivo di procedere alle necessarie operazioni. Il
Ministro della Cultura David Correa avrebbe così promesso l’impegno prioritario
del Governo in questo senso. A quel punto però la Sea Search Armada non si è
arresa, tanto che avrebbe portato il suo caso a Londra per un arbitrato
internazionale, chiedendo 10 miliardi di dollari, equivalenti, come richiesto
in precedenza, a metà del valore del carico.
La disputa sulla
spartizione, però, non finisce con i due contendenti. La Colombia, infatti, non
sarebbe l’unico Paese a contendersi il tesoro. Anche la Spagna avrebbe
orientato i radar sull’enorme ricchezza. Del resto, sostengono a Madrid, si
trattava pur sempre di una nave spagnola che trasportava quel pesante carico!
Ma anche Panama e Perù vorrebbero la loro parte, in quanto, a loro avviso, tutto
quell’oro e le pietre preziose erano state sottratte ai loro territori. Anche
la Bolivia, riferendosi all’antico, originario popolo di quelle terre, i Qhara-Qhara,
accampa dei diritti, perché ad estrarre i materiali preziosi dal grembo della
terra, nel XVI secolo, furono i loro antenati!
Amici, su quello che è considerato
il più grande tesoro della storia dell’umanità (definizione fatta dal Governo
della Colombia), sembra inevitabile dunque l’apertura di una vertenza legale
internazionale. Il Governo colombiano, che si ritiene l’unico titolare di quel
tesoro (essendo il galeone partito dalla Colombia) appare disposto a giocare il
tutto per tutto, come dichiarò nel 2015 l’ex Presidente Juan Manuel Santos, che
tenne segrete le coordinate del luogo di ritrovamento facendo valere il segreto
di Stato. Annunciò pubblicamente di voler utilizzare il tesoro facendo nascere
un museo dedicato al San José. Intenzione confermata dall’attuale Presidente
Gustavo Petro, che vorrebbe recuperare la nave col suo incredibile carico entro
il 2026, in pratica prima della fine del suo mandato.
Cari amici, come ben
sappiamo, le vertenze internazionali sono sempre state lunghe e complesse. Ora
staremo a vedere come finirà l’appassionante vicenda che di certo sarà vagliata dalla Corte Permanente di Arbitrato internazionale, preposta a dirimere le controversie
internazionali tra Stati. La storia è davvero avvincente, e il recupero di questo immenso
tesoro migliorerà non poco l’economia della nazione che se lo aggiudicherà. Per
ora, però, lo straordinario tesoro continua dormire nelle profondità dell’Oceano!
A domani.
Mario
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