Oristano 29 aprile 2022
Cari amici,
Voglio affrontare oggi con questo post una riflessione con Voi sul nostro cervello, quello straordinario computer che ci accompagna fin dalla nascita e che ci consente di vivere in Comunità instaurando relazioni e facendo vita in comune. Certo, perché l’uomo non nato
per stare solo, lo troviamo scritto anche nella Bibbia, dove leggiamo che il
Creatore del mondo disse: “Non è bene che l’uomo sia solo”. L'uomo infatti è
un animale sociale, che vive di sicuro in modo migliore la sua vita in Società, legandosi a singoli
e gruppi, sia nel lavoro che nella vita familiare e di relazione. Eppure,
se questa è la regola, c'è pure l'eccezione, in quanto i “solitari” esistono e non sono, come alcuni
vorrebbero farci credere, dei soggetti particolari, a dir poco infelici,
incapaci di vivere con vera gioia lo stare insieme con gli altri.
Questo comportamento "solitario" fa presupporre che “La
solitudine” sia qualcosa da temere, da tenere lontana, che spaventa la maggior
parte delle persone! Eppure, per alcuni soggetti questa ‘solitudine’ risulta appagante, non solo
esiste ma è amata; i solitari, ovvero coloro che concepiscono la vita in
modo alquanto diverso dagli altri ci sono e sono felici di esserlo. Sono dei soggetti che riescono a godere
della propria compagnia, senza aver bisogno di un continuo interscambio con gli
altri, in quanto perfettamente consapevoli dei propri punti di forza e di
debolezza. Il risultato è, però, che fare amicizia con questi “eremiti” risulta
piuttosto arduo, in quanto sono soggetti ‘difficili’, che non socializzano facilmente
con chi li circonda. Tuttavia, gli psicologi sostengono che le persone
solitarie possiedono alcune caratteristiche molto interessanti.
A stabilire queste loro
speciali caratteristiche è un recente studio pubblicato sul Journal of
Cognitive Neuroscience, secondo il quale la regione del cervello
chiamata “corpo striato”, che nell’uomo viene attivato da stimoli associati
alla ricompensa, è meno attiva nelle persone solitarie; quindi, l’eccitazione
dovuta alle “ricompense date dalla socializzazione” non risveglia in loro un
grande entusiasmo. Eppure, nonostante la Società li etichetti come soggetti “asociali”,
in quanto preferiscono godersi la vita in solitudine, priva di amici, in realtà
queste persone non sono infelici, seppure vivano in solitudine. Uno studio,
infatti, sostiene che queste persone che preferiscono stare da sole, vedono il
mondo in modo alquanto diverso dagli altri, oltre ad avere un potere decisionale e di
analisi molto diverso.
Secondo la psicologa Amanda
Guyer, del National Institute of Health del Maryland, le persone
socialmente isolate hanno una maggiore sensibilità alle interazioni sensoriali
ed emotive. Ciò significa che tutto quello che accade in questo contesto di
interazione, ha un impatto maggiore su di loro. Per giungere a questa
conclusione, la ricercatrice ha condotto uno studio su due gruppi di bambini:
uno di bambini riservati e un altro di bambini estroversi. Tutti i bambini
hanno partecipato ad un gioco in cui dovevano premere un bottone per vincere
dei soldi. I bambini introversi hanno dimostrato un’attività cerebrale (regione
striata) fino a tre volte maggiore rispetto al secondo gruppo.
Amici, le persone
solitarie, ovvero introverse, seppure ritenute (più a torto che a ragione)
persone poco felici, hanno delle caratteristiche superiori rispetto a quelle così
dette estroverse; il cervello di una persona introversa è stato accertato che è
in grado di adattarsi alle più diverse esperienze grazie alla sua maggiore
sensibilità. Per questo motivo, ad esempio, i solitari sono in grado di
rispondere più velocemente nei momenti in cui c’è una grande richiesta sociale,
come in certi stati di emergenza. Inoltre, nella loro solitudine interiore sono
in grado di percepire sottigliezze o dettagli che gli altri ignorano.
Tra i solitari, per
esempio, si contano ottimi scrittori, pittori o titolari di altre forme d’arte,
poiché il loro cervello amante della solitudine, risulta molto più aperto alla
genialità! Diversi geni solitari, come ben sappiamo, sono stati considerati “con
qualche vena di pazzia”, anch’essa spesso collegata alla solitudine. “Vivere
da soli è il destino di tutte le grandi anime”, affermava con
convinzione il grande Arthur Schopenhauer.
Cari amici, c’è un’ultima
considerazione importante da fare su questi soggetti. Le persone definite
solitarie risultano particolarmente leali, e si circondano di una ristretta cerchia
di persone che essi non tradiranno mai! A sostenere questa tesi è il professor Jonathan
Cheek, psicologo del Welleseley College, secondo il quale “alcune
persone, semplicemente, hanno un minor bisogno di affiliarsi agli altri”;
le persone solitarie quindi hanno una maggiore considerazione di se stessi e delle proprie capacità, e nonostante siano perfettamente in grado di
relazionarsi con gli altri, preferiscono farlo con moderazione, studiando con
attenzione le persone a cui concedere la loro amicizia; di norma si ritrovano con
una ristretta cerchia di persone fidate, stabilendo con loro un’amicizia perenne.
Che dire amici? C'è molto da imparare dalle persone che amano stare da sole, in quanto risultano più serie
e riflessive di molte altre!
A domani.
Mario
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