Oristano 3 aprile 2022
Cari amici,
In ogni parte del mondo
usi, costumi e tradizioni, perpetuano nel tempo i riti delle passate
generazioni; essi, quasi sempre, sono strettamente legati alla religiosità. L’uomo,
infatti, ha sempre voluto rendere omaggio alle grandi, meravigliose forze della
natura: dal sole alla luna, dai cicli delle stagioni alle carestie; a queste
forze, deificandole, ha chiesto aiuti, fornendo preci e sacrifici. La vita in passato era
più difficile di quella dei oggi, e la “Religiosità pagana” ha imperversato per
secoli, rimanendo poi fagocitata dall’arrivo del Cristianesimo, che non ha cancellato
ma assorbito e trasformato gli antichi riti, tributandoli non più agli dei
pagani ma ai santi della cristianità. Insomma, l’uomo ha sempre chiesto aiuto
al soprannaturale, per richiedere benevolenza e assistenza, organizzando riti
propiziatori per una favorevole annata agraria e un buon raccolto.
Ad Oristano, come
sappiamo, funge da classico esempio il rito della Sartiglia, dove il “Componidori”,
l’androgino semidio, compie il famoso rito cavalleresco auspicando, in base al
numero delle stelle conquistate, una annata agraria favorevole e benedicendo poi
il popolo con Sa Pippia de Maju. Ebbene, amici, oggi voglio parlare con
Voi di un particolare, rito propiziatorio praticato in passato dall’antica
civiltà agricola del Molise, che risulta ancora in essere. Si tratta della “Treccia di
Santa Croce di Magliano” (Molise), un particolare formaggio votivo che
riveste un alto valore simbolico nella festività della Madonna dell’Incoronata,
festeggiata l’ultimo sabato di aprile.
A Santa Croce di Magliano
(centro in Provincia di Campobasso) l’ultimo sabato del mese di aprile ricorre
la festa della Madonna dell'Incoronata. Qui la treccia è il simbolo delle
produzioni agricole. In occasione della festa del patrono, la Treccia di Santa
Croce viene indossata a tracolla dai pastori e dagli animali per ricevere la
benedizione di San Giacomo, che propizierà un buon raccolto. Questa particolare
treccia-indumento è uno dei pochi formaggi italiani che hanno un alto valore
religioso e propiziatorio. Ma vediamo come questo formaggio viene realizzato
dalle sapienti mani agro-pastorali.
Questa particolare
treccia è ottenuta dal latte bovino, a cui si aggiunge il caglio e il siero in
cottura a 40 gradi. Lasciata cagliare per 40 minuti, viene poi lavorata in un
secondo recipiente finché raggiunge la consistenza desiderata. Dopo 4 ore di
"riposo" si procede al taglio in strisce che poi vengono intrecciate
nel modo caratteristico, che dà origine alla treccia. È un formaggio a pasta
filata, che, per la particolare lavorazione, assume l’aspetto di un nastro
intrecciato. Si presenta di colore bianco al momento della preparazione e si
trasforma in giallo dopo qualche giorno. È lunga circa 100 cm e larga circa 20
cm.; La lavorazione manuale è finissima, con tanto di sfrangiatura ai bordi
della pasta che deve essere di colore simile all'avorio, della consistenza
della provola o della scamorza e priva di croste.
Questa treccia, dunque, è
costituita da un fitto intreccio di pasta filante, che lavorata diventa come
una sorta di sciarpa-mantella. Viene indossata a fine aprile, in una serie di eventi
simbolici che mescolano tradizione contadina e religiosità. Per chiedere la
benedizione sul futuro raccolto, i contadini si recano dal Santo con addosso la
Treccia di Santa Croce di Magliano e chiedono il buon auspicio a San Giacomo e
poi alla Madonna. Questo rito è stato decantato, nei primi anni del Novecento,
in una poesia in dialetto molisano del poeta Don Raffaele Capriglione.
Una volta completato il
rito contadino-religioso, la Treccia di Santa Croce di Magliano viene fatta gustare
ai partecipanti alla festa. Questo formaggio (che può essere consumato subito
oppure dopo 6-7 giorni), per poterne apprezzarne al meglio le caratteristiche
organolettiche, va gustata senza aggiunte, tagliandola a strisce di circa 5-10
cm o anche sfilacciandola con le mani. Va consumata con pane e salumi locali, gioiosamente
accompagnata con solenni bevute di vino rosso. Questo importante prodotto di
nicchia, di recente è stata incluso fra le specialità italiane "rare"
(come detto se ne producono circa mille kg. l'anno), inserita nella selezione
Arca del Gusto di Slow Food. Poiché attualmente vi è solo un unico
produttore che si occupa della vendita di questo particolare formaggio, il
rischio che scompaia (compresa l’antica tradizione) resta alto.
Cari amici, questo straordinario
prodotto perpetua uno degli antichi riti pagani della fertilità, legati
all'alternarsi delle stagioni e dei periodi di semina e raccolto. Anche oggi,
dunque, la festa della Treccia continua a svolgersi di anno in anno, arrivando
così al Terzo Millennio. Spero che anche oggi, cari lettori, sia riuscito a soddisfare
qualche Vostra piccola curiosità. Conoscere usi, costumi e tradizioni di altri
popoli è sempre positivo, se non altro per mettere a confronto noi con gli
altri!
A domani.
Mario
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