lunedì, aprile 11, 2022

LA SARDEGNA E GLI SPRECHI DELL’ACQUA POTABILE. OLTRE LA METÀ DI QUELLA IMMESSA IN RETE PER IL CONSUMO UMANO, VIENE “PERSA PER STRADA”!


Oristano 11 aprile 2022

Cari amici,

Se con la mente torno indietro nel tempo, anche solo di qualche lustro, rivedo le grandi polemiche che diversi anni fa alimentavano in noi sardi la preoccupazione per la ciclica scarsità di piogge di cui l’isola soffriva. Si parlò di ipotetici collegamenti con la penisola e di raccordo tra loro dei numerosi bacini esistenti per trovare una soluzione, ma nulla si fece. In politica, come ben sappiamo, molto si dice ma poco si concretizza. Poi, grazie a Dio, tornarono tempi più tranquilli, le piogge ripresero a cadere e i bacini a riempirsi nuovamente. Ma passata l’emergenza, dei possibili rimedi per evitare una nuova crisi idrica, poco o nulla venne fatto!

Di norma, quando un qualsiasi bene manifesta segni di un possibile pericolo di futura scarsità, si cerca di utilizzarlo al meglio, senza sprechi, evitando ogni inutile perdita; ma nella nostra isola, per quanto riguarda questo bene prezioso, questa preoccupazione pare non esistere! A dimostrarlo basta un esempio eclatante: in Sardegna gli acquedotti che nei vari centri distribuiscono l’acqua nelle case perdono il 50% dell’acqua immessa in rete! Addirittura, nei comuni capoluogo (e Oristano vi rientra a pieno titolo) le perdite risultano addirittura superiori alla media regionale, arrivando a sfiorare il 60 per cento!

Causa prima di questo disastro, il mancato rinnovo delle reti di distribuzione, oramai cariche del peso degli anni, con le tubazioni vetuste e corrose (anche poco sane per la presenza di amianto nei tubi), oltre che lacerate dai numerosi interventi stradali. Cause ben note, rimarcate anche dai media che ripetutamente tornano sul problema, ma che gli organi preposti, a parte le parole di circostanza, sembrano voler ignorare, millantando, magari, l’impossibilità di intervento per mancanza di fondi.

Uno studio recente, elaborato dal Centro studi di CNA Sardegna, ha messo in evidenza che, tra i volumi d’acqua immessi in rete e i volumi erogati, la perdita è stratosferica, con la dispersione di oltre la metà di quella inviata nella rete. Lo studio ha anche elaborato i possibili costi per necessaria ricostruzione delle reti obsolete (in gran parte superiore ai 50 anni), con un’ipotesi di spesa di circa 2,7 miliardi di euro. Cifra certamente non facile da reperire! Con gli attuali ritmi di sostituzione dei tratti di rete con più di 50 anni, si arriverà ad una situazione di rinnovo complessivo non prima di 52/55 anni!

Amici, la Sardegna è la Regione con il più alto numero di bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile; questa frammentazione causa un importante calo della qualità dell’acqua prodotta, tanto che Il 30% delle famiglie sarde non è soddisfatto del servizio idrico; un gradimento scarso, dunque, ben diverso dal dato nazionale, nel quale l’insoddisfazione è attestata a meno del 10 per cento. Questo fa sì che ben il 50% dei sardi non si fida a bere l’acqua del rubinetto, rifornendosi dell’acqua venduta in bottiglia. Ciò comporta spese ben maggiori per i sardi: se a livello nazionale la spesa per l’acquisto di acqua minerale è di 12,56 euro al mese per famiglia, in Sardegna questo valore risulta proporzionalmente ben più alto.

Amici, provvedere al rinnovo dei 13.450 km della rete idrica presente in Sardegna non è certo un gioco da ragazzi! Eppure, la rete è in pessime condizioni di manutenzione e avrebbe necessità di consistenti investimenti; il problema è: dove e come reperire gli accennati 2,7 miliardi di euro necessari?  Credo che una possibilità potrebbe venire dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR), ma questo potrebbe avvenire solo con un intervento politico regionale di forte peso, sostenuto in modo compatto dai partiti, senza le classiche divisioni che come ben sappiamo ci contraddistinguono!

Cari amici, la Sardegna è da tempo immemorabile nota per avere degli abitanti colpiti da un male oscuro noto come “eccesso di individualismo”; gli spagnoli ci definirono “Pocos, Locos y Mal Unidos” (definizione attribuita a Carlo V), per cui anche per cose importanti come questa trovare l’accordo mi sembra alquanto difficile. Ma quando è necessario bisogna farlo! Sapremo, almeno in questa occasione, trovare la compattezza necessaria? Io ne dubito.

A domani.

Mario

1 commento:

gdr ha detto...

Concordo totalmente