Oristano 12 Giugno 2018
Cari amici,
Che l’Italia, a livello
europeo, sia considerata il Paese "peggior pagatore d'Europa" non lo
dico io su questo blog, ma lo afferma il Commissario Europeo Antonio Tajani, che ha
proposto per il nostro Paese l'avvio della procedura di infrazione, per violazione della normativa
europea, che prevede il pagamento da parte delle P.A. entro i 30 -60 giorni,
mentre da noi si arriva ancora a superare i 200 giorni. E non bastano i
ritardi, in quanto altro tasto dolente è quello degli interessi di mora, ritenuti con ragione troppo
bassi.
La lunga telenovela dei
ritardi delle P.A. è in piedi da tempo immemorabile, e strada facendo ha
lasciato nel suo percorso morti e feriti, causando la chiusura per fallimento
di non poche imprese. Oggi, per le ragioni che spiegherò in chiusura, voglio
riportare un ultimo caso eclatante che, anche per gli sviluppi successivi che
ha avuto, merita di essere riportato non solo nei dettagli, ma sopratutto utile per fare
determinate considerazioni che non possono essere assolutamente sottovalutate.
Il caso in parola è quello di Sergio Bramini, imprenditore di 71 anni, travolto
dai debiti accumulati per i ritardi dell’incasso dei crediti vantati verso la
Pubblica Amministrazione.
Sergio Bramini era un imprenditore
monzese attivo nello smaltimento dei rifiuti. Nella sua attività lavorava, svolta in
gran parte per conto delle Pubbliche Amministrazioni, strada facendo ha accumulato nei loro
confronti crediti di alto spessore. Il periodo difficile iniziò nel 2005, quando le
Amministrazioni per cui svolgeva il servizio iniziarono a pagare le fatture
sempre più lentamente, accumulando ritardi che iniziarono a metterlo in
difficoltà. Lui, però, da contribuente onesto, nonostante la scarsa liquidità,
si sforzò di saldare le tasse anticipate, gli acconti, e, per non licenziare i
dipendenti, contrasse con le banche anche due mutui: uno da 500 mila euro con
ipoteca sulla casa, l'altro di ulteriori 500 mila euro sull'azienda.
Continua a stringere i
denti per osservare tutte le scadenze, ma le cose, tuttavia non cambiano: anzi vanno
sempre peggio.
Bramini, uomo onesto,
nonostante la grande buona volontà, ad un certo punto però non riesce più a saldare i
debiti con le banche e con Equitalia. È disperato: è vero che ha accumulato 1 milione di euro di debiti, ma ne
vanta quattro di credito, nei confronti della P.A.! Poco cambia, però, ed ecco arrivare
il fallimento. Sembra inconcepibile, addirittura impossibile che un
imprenditore a cui lo Stato non paga quanto dovuto, debba fallire, ma così è. Il
curatore fallimentare spiega all'uomo che forse sarebbe stato meglio fallire prima. Intanto
la Banca continua nella sua procedura esecutiva; alla politica poco importa che alla fine per l'imprendittore si arrivi anche allo sgombero forzato dalla sua casa (dove il Bramini abitava
con i tre figli e una nipotina): la legge fallimentare purtroppo non risparmia
nessuno, onesti e disonesti.
Lo sgombero,
inizialmente fissato per il 1 Giugno, considerata la concomitanza con le
festività della Repubblica e l’avvio della costituzione del nuovo Governo, viene anticipato al 18
Maggio. Il misfatto ormai è compiuto!
Un uomo, un gran lavoratore che aveva creato occupazione e benessere anche per molti dipendenti, che produceva, che pagava stipendi, creava ricchezza, era diventato all’improvviso un fallito, estromesso dalle sue proprietà e anche da casa sua. Avvilito come uomo, come cittadino e come imprenditore. La sua vicenda, come molti di noi sappiamo, non è isolata: altre decine di casi come il suo avvengono tutti i giorni in Italia: imprenditori massacrati dalla crisi post 2008, lasciati nelle spire di Equitalia e spesso ignorati proprio dal loro più grande debitore: lo Stato.
Un uomo, un gran lavoratore che aveva creato occupazione e benessere anche per molti dipendenti, che produceva, che pagava stipendi, creava ricchezza, era diventato all’improvviso un fallito, estromesso dalle sue proprietà e anche da casa sua. Avvilito come uomo, come cittadino e come imprenditore. La sua vicenda, come molti di noi sappiamo, non è isolata: altre decine di casi come il suo avvengono tutti i giorni in Italia: imprenditori massacrati dalla crisi post 2008, lasciati nelle spire di Equitalia e spesso ignorati proprio dal loro più grande debitore: lo Stato.
Sono le tante situazioni
come quella di Bramini, cari amici, che hanno creato in Italia quel grande
stuolo di italiani scontenti, che gli entourage politici, chiamano "barbari",
"populisti", che vengono addirittura additati come i restauratori di
un nuovo fascismo sotto mentite spoglie. Credete che la valanga di voti che si è
riversata sul Movimento dei 5 Stelle non abbia legami con questo malessere, con
questo artatamente definito populismo? Io sono convinto di SI, invece, perchè credo che gli
italiani hanno davvero perso la pazienza e pensato che la vecchia politica
con i suoi bizantinismi aveva davvero fatto il suo tempo, che era arrivata l’ora
di cambiare.
Amici, c'è sempre un momento in cui la corda troppo tesa si spezza. A ben guardare un legame tra questi fatti e i
vincitori che oggi ci governano esiste: è dimostrato proprio da quanto sto per
dirvi. Il nuovo governo giallo-verde di Di Maio e Salvini è appena diventato realtà,
sta dando vita ad un’altra tornata politica. Ebbene, proprio in questa nuova fase, a Bramini è successa una cosa
mai accaduta prima. Il neo Vicepremier, nonché Ministro dello Sviluppo
Economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio, con una sua personale decisione ha personalmente
nominato Bramini “Consulente del Governo”,
per poter mettere a disposizione la sua esperienza di uomo e di imprenditore al servizio degli Organi dello Stato, aiutandoli a
varare al più presto una nuova legge, atta ad eliminare le storture che hanno causato
fallimenti come il suo. Intervistato, l'ex imprenditore fallito per colpa dello
Stato ha dichiarato di avere già in mente delle misure da far adottare "per
evitare che altri facciano la mia stessa fine".
Cari amici, credo che
Bramini ce la metterà tutta, perché torti come quello che lui ha subito non
debbano più verificarsi. Lo stato non doveva consentire che perdesse tutto per
un debito di un milione, quando ne vantava quattro nei confronti proprio dello
Stato! Poi ci lamentiamo se il popolo alza la voce e prende decisioni che
spesso sono amare, come le medicine che usamo per guarire...
A domani.
Mario
I DEBITI VANNO ONORATI...SENZA RITARDI!
Nessun commento:
Posta un commento