Oristano
28 Giugno 2018
Cari amici,
Ho già avuto occasione
di scrivere su questo blog che “poeti si nasce”, perché in tanti siamo in grado
di parlare, anche forbito, scrivere, anche in maniera eccellente, ma non si è
poeti se nel nostro DNA manca “quel di più” particolare, concesso solo ad
alcuni. La riflessione di oggi è dedicata a Marco Statzu, un sacerdote che
opera nella Diocesi di Ales-Terralba, ed al suo recente libro di poesie
intitolato “Erano lacrime mie”,
presentato Mercoledì 27 Giugno al Museo Diocesano Arborense.
Un titolo intrigante,
sotto certi aspetti anche sibillino, quello dato da Don Marco alla sua raccolta, denso di significati reconditi, perché
le lacrime sono qualcosa di unico, di straordinario; quello scorrere liquido sulle nostre
guance è il liquefarsi delle nostre emozioni, è un compendio di sensazioni
aventi differente forza, intensità e motivazione. Le lacrime esprimono con straordinaria
forza noi stessi: sono a volte tristezza, amarezza, delusione, ma spesso anche gioia, felicità
condivisione di emozioni e sentimenti positivi. Le lacrime sono la trasformazione
materiale, della nostra spiritualità interiore.
Le lacrime descritte
nel libro di Marco Statzu, amici, come scrive Enzo Bianchi, “sono lacrime di tribolazione,
ma anche lacrime capaci di donare un’iridescenza allo sguardo che rende la
visione più trasparente e luminosa, fino a desiderare che la nostra vita sia
«all’altezza delle lacrime», di questo rinnovato battesimo, di questo sguardo
penetrante, dolente e compassionevole su persone e cose”.
Marco Statzu è un
prete, un uomo votato a Dio, ma un uomo di chiesa “diverso”, lontano dai soliti
schemi. Nato in terra d’Arborea, ad Oristano nel 1979, è l’ultimo di quattro
fratelli; matura presto la vocazione, entra in Seminario e diventa sacerdote
nel 2004, svolgendo il suo primo apostolato nella Diocesi di Ales-Terralba.
Dopo aver conseguito il Dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia
Università Gregoriana, diventa docente incaricato (Teologia Dogmatica,
Antropologia Teologica ed Escatologia) presso la Pontificia Facoltà Teologica
della Sardegna; è anche Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano della
Diocesi di Ales-Terralba e Assistente Ecclesiastico dell'AGESCI - Zona di
Oristano.
Nonostante i suoi numerosi
impegni, ha continuato a collaborare con diverse Parrocchie della sua Diocesi
e, da profondo studioso delle Sacre Scritture, ha pubblicato diverse opere: Mistica dell’Incarnazione. Per una
conoscenza affettiva di Dio (Glossa) e Tra
Disastri e Desideri (Fara, Rimini), entrambi pubblicati nel 2010.
Relativamente al territorio, ha pubblicato anche Terralba, dal Medioevo ai giorni nostri. Storia, tradizioni e persone
(Selas, Terralba 1998).
La sua ultima fatica è
i libro di poesie “Erano lacrime mie”,
che ha presentato ad Oristano, grazie alla collaborazione con il Museo
Diocesano, Mercoledì 27 Giugno, alle 19,00, nel giardino del Museo Arborense. Il
libro è una significativa raccolta di 47 poesie, (è edito da Graphe.it edizioni),
che porta la prefazione di Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose.
Nella bella e calda
serata, ormai estiva, davanti un numeroso e interessato pubblico, con in prima
fila l’Arcivescovo Mons. Sanna e la Direttrice del Museo Arch. Silvia Oppo, preceduto
da un reading musicale curato da Maria Antonia Sedda e Marcello Porceddu, l’autore
è stato degnamente presentato dal noto regista Filippo Martinez, uomo poliedrico e di multiforme ingegno, col quale ha a
lungo dialogato.
Chi, come me, conosce
bene Filippo, non si è certo meravigliato della provocatoria, ironica e
magistrale presentazione che Egli ha voluto fare dell’autore del libro di poesie, a
partire dalle prime parole dell’esordio. “Se fossi Dio – ha esordito –
sarei davvero contento di avere al mio servizio un prete così!”. Un
prete diverso, ha continuato, fuori dagli schemi, un prete vero, non uniformato, un prete che
non recita litanie ma interpreta il Vangelo in tutti i modi possibili, questo
il sunto del discorso di presentazione fatto da Filippo.
Il dialogo costante, spesso ironico e tagliente, tra
Filippo e Marco ha catturato l’attenzione dei presenti, interessati dallo
scorrere di un discorso a tratti forte, graffiante, ricco però di
spunti straordinari. Filippo, attore nato, ha non solo parlato dell'autore ma letto alcuni
brani delle sue poesie, estrapolando con competenza dal testo non solo il
significato apparente delle parole ma quello recondito. Le poesie di Marco, ha
continuato Filippo, vanno lette e rilette più volte, perché in esse ogni volta
troviamo spunti nuovi, significati che nelle letture precedenti non apparivano,
che ci sfuggivano.
La poesia, cari amici,
seppure espressione dell’autore, in realtà è qualcosa che "si anima", che una volta trasmessa vive una
vita propria, sposa il lettore, diventando in parte anche sua. Citando Ivan Tresoldi,
poeta italiano e artista di strada, Filippo ha ribadito che poeta non è solo
chi scrive ma “il poeta sei tu che
leggi". Nel dialogo si è più volte inserito Monsignor Sanna, con il
quale, poi in tre, si sono analizzate curiose situazioni e parti del libro.
Cari amici, conoscendo
Filippo e la sua straordinaria capacità di dialogo, non è facile riportare qui il
resoconto della serata: dico solo che la bravura dell’autore si è miscelata agli ironici
ricordi di Filippo e di Monsignor Sanna, toccando tasti anche dolenti, ma utili
a portare il lettore alla giusta valutazione finale.
Credo davvero che il libro presentato meriti di essere letto e riletto più volte, perché a ben pensare le lacrime scorrono sul volto di ciascuno di noi, in tutte le manifestazioni della nostra vita, e ognuno di noi può dire "erano lacrime mie!". Quelle descritte da Don Marco Statzu sono “perle vere”, preziose perle di saggezza e di vita vissuta, da un uomo vero, da un sacerdote vero, che, curioso, non si accontenta mai del ‘già visto’, ma vuole vedere oltre.
Credo davvero che il libro presentato meriti di essere letto e riletto più volte, perché a ben pensare le lacrime scorrono sul volto di ciascuno di noi, in tutte le manifestazioni della nostra vita, e ognuno di noi può dire "erano lacrime mie!". Quelle descritte da Don Marco Statzu sono “perle vere”, preziose perle di saggezza e di vita vissuta, da un uomo vero, da un sacerdote vero, che, curioso, non si accontenta mai del ‘già visto’, ma vuole vedere oltre.
Grazie, amici a domani.
Mario
P.S.
Ecco una delle poesie di Don Marco, che ci aiuta a capire “Chi è”.
Scatenato
Con
gli occhi sgranati
di
bimbo
mi
lancio alla ricerca del tutto.
Nulla
conosco.
Nulla
possiedo.
Ed
è per questo
che
tutto mi incuriosisce
e
non ho pregiudizi su nulla,
tranne
su chi vuole mostrarmi
il
già visto e il già fatto.
Io
voglio vedere oltre.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
1 commento:
Grazie per questa bella cronaca!
Posta un commento