Oristano
5 Giugno 2018
Cari amici,
Quando ne ho sentito
parlare la prima volta mi sono messo a ridere. Si, perché la novità era stata presa
inizialmente da me per una bufala! In realtà, sentire che era che era stato fabbricato un vestito capace di
registrare le molestie sessuali ricevute dalle donne in discoteca, mi sembrava proprio da ridere. Però, poiché sono
piuttosto curioso, ho cercato di approfondire e alla fine ho scoperto che in
realtà questo immaginario vestito esisteva davvero! Ecco allora anche per Voi un po’
di dettagli.
L’idea di affrontare il
tema delle “molestie sessuali” attraverso l’utilizzo di un vestito è stata
della Schweppes, la nota azienda produttrice di bevande. L’esperimento poi, non
poteva che essere tentato e testato in Brasile, dove l’86% delle donne afferma
di essere oggetto di molestie sessuali nelle discoteche e nei locali notturni.
A realizzare questo particolare vestito, del tutto particolare, è stata l’agenzia Ogilvy Brazil,
che ha confezionato un vestito dotato di tutta un serie di sensori che rilevano
e registrano ogni volta che la ragazza che lo indossa viene volutamente toccata.
All’apparenza lo
speciale vestito non si distingue dai soliti eleganti che vengono indossati per
andare nei night, anche se, invece, è dotato delle più sofisticate tecnologie.
Chiamato “Dress for Respect” è stato concepito proprio per verificare la cruda
realtà esistente, nell’intento di sensibilizzare le persone al tema delle
molestie.
In Brasile sono state invitate a indossare questo particolare vestito tre volontarie, che lo hanno provato a San Paolo, durante una tipica serata in discoteca. Ebbene, ogni volta che sono state toccate da qualcuno in modo molesto, i sensori cuciti nel tessuto del vestito hanno inviato il segnale tramite Wi-Fi a una piattaforma che registrava il tutto.
In Brasile sono state invitate a indossare questo particolare vestito tre volontarie, che lo hanno provato a San Paolo, durante una tipica serata in discoteca. Ebbene, ogni volta che sono state toccate da qualcuno in modo molesto, i sensori cuciti nel tessuto del vestito hanno inviato il segnale tramite Wi-Fi a una piattaforma che registrava il tutto.
L’analisi successiva ha
rilevato dati impressionanti: Luisa, Tatiana e Juliana sono state avvicinate e
toccate contro la loro volontà almeno 157 volte in quattro ore. Ovvero, più di
40 volte ogni ora. Stante questa incredibile situazione, la Schweppes ha deciso
di realizzare un video della registrazione, per incoraggiare gli uomini a
ripensare ai loro comportamenti e ad avvicinarsi alle donne in modi più
rispettosi ed intelligenti. Per motivi di privacy, i volti dei molestatori sono
stati oscurati. Il video, realizzato in collaborazione
con il noto marchio di bevande, nel web è diventato subito virale. Esso mostra inequivocabilmente
cosa si nasconde sotto la punta dell'iceberg di un fenomeno che, spesso, è solo
il preludio ad altre violenze.
In realtà, amici, la violenza
sessuale nei confronti delle donne non viene messa in atto solo in discoteca.
Prendiamo per esempio le partite allo stadio. Di recente sempre in Brasile, a Marzo
scorso, durante una partita di calcio, Bruna Dealtry, giornalista di Esporte
Interativo, è stata molestata in diretta da un tifoso. La reazione sul momento è stata
piuttosto composta, anche perché era in diretta, ma Lei ha comunque speso parole dure per condannare il gesto, anche se - come si dice in gergo - the show
must go on. Lei ha così continuato a lavorare, mettendo da parte i propri
sentimenti e rimanendo quanto più professionale possibile.
Quando però ha terminato la diretta, la reporter ha lanciato un lungo messaggio su
Facebook, con tanto di video dell'aggressione, per raccontare come si era
sentita umiliata. In un passaggio è condensato tutto il suo pensiero: «Oggi
ho sentito sulla mia pelle il senso di impotenza che molte donne provano negli
stadi, nelle metropolitane e persino camminando per la strada».
Cari amici, seppure queste
rilevazioni siano state fatte in Brasile, credo che questa situazione sia
ampiamente diffusa nel mondo. Così come credo che anche l’Italia, dove il
gallismo è ancora ben forte, non sia molto lontana da questi dati. Il
rispetto della donna, la necessaria parità con l’uomo, la convinzione che maschi e femmine siamo
esseri che meritano la stessa considerazione e valore, è un serio problema culturale che deve iniziare fin dall'infanzia, dai banchi
della scuola, e priseguire poi nella vita sociale! Cambiare la
mentalità quando si è raggiunta la maturità e certamente ben più difficile e
arduo! Come l’albero, che se non viene raddrizzato da piccolo, crescerà storto
e lo rimarrà per sempre.
Grazie amici, a domani.
Mario
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