Oristano
15 Giugno 2018
Cari amici,
“SPREAD”
è un termine che mette paura. Diventato ormai così noto nel nostro linguaggio comune, che solo a
pronunciarlo a noi italiani crea non poco panico. È un termine inglese, correntemente
usato nel linguaggio politico e finanziario, per indicare la differenza tra il
rendimento dei titoli decennali di un Paese appartenente all’UE (denominata
anche Eurozone) e quello omologo del Bund tedesco. Il cittadino comune però fatica
a capirne il sottile meccanismo che lo alimenta, e soprattutto non riesce a
comprenderne la movimentazione, sospettando anche che magari, dietro le quinte,
ci sia qualcuno che riesce in modo sottile ad alimentarlo, soffiando più o meno
forte sul fuoco.
Lo spread, amici, sta
ad indicare una cosa importante: il livello di Fiducia riposto dagli investitori sullo Stato che ha emesso i
titoli, nella convinzione che a scadenza essi verranno rimborsati. Maggiore è la
fiducia, minore è lo spread, l’opposto in caso contrario. Il nostro Paese ha
vissuto grandi tormenti proprio a causa dello spread; un rialzo oltre i 500
punti in passato fece dimettere Berlusconi, dando vita al Governo tecnico di
Monti, e furono lacrime e sangue.
Spread, dunque, figlio
legittimo della fiducia riposta sul Paese dai grandi investitori
internazionali, capaci, oggi come ieri, di condizionare la finanza di qualsiasi
Stato sovrano. Fiducia commisurata e
condizionata dalla capacità di un determinato Paese di rimborsare i debiti alle
scadenza. Problema serio questo, in particolare per l’Italia, che si trascina
un pesantissimo debito che non accenna a diminuire e che, in caso di rialzo dei
tassi, aumenta ancora di più il pericolo di non poter onorare gli impegni. Dopo un periodo di stasi, con lo spread
rimasto basso e sostanzialmente invariato, ora, dopo le recenti elezioni qualcosa si
è mosso.
Si, la riflessione di
oggi, cari amici, riguarda proprio il rialzo attuale dello spread. È di pochi giorni fa
la ripresa del “pasticciaccio brutto” del rialzo, quando dopo l’annuncio della
rinuncia di Conte a formare il Governo Lega-5 Stelle, stante il diniego del
Presidente della repubblica Mattarella a nominare Ministro il sardo Paolo Savona, si
prospettava il possibile varo di un Governo Tecnico del Presidente. Il rialzo
vertiginoso è sembrato un fulmine a ciel sereno, fortunatamente spentosi dopo il
successivo riavvicinamento di Lega e 5 Stelle che ha consentito la nascita del
nuovo Governo.
Qui, amici, vorrei fare
con Voi una piccola riflessione. Personalmente sono convinto che lo spread, non
va su e giù solo per l’andamento più o meno efficiente di uno Stato, andamento che
misura di conseguenza la fiducia in esso riposta dai risparmiatori, ma credo
che ci sia qualcuno che aiuta a farlo crescere quando fa comodo. Cerco di
spiegarmi meglio, partendo dal concetto della teoria economica della “Mano invisibile”.
Questo concetto economico, definito
proprio della Mano Invisibile, attesta che nel mercato domanda e offerta si
autoregolano in modo automatico. Teoria ideata dal grande economista scozzese
Adam Smith. La mano invisibile, starebbe
ad indicare la tendenza spontanea dei mercati verso uno stato di equilibrio, in
quanto a determinare il prezzo di equilibrio degli scambi non è un'autorità
esterna bensì sono gli stessi comportamenti tenuti dalle due parti in gioco nel
corso della trattativa.
Applicando questa
teoria di Smith allo spread, dovremmo ipotizzare che anche in questo caso il
suo alzarsi o abbassarsi deriverebbe dal livello di fiducia che i risparmiatori
(come nel mercato) ripongono sugli Stati emittenti; pensate che sia sempre così? Io ne dubito. La
realtà a ben pensare non si presenta del tutto così lineare. Il mercato degli acquirenti dei
titoli di stato non è costituito dai “piccoli risparmiatori”, che sono solo una
piccola minoranza, ma da robustissimi investitori internazionali con una
montagna di miliardi investiti, che, volendo, sono in grado di condizionare
qualsiasi mercato, a prescindere dalla possibile solidità!
Tornando ad Adam Smith,
mi piace ricordare questa sua battuta (riportata nella sua opera principale
"La Ricchezza delle Nazioni" del 1776), fatta per spiegare ancora
meglio il suo concetto di Mano Invisibile: "Non è dall'altruismo del fornaio che
ci aspettiamo il pranzo ogni giorno ma dal suo egoismo". Concetto il Suo
che in realtà rimarcava il tornaconto (vantaggio) del fornaio a produrre e vendere il
pane. Ecco perché io credo che certe impennate di spread abbiano padrini,
padroni e Richelieu di antica memoria! Vi voglio riportare, per meglio
chiarire, un fatto recente, che illumina ancora meglio.
Di recente un nome noto
a molti, un certo George Soros è
tornato alla ribalta parlando del nostro Paese. Io non so quanti di Voi sappiano “Who is It” George Soros, 87 anni, il cui vero nome è Gyorgy
Schwartz, nato a Budapest, in Ungheria, da una famiglia ebraica e divenuto poi cittadino
USA. L’uomo è nella lista dei 30 personaggi più ricchi del Pianeta, avendo
accumulato un immenso patrimonio attraverso abili speculazioni finanziarie e un
freddo pragmatismo.
Chi non è proprio
giovanissimo e seguiva negli anni ’90 del secolo scorso l’economia italiana, forse
ricorderà la sua personale aggressione finanziaria rivolta all’Italia nel 1992, quando
mise in atto una colossale speculazione sulla lira, che in un solo giorno gli
consentì di guadagnare un miliardo di dollari. La Banca d’Italia corse ai
ripari vendendo parte delle riserve e la sua speculazione, è giusto che i
giovani lo sappiano, contribuì a causare al nostro Paese, nel periodo ricordato,
gravissime perdite, valutate in circa 48 miliardi di dollari!
Ebbene, a quanto pare
l’Italia è ancora nel suo mirino! Proprio in questo difficile periodo che
l’Italia sta attraversando, George Soros ha frontalmente attaccato il nuovo Governo
italiano del professor Giuseppe Conte, e in particolare il Ministro degli
Interni Matteo Salvini, descrivendoli entrambi come “nemici interni
dell’Europa”. Ve lo immaginate, da quale pulpito viene la predica? Sarà forse
che aveva in mente un’altra speculazione che non si è potuta realizzare in
quanto non si è formato il Governo tecnico? Chissà.
Cari amici, oggi avere
un debito pubblico elevato come quello che ha l’Italia, è un rischio davvero
serio, soprattutto perché la finanza internazionale è fatta di tanto “corvi
speculatori” che alla prima occasione si buttano senza tregua sulla preda di
turno.
A domani.
Mario
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