Oristano 9 ottobre 2023
Cari amici,
Ad aprire con forza i
cancelli di un nuovo modo di lavorare lontano dagli uffici, di norma lontani da
casa e spesso con discreta difficoltà da raggiungere, è stata la pandemia del
COVID-19, che ha permesso di lavorare da casa propria in “SMART WORKING”,
collegati all’azienda via computer. Per molti è stato un cambio radicale,
spesso definito anche un vero “CAMBIO DI VITA”, in quanto lavorare fuori
dall’azienda significava praticamente operare da qualsiasi località spesso
anche ben lontana dai fabbricati aziendali, in grande libertà.
Oggi, dopo le prime esperienze,
cosa si può dire di questo modo nuovo di lavorare svincolati dagli spazi
ristretti degli uffici? È stato un bene o un male? Ci sono più positività o
negatività, in questo straordinario cambiamento? Indubbiamente, come di norma
succede, credo si possa dire che a fronte di non indifferenti vantaggi, non
sono mancati nemmeno gli svantaggi! Ecco, vediamo allora insieme, una breve
panoramica dei pro e dei contro.
Essere “Nomadi
digitali”, per quanto possa apparire l’essenza della massima libertà
lavorativa, non è tutto rose e fiori come molti potrebbero pensare. Non è tutto
come si ipotizza, ovvero, secondo il classico luogo comune, immaginare il
lavoratore sdraiato su una spiaggia di un paradiso tropicale, impegnato a parlare
al telefono con l’azienda discutendo sul progetto in corso o su un contratto
importante da chiudere, cullato dallo sciabordio delle onde che si infrangono
sulla costa! Questo è il classico sogno di molti, ma che spesso, come le
ipotizzate onde, si infrange contro una realtà ben più triste.
I vantaggi di certo per
molti ci sono! In tanti, compressi nella routine quotidiana chini sulla scrivania
dell’ufficio, l’idea di vivere fuori da questo contesto, di lavorare in modo
più libero e nei luoghi aperti e desiderati, è la realizzazione di un sogno. Un
modo ben diverso di lavorare, senza l’obbligo di andare in ufficio ogni giorno,
in una routine a volte asfissiante. Una volta diventati nomadi digitali, molti
si sono sentiti liberi come uccelli fuori dalla gabbia, pronti ad abbracciare
uno stile di vita completamente diverso, tale da consentire di svolgere la
propria professione indipendentemente dal luogo in cui si era abituati a vivere,
utilizzando le tecnologie digitali per lavorare da remoto e viaggiare in
qualsiasi parte del mondo.
Indubbiamente i più
felici sono stati quei personaggi desiderosi di scoprire il mondo, che con il
nuovo, libero, sistema potevano guadagnarsi da vivere portando avanti la
propria carriera e allo stesso tempo con la possibilità di appagare il loro
desiderio di scoprire il mondo. In altre parole, è stato un modo eccellente di
unire la propria passione per i viaggi e la propria vocazione professionale. Sono
tante le persone con queste caratteristiche. Solo negli Stati Uniti, secondo la
Camera di Commercio del Paese, sono milioni gli americani che hanno optato per
il nomadismo digitale.
Ma quanti sono i nomadi
digitali che si muovono in ogni angolo della Terra attualmente? Secondo le
stime di Think Remote, ci sono circa 35 milioni di nomadi digitali, di cui 23,2
milioni sono cittadini statunitensi. Il numero è in netto aumento rispetto ai
dati del 2022, che indicavano un numero di lavoratori a livello mondiale pari
solo a 16,9 milioni. Apparentemente, dunque, il nomadismo digitale parrebbe un
vero toccasana per l’espletamento del lavoro nel luogo preferito, anziché in
ufficio. Ma è proprio così?
In realtà, anche se una
vita che fonde lavoro e viaggi oggi può sembrare idilliaca, i nomadi digitali
devono affrontare tutta una serie di problemi che potrebbero far “tirare
indietro”, ovvero far riflettere alcuni che ci stanno già pensando. Uno dei
maggiori inconvenienti a cui la comunità dei nomadi digitali deve far fronte è
l'isolamento. Come osserva Ellen Nguyen di BBC News, sempre più
lavoratori che hanno provato lo stile di vita nomade sostengono che, dietro le
paradisiache immagini pubblicate su Instagram e i blog di viaggio, la realtà
non è sempre così allettante. "Sebbene i
lavoratori che hanno provato questo stile di vita abbiano riscontrato numerosi
vantaggi, per molti di loro la mancanza di legami ha avuto ripercussioni sulla
loro salute fisica e mentale e li ha persino resi meno competenti nel
lavoro", ha aggiunto Nguyen. Secondo l'articolo di Nguyen, il problema
più grande per alcuni è la mancanza di una comunità stabile e di amicizie
durature, che può portare a sentirsi isolati e depressi. Lauren Juliff, che
è stata nomade digitale per cinque anni, racconta che ogni inconveniente era
una sfida a sé stante, ma che alla fine l'accumulo dei problemi l'ha portata ad
abbandonare questo stile di vita.
Lauren Juliff ha
raccontato alla giornalista della BBC di aver avuto delle difficoltà a gestire
da remoto le attività, e di aver iniziato anche ad avere attacchi di panico,
che si sono interrotti solo quando ha preso in considerazione l'idea di
stabilirsi in una casa e lavorare da lì, cosa che ha fatto e che ora invita gli
altri a fare. Lei per ora non ha abbandonato del tutto la sua vita da
viaggiatrice, bensì ha trovato una giusta via di mezzo tra i due estremi della
sua carriera professionale. Una rapida ricerca su Google ha rivelato che quello
di Lauren Juliff non è un caso isolato, dato che altri hanno seguito o stanno per seguire la stessa
strada.
Cari amici, i cambiamenti,
come ben sappiamo, non sono mai stati indolori. "Non è tutto oro quello che luccica",
dice un saggio proverbio, e certamente anche per la libertà creata dal
nomadismo digitale i pro e i contro di certo non mancano!
A domani.
Mario
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