ORISTANO 16 OTTOBRE 2023
Cari amici,
Su questo blog ho parlato
tante volte delle donne e della “parità loro negata” che, nonostante il passare
del tempo, permane. Anche oggi voglio tornare sull’argomento parlando con Voi
di alcuni episodi che dimostrano, senza ombra di dubbio, che poco in realtà sta
cambiando. Il primo episodio che riporto è ambientato nell’Ottocento e riguarda
le donne che volevano cimentarsi con gli uomini nello scrivere, come ad esempio
George Sand, mentre il secondo, ambientato nei giorni nostri, riguarda la
triste sorte delle bambine afgane che, per poter studiare, debbono trasformarsi
in apparenza in finti uomini: sono le “BACHA POSH”.
Nell’Ottocento furono tante
le scrittrici che per sfuggire ai pregiudizi presenti nella loro epoca scelsero
di pubblicare le opere con pseudonimi maschili. George Sand, per esempio, era
nata Aurore Dupin, George Eliot all’anagrafe era Mary Anne Evans, e così tante
altre. Ecco, nella riflessione di oggi voglio fermarmi, per quanto riguarda l’Ottocento,
su due storie: quella di Aurore Dupin, che scrisse con lo pseudonimo di George
Sand e quella di Mary Anne Evans che scrisse con lo pseudonimo di George Eliot.
Aurore Dupin nasce a Parigi nel 1804, anno in
cui il codice napoleonico peggiorò la condizione delle donne in tutta Europa,
tanto che, mentre Madame de Staël veniva censurata, lei scrisse per tutta la
vita con lo pseudonimo maschile di George Sand.
Figlia di un aristocratico, discendente diretto del re di Polonia
Augusto II, e di una popolana, è conosciuta come la prima donna ad aver vissuto
della sua scrittura. Dopo la morte del padre in seguito a una caduta da
cavallo, crebbe con la madre e la nonna, che aveva una tenuta a Nohant, nella
provincia storica del Berry. Lì venne educata dal precettore Deschatres, fino a
che non fu inviata a Parigi in convento, come si doveva allora per una ragazza
di buona famiglia.
Quanto a Mary Anne Evans,
che pubblicò con lo pseudonimo di George Eliot, ella riuscì a scrivere
apprezzati articoli e romanzi; nata il 22 novembre del 1819 in Inghilterra, venne
alla luce ad Arbur Farm, una tenuta nel Warwickshire di cui il religiosissimo
padre era amministratore. La crescita di Mary Anne è segnata dall’insegnamento
paterno e dalle cure dedicate al padre e ai fratelli dopo la prematura morte
della madre. Nel 1851 inizia a collaborare a un giornale, The Westminster
Review, per il quale scrive, corregge, sceglie gli articoli, fino a raggiungere
l’ambito ruolo di vicedirettrice: all'epoca era uno scandalo che una donna fosse arrivata
a ricoprire una simile posizione di prestigio! Ciò perché per secoli il
contesto culturale era stato dominato dal maschilismo, che aveva sempre negato
alle donne l’accesso agli studi, a cariche di rilievo, o anche alla banale
diffusione della cultura.
Amici, passando ai giorni
nostri, come ben sappiamo, in Afghanistan, Paese tornato sotto la guida dei
talebani, la femminilità è fortemente sottomessa, anzi meglio dire “rinnegata”.
Nelle famiglie dove non nascono maschi, le bambine, per poter studiare e
lavorare (alle donne non è concesso) vengono cresciute come bambini, ovvero diventano
delle “BACHA POSH” (che in lingua dari vuol dire “travestito”). Non è certo una
novità il fatto che situazioni così paradossali costringano l’universo
femminile a rinunciare – obtorto collo – alla propria identità sessuale per
indossare panni maschili!
Amici, la triste vicenda
delle BACHA POSH è stata di recente dettagliatamente descritta nelle pagine di
un libro, il bestseller di Ukmina Manoori dal titolo ‘Le bambine non
esistono’ (ed. Libreria Pienogiorno). Nata al confine con il Pakistan,
Ukmina Manoori è stata cresciuta come bacha posh, ovvero come un bambino, per
scongiurare la vergogna dei genitori di non aver generato figli maschi. Si
tratta di una condizione molto comune nel Paese tornato sotto la guida dei
talebani. È così che Manoori – in modo distorto – è riuscita ad acquisire il
diritto ad avere una voce, che ha poi scelto di usare per rendere pubblica la
prigionia della condizione femminile nel suo Paese.
Cari amici, la domanda
che continuiamo a porci è: “ma un giorno le donne potranno davvero
raggiungere la parità con gli uomini?” Domanda difficile e risposta altrettanto
non facile!
A domani.
Mario
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