lunedì, gennaio 09, 2023

LE TECNICHE COSTRUTTIVE "SEGRETE" DEL PASSATO. COME FURONO REALIZZATE, IN EGITTO E IN PERU', LE MEGALITICHE COSTRUZIONI CON BLOCCHI PESANTI CENTINAIA DI TONNELLATE? UN SEGRETO CHE SI TENTA DI SVELARE…

Oristano 9 gennaio 2023

Cari amici,

Che il nostro passato sia pieno di misteri è cosa nota, se pensiamo, per esempio, che migliaia di anni fa furono realizzate costruzioni ciclopiche, come in Egitto le grandiose piramidi! Inoltre, in Sud America, in Perù, diverse muraglie megalitiche, fanno ancora oggi bella mostra di se, seppure la loro realizzazione, nonostante gli studi, resta ancora avvolta nel mistero. Anche i giganteschi colossi di Memnone, due colossali statue di pietra che, poste di fronte alla città di Luxor, sulla riva occidentale del Nilo, ne osservano da millenni il lento scorrere, con lo sguardo rivolto verso il sole che sorge, che pesano molte centinaia di tonnellate, come sono state realizzate, trasportate e messe in loco, visto che non esistono nelle vicinanze cave da cui si potevano estrarre e adeguati mezzi di trasporto?  

E i misteri non finiscono qui. Nella Grande Galleria della piramide di Cheope si possono vedere dei blocchi di venti tonnellate che combaciano talmente bene fra i piani di giunzione che non ci si può infilare nemmeno una lima per le unghie. L'assemblaggio (sia nel piano orizzontale che verticale) è dell'ordine di un decimo di millimetro! Una precisione che meccanicamente non risulta di nessuna utilità, ovvero sarebbe da considerarsi un lavoro inutile, e, considerati gli attrezzi dell’epoca (ovvero lavorati con lo scalpello), sarebbe stata solo un'enorme perdita di tempo.

Se poi ci spostiamo in Sud America, in Perù, in località Sacsayhuamán a 3.500 metri di altezza, qui sono state realizzate mura gigantesche, composte da blocchi enormi, pesanti svariate decine di tonnellate, collocati uno sull’altro, da un popolo che, secondo la ricostruzione degli archeologi, non avrebbe posseduto l’attrezzatura necessaria, come animali da traino come tori o cavalli. Inoltre, considerato che sulle Ande crescono solo piccoli arbusti, questo popolo non possedeva di certo corde robuste, e probabilmente non usava nemmeno la ruota per i trasporti. Come hanno potuto realizzare opere così gigantesche?

Amici, sono questi gli interrogativi che da decenni martellano le menti degli archeologi che studiano queste costruzioni, in Egitto, in Perù e in diverse altre località, Sardegna compresa, considerate le costruzioni megalitiche, ovvero i Nuraghi che costellano il paesaggio della nostra terra. Ora però, alcuni dubbi, ovvero alcuni nodi stanno venendo al pettine. Gli studi più recenti effettuati dalle Università del Centro e Sud America, per i siti di Sacsayhuamán e quelli realizzati dai ricercatori europei che analizzano la civiltà egizia, sono arrivati ad una conclusione che pare possa, finalmente, sciogliere l’enigma.

Gli studiosi che hanno analizzato a fondo le “rocce delle costruzioni giganti” di Sacsayhuamán sono arrivati alla conclusione che gli enormi massi inseriti nelle costruzioni gigantesche altro non sarebbero che delle “rocce sintetiche”, ovvero dei “GEOPOLIMERI”. Questo vorrebbe dire che i costruttori non avrebbero spostato nessuna roccia, ma avrebbero trasportato con calma a dorso di lama migliaia e miglia di sacchi di “ingredienti” per realizzare le rocce sintetiche direttamente sul posto. Qui avrebbero, poi, mescolato tutti gli ingredienti, e la roccia, come per incanto, si sarebbe formata davanti ai loro occhi.  Questa ipotesi sarebbe alquanto reale e non fantasiosa, in quanto il processo di realizzazione di un “geopolimero” è assolutamente scientifico e perfettamente realizzabile. A patto, però, di avere la tecnologia e le conoscenze di chimica necessarie per farlo!

Anche gli studiosi di fama mondiale che negli ultimi anni hanno lavorato sul rivestimento che ricopre la Piramide Romboidale di Snefru hanno scoperto che non è fatto di calcare, ma di roccia “sintetica”, ovvero realizzato con i “geopolimeri”. Lo stesso è stato scoperto riguardo ad alcuni blocchi della Grande Piramide di Giza: i blocchi non sono di calcare, ma sono dei “geopolimeri”! Ovviamente, gli studiosi della nostra era si sono posti la domanda: ma come potevano quei popoli, in quel periodo storico, avere conoscenza della composizione chimica necessaria per realizzare delle rocce artificiali? Basti pensare che un geopolimero è alquanto diverso anche dal forte “cemento romano”, in quanto risulta essere duro come una roccia vera!

I dubbi, amici, non sono pochi, in quanto, a ben riflettere, noi abbiamo iniziato a realizzare geopolimeri solo dal 1950! Ma allora quali conoscenze della chimica possedevano questi costruttori, se sono riusciti a farlo millenni prima di noi? Da dove veniva questa conoscenza? E perché, poi, esisteva sui due lati dell’Atlantico, in Perù e in Nord Africa, dove popolazioni antichissime riuscivano già a realizzare rocce sintetiche? Hiram Bingham, lo scopritore di Machu Picchu, nel suo libro “Across South America”, parla di una misteriosa pianta, il cui succo aveva la particolare caratteristica di poter ammorbidire la roccia che, in seguito, poteva essere perfettamente plasmata e lavorata. Una leggenda? Forse.

Anche il colonnello inglese Percy Fawcett, biologo ed esploratore del Sud America, nel libro “Exploration Fawcett”, racconta di voci che circolavano su alcuni megaliti, modellati per mezzo di un liquido che ammorbidiva la roccia fino a darle la consistenza della creta. Il liquido sarebbe il succo di una pianta che cresceva nei pressi del fiume Pyrene, nella zona di Chuncho, in Perù, descritta con foglie di colore rosso scuro ed alta circa 30 centimetri, di cui, però, purtroppo, oltre i racconti popolari, non esiste alcuna traccia.

Cari amici, indubbiamente queste costruzioni sono un rebus difficile da sciogliere, che, chissà, se gli studiosi riusciranno mai a decifrare. Un’ultima ipotesi, che circola come le altre, porta a pensare all'intervento di altre civiltà aliene, che potrebbero essere arrivate sulla terra migliaia di anni fa. Alcuni studiosi, per esempio, hanno osservato una interessante relazione tra alcuni segni di taglio visibili su alcuni dei megaliti sudamericani e quelli trovati ad Assuan, in Egitto, sulle pietre di un piccolo piramidon di un obelisco rimasto incompleto. Indubbiamente si tratta di una coincidenza strana, se consideriamo che si tratta di due continenti alquanto lontani, tanto da far pensare proprio ad interventi extraterrestri. Costruttori extraterrestri, dunque? Chissà! Indubbiamente il dilemma è difficile da sciogliere e si fa sempre più concreta l'idea di una civiltà  extraterrestre, arrivata sulla terra migliaia di anni fa, portando da noi una maggiore conoscenza. I dubbi, ovviamente, restano!

A domani.

Mario

 

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