sabato, settembre 17, 2022

VIA LIBERA DELL’UNIONE EUROPEA AL SALARIO MINIMO. DOPO IL SÌ DELLA COMMISSIONE, ANCHE IL PARLAMENTO HA APPROVATO LA RELATIVA DIRETTIVA IN MERITO.


Oristano 17 settembre 2022

Cari amici,

Il Parlamento Europeo nei giorni scorsi ha approvato, in via definitiva, la nuova legislazione sui salari minimi adeguati nell'UE. La legge, concordata a giugno con il Consiglio, intende migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i lavoratori dell'UE e promuovere miglioramenti in ambito economico e sociale. A tal fine, sono stati definiti i requisiti essenziali per l’adeguatezza dei salari minimi garantiti, come stabilito dalle leggi nazionali e/o dai contratti collettivi. La legge vuole inoltre migliorare l'accesso effettivo dei lavoratori alla tutela garantita dal salario minimo. Il testo è stato approvato con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astensioni (votazione finale su accordo in prima lettura).

La nuova direttiva si applicherà a tutti i lavoratori dell'UE con un contratto o un rapporto di lavoro. I Paesi UE, in cui il salario minimo gode già di protezione grazie ai contratti collettivi, non saranno tenuti a introdurre queste norme o a rendere gli accordi già previsti universalmente applicabili. La definizione del salario minimo rimane di competenza dei singoli Stati membri, i quali dovranno però garantire che i loro salari minimi consentano ai lavoratori una vita dignitosa, tenendo conto del costo della vita e dei più ampi livelli di retribuzione; i Paesi dell’Unione Europea avranno a disposizione due anni di tempo per recepire tutte le norme.

È importante precisare che non è compito dell’Unione europea fissare un salario minimo uguale per tutti e le sue leggi non si sostituiscono a quelle nazionali, sia per quanto riguarda il mercato del lavoro che per tutti gli altri ambiti. La Direttiva approvata mercoledì 14 settembre stabilisce che il salario minimo è uno strumento necessario a garantire un tenore di vita dignitoso (tenendo conto dei costi), e le norme UE rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari e sarà rafforzata la contrattazione collettiva nei Paesi in cui è coinvolto meno dell’80% dei lavoratori. Lavoratori e rappresentanti sindacali avranno garantito il diritto al ricorso in caso di violazione delle norme. In sostanza, i nuovi parametri hanno il compito di armonizzare i sistemi di quei Paesi che già lo hanno in vigore e incoraggiare a fissarlo quelli che non lo hanno.

Paesi europei che attualmente applicano per legge un salario minimo garantito sono 21 sul totale di 27, ma l’ammontare varia a seconda della nazione. Secondo gli ultimi dati Eurostat, la Bulgaria è quella con il limite di retribuzione più basso in tutta l’UE ed è fissato con esattezza a 332,34 euro. Mentre il tetto più alto è in Lussemburgo, pari a 2.256,95 euro. Solo altri sette Paesi hanno il salario minimo fissato sopra i mille euro: l’Irlanda (1.774,50 euro), i Paesi Bassi (1.725 euro), il Belgio (1.658,23 euro), la Germania (1.621 euro), la Francia (1.603,12 euro), la Spagna (1.125,83 euro) e la Slovenia (1.074,43 euro). Per avere un termine di paragone extraeuropeo, negli Stati Uniti il salario minimo è fissato a 1.109,54 euro, in Gran Bretagna (secondo i dati Eurostat del 2020) a 1.583,31 euro.

Amici, l’Italia, come è noto, fa parte di quelle nazioni che non ha un salario minimo garantito dalla legge. Non è ancora chiaro, però, che strada intende percorre nei due anni di tempo per adeguarsi all’Unione europea, se quella legislativa oppure quella affidata alla contrattazione collettiva. La normativa stabilisce che la legge non è necessaria se la copertura dei contratti collettivi raggiunge l’80% dei lavoratori e nel nostro Paese tale tetto è ampiamente superato. Il tentativo più recente è stato fatto dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, rafforzando il sistema e ampliando la platea di lavoratori interessati e aveva trovato anche un parere positivo da parte delle rappresentanze sindacali.

Tuttavia, con la caduta del Governo Draghi, l’accordo è rimasto in sospeso e le parti sociali continuano a scontrarsi sul tema. Il Movimento 5 Stelle incita il ricorso alla legge per fissare un tetto minimo di 9 euro l’ora, a differenza dei partiti della coalizione di centro-destra che prediligono la contrattazione collettiva. I sindacati, infatti, seppure con impostazioni diverse, si sono schierati a favore della contrattazione collettiva. Mentre Confindustria, attraverso le parole del Presidente Carlo Bonomi, ha ribadito che «non siamo contrari al salario minimo, è un tema che non ci tocca. Se volete applicarlo applicatelo nella maniera corretta e chiamatelo come volete. Creiamo quattro scaglioni: reddito cittadinanza e contrasto alla povertà, trattamento economico minimo e trattamento economico complessivo».

Cari amici, indubbiamente anche il nostro Paese dovrà adeguarsi quanto prima e stabilire come regolamentare il lavoro, stabilendo il modo più consono per un salario minimo che consenta al lavoratore condizioni di vita dignitosa che mai dovrebbero mancare.

A domani.

Mario

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