Oristano 16 settembre 2022
Cari amici,
Della possibile costruzione
del Ponte di Messina, si parla da così lungo tempo che sembra proprio una
telenovela, oppure una tela di Penelope, la cui trama si inizia oggi e si disfa
domani. Eppure, questo possibile “PONTE” in realtà in passato è esistito ed a
costruirlo furono i romani. Unire la Sicilia all’Italia continentale, è stato
da sempre un sogno, coltivato anche in passato, nella convinzione che tante
opportunità si sarebbero potute cogliere, grazie alla realizzazione di
questo collegamento. Proprio per questo, ad ogni elezione parlamentare, il
problema torna a galla e alcuni partiti continuano a proporre questo cavallo di
battaglia anche per le imminenti elezioni..
Ma in passato si parlava di meno e si realizzava di più. In tempi antichi,
molto prima che il dibattito politico fosse tanto “democratico”, i romani
avevano già unito la Sicilia alla Calabria, realizzando quello che, ad oggi, risulta essere
l’unico collegamento fisico fra le due regioni. Era il 251 a.C., in pieno
periodo di guerre puniche, e il collegamento aveva uno scopo pratico. Il grande Strabone, geografo, storico e filosofo greco antico, nei suoi scritti riporta che Lucio Cecilio Metello, console romano della Repubblica, sconfisse
Asdrubale nella battaglia di Palermo del 251 a.C., durante la prima guerra
punica.
Asdrubale era stato
inviato in Sicilia con un grosso contingente militare che comprendeva anche 140
elefanti da guerra, un compendio di “carri armati dell’antichità”, in grado di
terrorizzare i romani, i quali però a Palermo partono da una posizione di
difesa, dietro le mura della città, e riescono ad annientare l’esercito cartaginese.
Asdrubale è messo in fuga, si ritira a Lilibeo ma poi viene richiamato a
Cartagine e giustiziato per la sconfitta subita, e lascia a Lucio Cecilio
Metello un cospicuo bottino di guerra con gli elefanti sopravvissuti.
Per celebrare la vittoria
contro il comandante cartaginese Lucio Cecilio Metello decide di portare a Roma
i pachidermi superstiti, e forse, ed è importante specificare “forse”, lo fa
costruendo un ponte di barche fra Sicilia e Calabria, dove i romani fanno
passare gli animali, che raggiungono Roma e rendono prestigiosissimo il trionfo
del console Romano. La vittoria sarà talmente importante che le monete romane
dei Metelli mostreranno spesso l’effigie dell’elefante.
Collegare “Messana”
(Messina) a “Regium Julium” (Reggio Calabria) non è impresa semplice, e i
romani la portano a termine legando un numero enorme di botti, a due a due, con
altre tavole, realizzando un ponte di legno galleggiante. L’idea non era di
certo una novità, era stata realizzata dagli Assiri, dai Persiani e dai Greci,
ma l’elemento nuovo è il tratto di mare che questa passerella collega, quello
stretto di Messina che è fulcro di tante narrazioni mitologiche e crocevia
marittimo di due mondi che la natura ha diviso ma che l’uomo vorrebbe unire, da
sempre.
L’idea in realtà non era
poi così balzana! La struttura realizzata riuscì ad essere tanto imponente da galleggiare
e resistere alle correnti dello stretto di Messina, consentendo agli enormi
elefanti africani di raggiungere la Penisola in tutta sicurezza. Tuttavia, come
per tante opere del passato, una mancata pianificazione della manutenzione fece
svanire nel nulla tutto il lavoro realizzato. Una volta che gli elefanti e
l’esercito arrivarono a Calabria, il ponte venne lasciato al suo destino: senza
organizzarne l’indispensabile manutenzione, la passerella in legno
probabilmente resistette qualche mese, poi la forza delle mareggiate si portò
via quel collegamento, che per i successivi 22 secoli non sarà mai più ripristinato.
Amici, l’idea del ponte,
però, non tramontò. Dopo la temporanea realizzazione degli antichi romani
l’idea di ponte rimase nell’aria, ma sarà solo durante il Medioevo che l’idea di
concretizzare il ponte si ripresenterà. Nel IX secolo è Carlo Magno a pensarci,
ma la complessità dell’opera lo fa desistere praticamente subito. Dopo di lui furono
i normanni a tentare l’impresa, nella persona di Roberto il Guiscardo, ma anche
in questo caso la tecnologia medievale era inadatta a realizzare l’opera. Dopo
il medioevo saranno i Borbone a pensare di unire la Calabria con la Sicilia, ma
il costo preventivato si dimostrò totalmente fuori portata per il regno
meridionale.
Dopo i sovrani spagnoli
si tentò ancora. Il primo a vagliare la fattibilità fu il Conte Stefano Jacini,
che nel 1866 incaricò l’ingegner Alfredo Cottrau, costruttore di ponti e strade
ferrate di fama internazionale nonché funzionario responsabile delle Ferrovie
Italiane, di studiare un progetto per realizzare un collegamento stabile tra
Calabria e Sicilia. L’ingegner Cottrau fu il primo a decretare l’enorme
difficoltà della realizzazione del ponte con dati tecnici: in base alla grande
profondità del tratto di mare e delle forti correnti che lo attraversano dichiarò
che era praticamente impossibile realizzare il ponte, a meno di non impiegare
risorse “colossali”.
Poi arrivò la proposta
del “Ponte sommerso”, avanzata nel 1870 da un certo Carlo Navone, che spiegò
come sarebbe fattibile, in linea teorica, realizzare un lungo tunnel a circa 30
metri sotto il fondo del mare che collegasse la Sicilia e la Calabria, con una
parte dedicata al transito di veicoli e un’altra di treni. Un progetto moderno,
anche se con la tecnologia dell’epoca quasi irrealizzabile. L’ipotesi di Navone
era tanto valida che è rimasta in auge per oltre un secolo, quando il dibattito
si concluse con la soluzione, almeno in via teorica, di una struttura
esclusivamente aerea.
Cari amici, finora sono
stati innumerevoli i tentativi di studio di fattibilità del ponte sullo stretto
di Messina; per i curiosi segnalo l’interessante libro “Il Mitico Ponte sullo
stretto di Messina” del Professor Aurelio Angelini, disponibile sul sito
dell’Università di Padova, in cui potete trovare tutti i dettagli di questa ormai
mitica costruzione e la storia di coloro i quali si sono spesi per collegare
l’isola alla penisola. Per ora possiamo solo attendere che la politica riesca a
realizzare nuovamente un’opera che, forse, oltre 2 millenni fa aveva collegato
alla penisola la sua grande isola più vicina, unendo quel che la natura ha
diviso e che l’uomo tenta, ormai da troppo tempo, di riunire.
A domani.
Mario
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