Oristano 10 novembre 2022
Cari amici,
L’insoddisfazione regna nel
mondo del lavoro. Le statistiche, sempre impietose, lo confermano. Secondo il “World
Economic Forum” l’insoddisfazione sembra serpeggiare sempre più tra il
personale delle aziende: nel mondo occidentale 3 lavoratori su 5 soffrono di
mancanza di motivazione ed energia. Non solo: addirittura un terzo lamenta
esaurimento cognitivo e fisico. Pur non arrivando a questi estremi ben il 71%
dei lavoratori europei e il 78% di quelli americani dichiarano di soffrire di
stress.
Le cause dello stress
sono molteplici e possono derivare da situazioni che riguardano sia la vita privata
dell’individuo che la sua vita professionale. Quanto all’ambiente professionale
i fattori maggiormente citati dai lavoratori negli studi scientifici sono il
ritmo di lavoro costantemente elevato, le scadenze da rispettare, la mancanza
di autonomia e di riconoscimento e i conflitti sul posto di lavoro. Inoltre, l’incertezza
sul proprio futuro professionale, sommato a difficoltà nella vita privata,
aumenta la sensazione di sovraccarico e la percezione di essere costantemente
stanchi ed esauriti. Se questa condizione negativa dura nel tempo può portare
allo sviluppo di patologie vere e proprie e al burnout.
Indubbiamente una cosa è
certa: spesso l’odierna cultura aziendale fatica ad uscire dalle logiche
novecentesche. Nelle organizzazioni (soprattutto quelle grandi) prevalgono
ancora modelli organizzativi gerarchici che trascurano quasi completamente le
più recenti ricerche scientifiche portate avanti nel campo della motivazione e
che si concretizzano nel “lavoro di squadra”, che bypassa il sistema verticale.
Nella stragrande maggioranza dei casi si continua a fare leva unicamente sugli
incentivi economici variabili a conferma che chi guida le aziende ha capito
poco o nulla della psiche umana.
Solo poche aziende hanno
iniziato a sviluppare e portare avanti una cultura meno verticistica, ampliando
i margini di manovra nello svolgimento dell’attività, migliorando la responsabilità
personale, dando al lavoratore la possibilità di partecipare alle decisioni
aziendali e creando un clima di lavoro positivo e maggiori possibilità di apprendimento
e di sviluppo. In questo modo risulta aumentato il benessere personale, la soddisfazione
e il piacere dei lavoratori, che possono così affrontare meglio le improvvise
situazioni impegnative che dovessero sorgere e quindi evitare di trovarsi in situazioni
di stress.
A rendere ancora più
difficile la vita di un numero crescente di lavoratori ha indubbiamente contribuito
anche la crescente incertezza sulla stabilità del posto del lavoro, derivata da
un uso sempre più massiccio di contratti precari a tempo e delle nuove
tecnologie che tendono a sostituire il lavoro umano con macchine sofisticate,
presenti non solo nel settore manifatturiero ma anche in quello dei servizi.
In una situazione di
questo tipo, la sofferenza del lavoratore influisce negativamente anche sull’andamento
aziendale. Cosa fare, allora, per contrastare il crescente malessere?
Indubbiamente molto può essere fatto dagli stessi lavoratori, come afferma un’indagine
condotta sempre dal World Economic Forum, che ha sentito il parere di diversi
leader, ovvero persone di grande successo professionale, per raccogliere
indicazioni sulle strategie migliori da impiegare nel posto di lavoro. L’indagine
ha fatto emergere una interessante via da seguire, che si concretizza nel portare avanti tre
azioni che sono alla portata di tutti.
La prima azione consiste
nel “Definire il proprio successo”. In pratica, ciò che può essere raggiunto o
ritenuto soddisfacente da ciascuno, non può essere definito o imposto da altri,
perché ognuno deve fissare i propri obiettivi e i propri limiti da non
superare per poter contenere lo stress. La seconda è “Cercare lo stress
giusto”. Nello svolgimento del lavoro non possono essere evitate del tutto situazioni
di forte carico emotivo, ma ognuno deve imparare a distinguere tra lo stress
positivo (che spinge a fare di più e a migliorarsi) e quello negativo che al
contrario logora e prosciuga le energie. Imparare a coltivare il primo e ad
evitare il secondo è fondamentale per avere una vita lavorativa soddisfacente.
La terza azione è quella di “Cercare il rinnovo”. È questo un
atteggiamento di apprendimento costante, di aggiornamento, chiave di volta per
non cadere nella trappola della routine e della noia. E questa mentalità va
applicata non solo in campo lavorativo ma in generale in tutti gli aspetti
della propria vita, a partire da quello familiare.
Cari amici, la necessità
di un giusto equilibrio tra stress e non-stress, tra tensione e benessere, non può e non deve essere trascurata, perché può portare a danni psicofisici anche molto seri. La
lotta contro lo stress passa inevitabilmente da un approccio olistico, in cui
tutti gli attori in gioco, dal dirigente d'azienda al singolo lavoratore, si
impegnano, anche in modo condiviso e partecipativo, a creare nel luogo di
lavoro un clima privo di stress e orientato al benessere sia aziendale che del
lavoratore.
A domani, amici lettori.
Mario
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