martedì, novembre 01, 2022

“ANCU TI CURRADA SU BUGINU”. IL CURIOSO “FRASTIMU” SARDO RIFERITO A UNO DEI COLONIZZATORI DELLA NOSTRA ISOLA.


Oristano 1° novembre 2022

Cari amici.

Inizio i post di novembre dedicando il primo, quello di oggi, alla nostra storia e alla nostra cultura sarda "particolare", fatta anche di espressioni curiose e male-auguranti, come i "Frastimos" e gli "Irrocos". Il popolo sardo è un popolo alquanto scaramantico e in particolare, nel cercare di contrastare la malasorte o le malefatte (anche dei tanti popoli che ci hanno dominato), usava lamentarsi e/o inveire attraverso l’uso dei "frastimos" o “Irrocos” (imprecazioni, non bestemmie), invocazioni usate in modo velato, criptico, spesso da interpretare. Su questo particolare argomento ho già pubblicato su questo blog un post nel 2014, e, chi vuole può andare a leggerlo cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2014/03/i-sardi-e-le-loro-colorite-imprecazioni.html.

Comunque, amici, per meglio comprendere, ecco per Voi un esempio. Una volta quando a qualcuno rubavano il bestiame si usava incontrarsi a casa del derubato per augurare del male agli abigeatari. Si racconta, per esempio, che mentre Zuanni (Giovanni) usciva da casa propria viene avvicinato da un tale che gli dice: "hai sentito che hanno rubato il bestiame ad Antonio? Se vieni a casa sua ci aiuti a frastimmare". "Commo non faede ca tenzo presse"(ora non posso perché ho fretta), risponde Zuanni, “ma po incuminzare, naddi chi 'di calente tantos rajos cantu fotzas nanniga su entu (digli che lo possano colpire tanti fulmini quante foglie riesce a muovere il vento)”. beh, era tanto per incominciare!

Amici, sappiamo bene che la Sardegna è passata in mano in tanti conquistatori, che hanno sempre cercato di depredare il popolo sardo. Vita grama, quella vissuta per secoli dai sardi, sempre dominati, sudditi del sovrano di turno. Il popolo, però, non dimentica le prevaricazioni e nella nostra isola i “frastimos” riferiti ai dominatori e conquistatori non sono mai mancati. Uno di questi è quello di cui voglio parlarvi oggi: “ANCU TI CURRADA SU BUGINU” (Che ti insegua il Bogino). Vediamo dunque le probabili origini di questo detto.

Nel 1718 la Sardegna cessò di essere spagnola e Vittorio Amedeo II di Savoia diventò il XVII sovrano del Regno di Sardegna. Ebbene, tra il 1759 e il 1773 in Sardegna svolse la funzione di Ministro e capo del Governo piemontese nell’isola un certo Giovanni Battista Lorenzo Bogino, personaggio ben inserito in casa Savoia, noto per la sua abilità ma anche per la sua scaltrezza e crudeltà. Il Ministro Bogino, nato a Torino il 21 luglio 1701, era un uomo preparato e intelligente, che riuscì presto ad inserirsi in modo eccellente nell’organico di casa Savoia. Dopo un excursus che mise in luce le sue abili doti, il 12 novembre del 1759 il Bogino ricevette l'incarico al quale è legata la sua maggior fama: il governo della Sardegna.

Già in precedenza il Bogino si era occupato delle tristissime condizioni dell'isola, rovinata dal lungo malgoverno spagnolo e poco curata anche nel primo trentennio del dominio sabaudo. Risultò un ottimo consigliere del re, tanto che nel 1751 lo convinse a non procedere alla convocazione degli Stamenti; aveva compilato un riassunto sintetico delle relazioni dei viceré, degli intendenti generali e dei magistrati nell'isola, aveva presieduto nel 1755 un "congresso" che aveva il compito di strutturare i provvedimenti necessari a migliorare le condizioni dell'isola, per cui su di lui era riposta la massima fiducia.

Nel periodo del Suo governo in Sardegna attuò numerose riforme, anche molto importanti, anche se alcune furono poco gradite dai sardi. Tra le prime riforme affrontate quelle relative all'ordine pubblico e all'amministrazione della giustizia, in quanto il Bogino era convinto che la piaga del brigantaggio si poteva curare soltanto con l'uso della forza; Egli non solo confermò, con l'editto del 13 maggio 1759, il sistema giudiziario preesistente, ma aggravò le pene e ordinò di pubblicare l'elenco dei banditi condannati in contumacia. Oltre ad introdurre nuove e pesanti tasse, il Bogino mise in atto anche forti misure repressive, come la costruzione di forche mobili e patiboli in tutti i paesi della Sardegna. Insomma, il Bogino fu un personaggio davvero poco amato dai sardi!

Ebbene, amici, come molti di Voi sanno, nell’antica cultura sarda “su frastimu” è spesso alquanto presente. Come accennavo prima, fa parte di questi “frastimos” anche il detto Ancu ti currada su Buginu (ovvero, che ti perseguiti il Ministro Bogino), un bell'augurio a chi male ci vuole, nel senso che chi dal Bogino veniva perseguitato certamente finiva sulla forca! È questo un detto tipico cagliaritano (anche campidanese) ed era un’esternazione riferita alla grande severità di questo potente braccio destro del sovrano, che cercò in tutti i modi di fiaccare la resistenza dei sardi, assoggettandoli, volenti o nolenti, al volere sabaudo, pena la morte sul patibolo.

Cari amici, la forte repressione subita dal popolo sardo, portata avanti dal Ministro Bogino lo fece odiare da tanti sardi, nonostante le positive riforme agro pastorali da lui portate avanti. Egli, infatti, cercò in ogni modo di sottomettere i poveri sardi introducendo pesanti tasse, utilizzando forti misure repressive contro brigantaggio e usura e dimostrandosi non solo severo ma anche inflessibile. Con questo suo comportamento non poteva che entrare a pieno titolo nel rito dei “Frastimos”! Ancu ti currada su Buginu, dunque, fu un detto di cattivo augurio che spopolò, forse anche per l’assonanza con “bucinum” (in latino la tromba che si utilizzava per accompagnare i condannati al patibolo), diventando per i sardi sinonimo di boia o di carnefice. Il Bogino, per la cronaca, morì a Torino il 9 febbraio del 1784.

A domani, amici.

Mario

 

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