Oristano 24 novembre 2022
Cari amici,
La “GENTILEZZA” in
realtà è un sentimento ampio, che può essere espresso in molti modi; è cortesia
e garbo nei confronti degli altri, ma anche nobiltà interiore e finezza di
sentimenti e bontà d’animo. La gentilezza è un atteggiamento positivo nei
confronti degli altri, che implica ascolto, rispetto, comprensione e fiducia;
comportarsi con gentilezza è un modo di essere, sano ed equilibrato nei
rapporti interpersonali, è un atteggiamento profondo che comprende generosità,
umiltà e disponibilità.
Se poi entriamo nel campo
familiare, focalizzando l’attenzione sui genitori e sulla necessaria educazione
dei figli, essere dei “buoni genitori gentili” significa non solo amarli
ma anche essere consapevoli dei sentimenti che essi provano! Sono spesso anche di paura e
di delusione, entrando anche in conflitto con i genitori; ecco allora che la gentilezza
praticata nei loro confronti è in grado di aiutarli a dare un senso alle sue
emozioni. Educare nel modo giusto un bambino che cresce è come preparare un
“buon pane”, che, per risultare eccellente, deve essere impastato e amalgamato
nel modo giusto, senza trascurare nulla. Solo così gli sforzi fatti saranno
coronati dal successo.
Essere dei genitori
“gentili”, cari amici, significa dare grande attenzione al proprio
comportamento; per esempio, di fronte a un problema creato, anche grave, spesso
si sgrida il bambino per il comportamento scorretto tenuto, ma nella gran parte
dei casi non si ottiene il risultato sperato. Invece, interrogandolo con garbo,
chiedendogli il motivo del sul suo comportamento che noi riteniamo sbagliato e
da correggere, significa fargli capire il perché, spiegandogli la nostra
delusione per il suo comportamento. Indubbiamente il risultato sarà certamente migliore. Praticare
un’educazione gentile significa gestire al meglio le sue emozioni, le sue
delusioni; allora aiutiamolo a comprenderle, con l’ascolto e la comprensione.
Di recente, navigando
come mio solito su Internet per le mie quotidiane ricerche, ho trovato molto interessante questo pezzo di Giorgio Gaber “Non insegnate ai bambini”. Il suo
contenuto mi è piaciuto molto e credo che possa piacere anche a Voi, amici
lettori. Ecco, allora, questa sua analisi, da leggere con attenzione e che, credo, faccia riflettere tutti!
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Un bambino risponde
«grazie» perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non
perché gli insegni a dirlo. Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è
consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno
di te. Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua
paura. Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di
desiderio di autonomia, non sostituirti a lui, ricorda che la sua implicita
richiesta è «aiutami a fare da solo».
Quando un bambino cade
correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno
scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è
un gesto crudele, purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei
momenti. Avrai modo più tardi di spiegargli l’importanza del darti ascolto,
soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà. Un
bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più
efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla
curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete
sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle
fate se ci credi anche tu. Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un
esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi
genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani
terrorizzati dai sentimenti. «Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così» è una
frase da non dire mai. Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi
un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da
curare con dei farmaci; provate a portarlo il più possibile nella natura. Un
bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia,
le pozzanghere, gli animali, la neve, sono tutti elementi con cui lui vuole e deve
entrare in contatto.
Un bambino che si veste
da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo, non è malvestito ma è un
bambino che sceglie secondo i propri gusti. Un bambino pone sempre tante
domande, ricorda che le tue parole sono importanti; meglio un «questo non lo
so» se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi sugli specchi lui lo
capisce e ti trova anche un po’ ridicola. Inutile indossare un sorriso sul
volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore, lo legge,
attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli
arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato, spiegagli perché sei
triste, lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre
la verità, anche quando è difficile, vale la pena trovare il modo giusto per
raccontare con delicatezza quello che accade, utilizzando un linguaggio che lui
possa comprendere. Quando la vita è complicata, il bambino lo percepisce, e ha
un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua. Il bambino adora la
confidenza, ma vuole una madre non un’amica. Un bambino è il più potente
miracolo che possiamo ricevere in dono, onoriamolo con cura.
[Giorgio Gaber “Non
insegnate ai bambini”]
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Amici, credo non ci sia
nulla da aggiungere, solo RIFLETTERE… A domani.
Mario
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