Oristano 20 luglio 2019
Cari amici,
Il mondo sta diventando
sempre più un “Villaggio globale”. Si, la globalizzazione è termine ampio, che
include non solo la messa insieme dell’economia e della finanza, ma anche “il
melting pot” delle idee, la messa in comune di saperi ed esperienze, consentendo
anche la personale realizzazione lavorativa in ogni angolo del mondo, se,
ovviamente, si tratta di una scelta di gradimento.
La premessa che ho fatto
prima mi serve per parlare di un americano, Ky Sisco, che, per un colpo
del destino, dopo una grande e fruttuosa esperienza in patria, ha deciso di
abbandonare il suolo natio per raggiungere Oristano! Perché mai direte Voi?
Semplicemente per amore, si solo per amore! È una bella storia quella che sto
per raccontarvi, amici, che merita di essere conosciuta.
Ky Sisco è oggi un
giovane di 38 anni, che di recente ha aperto ad Oristano una scuola d’inglese.
Ragazzo ambizioso e capace, sognava fin da piccolo di entrare a far parte dello
staff del Presidente degli USA, per poter entrare e uscire con disinvoltura
dallo Studio Ovale della Casa Bianca. Determinato, riesce ad entrare a soli 14
anni nell’equipe che si occupava della ‘campagna elettorale’ per eleggere un
sindaco della sua zona, misurando le sue capacità e dimostrando da subito quanto
valeva.
Dopo aver conseguito la
laurea in Scienze Politiche all’Università dell’Oregon, decide di frequentare
la più antica Scuola di specializzazione in Affari Pubblici di tutti gli Stati
Uniti: la Maxwell School of Citizenship and Public Affair. Oramai dotato degli
strumenti necessari, dopo la specializzazione inizia a lavorare a Washington
per il Governo degli USA, durante il mandato di George W. Bush; il suo incarico
è quello di consulente, impegnato nel settore internazionale (si occupava di
mediare tra gli Stati Uniti e l’America Latina).
Dopo questa importante
prima esperienza, nel 2008, con Obama vincitore delle elezioni, Ky viene
assunto al Dipartimento di Stato per gli Affari Esteri, dove ha occasione anche
di incontrare il Presidente di persona. “Sì, mi è capitato di incontrare
il Presidente, è davvero una persona tranquilla”, ha avuto modo di
raccontare. Con questo secondo impegno governativo si specializza nel campo
della sicurezza interna, lavorando nell’apposito Dipartimento. È questo il
periodo dei seri problemi con l’Africa, che l’America fatica a portare avanti e
risolvere.
In questo impegnativo
lavoro si è trovato spesso anche a disagio (Ky è un convinto pacifista, proveniente
da una famiglia di cristiani quaccheri), in quanto la sua religione predica
sempre la pace, ma le strategie politiche, spesso, non sono sulla stessa
lunghezza d’onda. “Io sono per il dialogo sempre, ma molti di noi
preferiscono la guerra”, ha avuto modo di dichiarare.
Esaurita l’esperienza
fatta a Washington, Ky decide di tornare a Portland, suo paese natale, per riposarsi dalle fatiche politiche per un breve periodo. È qui, proprio nel suo paese, però, succede qualcosa di straordinario: c'è che il destino lo attende, riservandogli qualcosa di imprevedibile, come spesso succede! Negli Stati Uniti, infatti, proprio a due passi da casa
sua, c’è una studentessa italiana, anzi sarda, che, specializzanda in Oncologia a
Bologna, ma di vera origine sarda (di Oristano), si trova negli Usa per seguire un importante progetto di ricerca. Il destino li fa incontrare, e questo fortuito incontro con Lei si rivelerà talmente importante, talmente forte, da diventare capace di cambiargli la
vita!
I due legano subito: è
amore a prima vista e tutto il resto passa in secondo piano! Al termine del
progetto di ricerca, Alessandra torna a Bologna, e Ky non se la sente di
lasciarla andare da sola. Prende un anno di pausa dal lavoro e la segue a
Bologna. I due stanno meravigliosamente bene insieme e presto arriva, ad allietare
la loro convivenza, Giacomo, il loro primo figlio. Mentre Alessandra studia per
completare la specializzazione, Ky si occupa a tempo pieno del piccolo.
Ky pensa che, una volta
specializzata, Alessandra riparta con lui negli USA, ma il destino aveva,
invece, deciso diversamente. Al termine della specializzazione Alessandra, che
non tornava ad Oristano da 8 anni, prova il fortissimo desiderio di rivedere la
sua città e i suoi affetti. “Voi sardi siete incredibilmente attaccati
alla vostra terra, ogni tanto fingete che non sia così, ma in realtà la
Sardegna per voi è sempre casa”, ha affermato con convinzione Ky a chi
gli chiedeva il motivo del suo arrivo ad Oristano.
Ora, dopo aver compiuto
il grande passo, Ky così commenta: “All’inizio non pensavamo di restare
tanto, poi succedeva sempre qualcosa che ci impediva di partire. Il primo
inverno è stato scioccante, venivo da realtà molto più grandi e diverse e qui
la sera era tutto vuoto, nessuno usciva per i bar, era quasi spaventoso. Credo
che ora la situazione sia molto migliorata, trovo che Oristano sia una città
molto più attiva”.
Intanto Ky, visto che
l’idea di una ripartenza a breve, non era nelle previsioni, inizia a lavorare
come professore in una scuola d’inglese. Si accorge subito, però, che i metodi
nostrani sono molto diversi da quelli americani; “Non ero d’accordo con
il loro metodo di insegnamento, troppo improntato sulla grammatica, troppo
scolastico. Per me è fondamentale che la lingua si parli, non solo che si studi
sui libri”, ha dichiarato. Così, senza perdere tempo, decide di crearsi
un’attività tutta sua. Per prima cosa apre la partita IVA e affitta una
mansarda in via Dritta, dove organizza degli aperitivi durante i quali si parla
solo inglese. Riesce in questo modo a trovare la ricetta perfetta, che gli
permette di ingrandirsi e creare la sua propria scuola.
Qui si accorge che molti
ragazzi che frequentano la sua scuola vogliono imparare l’inglese per poter andar
via, cosa che Ky ritiene davvero molto sbagliata. “Oristano è davvero una
città fortunata, ma credo che ancora non se ne sia resa conto. Io ho incontrato
tantissimi giovani intelligenti, preparati anche scolasticamente, laureati e
specializzati. Queste persone sono una risorsa, se loro vanno via, Oristano è
destinata morire”.
Cari amici, credo che Ky
abbia ragione da vendere. Secondo lui Oristano deve puntare su di loro perché
possono davvero aiutare la Comunità a migliorarsi e crescere. I giovani bisogna
aiutarli, bisogna dargli le risorse per poter operare. “La scusa che
Oristano è una città troppo piccola non regge. Anche Portland lo era, e solo
grazie a chi ha investito, chi ci ha creduto è diventata una grande città”, ha
affermato. Poi ha continuato dicendo: “È la mentalità che è sbagliata: si
pensa che i giovani siano sempre troppo giovani per occuparsi delle cose
importanti, che debbano sempre aspettare e aspettare. Ma loro invece vogliono
fare. Se qualcuno avesse detto a Mark Zuckerberg e a Steve Jobs che erano
troppo giovani, non sarebbero quello che oggi sono. Credere in loro è la
soluzione, non bloccarli, ma sostenerli”.
Si, amici, parole sagge, di
un esperto che non ha mai rinnegato l’America, anzi vuole rientrare, appena
possibile, A chi gli chiede se voglia ancora diventare Presidente, risponde con
un grande sorriso: “Ovviamente si, penso davvero che il mio futuro sia
nella politica statunitense”.
Grazie KY, credo che
anche il tuo intervento sui giovani oristanesi possa essere utile ad evitare l’emorragia
dei tanti ragazzi che abbandonano l’Isola!
A domani.
Mario
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