Oristano 16 luglio 2019
Cari amici,
Lo scorso 8 ottobre l’Agenzia
dell’ONU ha lanciato un allarme decisamente preoccupante: tra 11 anni (nel 2030)
la temperatura salirà di 1,5°C rispetto all’era pre-industriale e, se non saranno
adottati drastici provvedimenti contenitivi, entro il 2050 si arriverà a +2°C con possibili catastrofiche conseguenze sul pianeta. Le soluzioni che potrebbero essere messe
in atto sono tante, ma una cosa è certa: si può certamente partire da quella più semplice ed economica, ovvero aumentare il numero di piante presenti sul pianeta, avviando nuovamente
una grande riforestazione, dopo gli immensi disboscamenti effettuati per ricavare
terreno fertile per le mettere a dimora le nuove colture.
Il nostro Pianeta,
secondo quanto afferma un team di ricercatori del Crowther Lab del
Politecnico federale di Zurigo (Eht Zurich), potrebbe ospitare altri 900
milioni di ettari di foresta, da ricreare in aree oggi inutilizzate dall'uomo.
L’idea è quella di ricreare un vero e proprio nuovo “polmone verde”, in linea
di massima grande quanto gli Stati Uniti, che potrebbe salvare la Terra dai pericolosi
cambiamenti climatici in atto, riducendo del 25 per cento l'anidride carbonica
atmosferica, in modo tale da riportarla ai livelli di un secolo fa.
L’idea sembra coinvolgere un po’
tutti gli Stati da Oriente ad Occidente e anche l'Italia potrebbe fare la sua parte contribuendo con ulteriori
1,5 milioni di ettari di copertura forestale.
Lo studio effettuato dal team di
ricercatori del Crowther Lab è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista
Science, che ha indicato anche le aree del pianeta dove è possibile piantare
gli alberi che avranno il compito di smaltire la CO2 prodotta dalle sempre più incontrollabili
attività umane, calcolando anche la precisa quantità di carbonio che gli stessi
potranno assorbire.
Il team dei ricercatori
ha evidenziato che la superficie oggi coperta da foreste potrebbe essere
aumentata di circa un terzo, e questo senza intaccare gli spazi oggi occupati
da città e coltivazioni. Lo studio, coordinato da Thomas Crowther, non fa che
confermare lo scenario proposto dalle Nazioni Unite, che da tempo invita i Governi
ad aumentare la superficie forestata di almeno un miliardo di ettari. Altra cosa importante, è stato ribadito, è che il progetto di riforestazione andrebbe avviato
immediatamente: non c'è più tempo da perdere!
Entro il 2050, infatti, le
previsioni sono di grande paura, con un possibile impatto ambientale
terrificante: l’umanità sarebbe sconvolta dalle conseguenze dell’innalzamento
della temperatura tra 1,5 e 2 gradi. "Il nostro studio – ha commentato
Jean Francois Bastin, coautore della ricerca, - fornisce un punto di
riferimento per un piano d'azione globale”. E si deve agire subito perché
l'aumento delle temperature sta progressivamente riducendo i terreni fertili
che potrebbero ospitare foreste.
I dati, prodotti dal team
di ricerca, anche grazie alle mappe di Google Earth, hanno anche indicato i sei
Paesi che potrebbero giocare un ruolo di primo piano nella riforestazione del
pianeta: la Russia, con 151 milioni di ettari da destinare alle nuove foreste,
gli Stati Uniti, con 103 milioni di ettari, il Canada, con 78 milioni di ettari,
l’Australia, con 58 milioni di ettari, il Brasile, con 50 milioni di ettari e
la Cina, con 40 milioni di ettari.
Sulla terra attualmente
sono 5,5 miliardi gli ettari di bosco presenti; con un ulteriore miliardo di
ettari destinato a nuove foreste si riuscirebbero a levare dall’atmosfera 200
miliardi di tonnellate di carbonio, ovvero due terzi delle emissioni di
carbonio prodotte dalle attività umane. “Poiché, però, serviranno decenni
perché le nuove foreste crescano raggiungendo il loro massimo potenziale – ha
evidenziato Crowther - appare di vitale importanza proteggere quelle già
esistenti, cercare altre soluzioni e continuare a eliminare progressivamente i
combustibili fossili dalle nostre economie per evitare il pericoloso
cambiamento climatico".
La deforestazione –
come
ha sostenuto René Castro, Vice direttore generale alla FAO - non solo
contribuisce ad un’allarmante perdita di biodiversità, ma limita la nostra
capacità di accumulare il carbonio negli alberi, sottoterra e nel suolo. Grazie
a questo nuovo studio abbiamo una prova definitiva dei territori da poter
utilizzare per far ricrescere foreste, di dove potrebbero sorgere e di quanto
carbonio potrebbero accumulare”.
Cari amici, il problema è
davvero molto serio e meriterebbe l’attenzione di tutti, nessuno escluso. Fortunatamente
agli inizi del 2019 i leader di 48 Paesi hanno firmato la Bonn Challenge,
un patto con l’obiettivo di ripristinare 350 milioni di ettari entro il 2030. Il
lavoro di riforestazione è già cominciato, anche se per ora in modo poco
coordinato. Il 40 per cento dei Paesi aderenti hanno dato disponibilità a
riforestare la metà della superficie realmente impiegabile, mentre il 10 per
cento vorrebbe avventurarsi verso una direzione opposta, con un impegno maggiore
di quello possibile. L’importante, però, è che si sia capita la pericolosità
della situazione.
Tutti possiamo
contribuire, come ha sostenuto con forza Crowther. “ognuno di noi, in
qualsiasi parte del mondo, può contribuire a far crescere alberi: può fare
donazioni alle organizzazioni impegnate nella riforestazione o decidere di
investire denaro responsabilmente in business economici che lavorano per
contrastare i cambiamenti climatici”.
Credo che questa sia l’unica strada da percorrere.
Credo che questa sia l’unica strada da percorrere.
A domani.
Mario
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