Oristano 5 luglio 2019
Cari amici,
Se è pur vero che il
lavoro in gran parte manca, è anche vero che spesso mancano anche i lavoratori.
Questa doppia negazione, ha sicuramente delle motivazioni, ma alcune meno
importanti di altre. Proviamo a capire meglio la situazione, riferita in
particolare al nostro Paese.
Di recente, per esempio, la
Goodman Marshall, di Milano, un call center ben diverso dai soliti
(quelli classici con retribuzioni da fame), che non si occupa di promozioni
telefoniche ma di qualcosa di più sostanzioso come il ‘recupero crediti’, ha
avviato una ricerca di laureati per la propria struttura organizzativa, ma
rimanendo alquanto delusa per le risposte ricevute. Vediamo insieme cosa in realtà è successo.
Come ha chiarito il
giornale Il Corriere della Sera, la Goodman-Marshall di Milano è un’azienda
che si occupa di gestione e recupero di crediti societari. Un lavoro abbastanza qualificato,
tanto che veniva richiesto del personale munito di una laurea in materie
giuridiche o economiche, oltre a spiccate capacità relazionali. Un ruolo, in
sostanza, apparentemente ambito. Tuttavia non proprio in tanti si sono
sbracciati per conquistare uno dei posti disponibili. Quale il motivo?
A scoraggiare i possibili
pretendenti è stato in particolare un problema: la sede dell’azienda, posta alla periferia del
capoluogo lombardo, a Corsico, quindi in una zona non proprio privilegiata. In
considerazione di questo fattore negativo molti, una volta appurato il fatto, hanno preferito
rinunciare a quel posto di lavoro e, su venti posizioni richieste, ne sono risultate
coperte solo la metà. A far scattare la rinuncia, dunque, non il fattore
emolumenti ma quella della location.
Il contratto inziale
proposto, infatti, prevedeva subito 900 euro netti, che, a partire dal 4° mese, sarebbero diventati 1.200, con l’assunzione a tempo indeterminato e in più la
quattordicesima. Era dunque l’ubicazione a Corsico, a circa dieci chilometri
dal centro di Milano, a far storcere il muso ai possibili pretendenti a coprire
il posto di lavoro! Si, perché andare quotidianamente a Corsico richiede una
pendolarità giornaliera, cosa ai più invisa.
Per questa ragione, l’Amministratore
Delegato dell’azienda, Riccardo Terrana, pur avendo bisogno di altri impiegati
stenta a trovarli. Come precisato sul giornale milanese, sul tavolo di Terrana
sono rimasti inevasi circa 100 curriculum, appartenenti a giovani laureati che,
o hanno rinunciato, o non si sono nemmeno presentati al colloquio. Eppure la
maggior parte dei candidati risultava residente nella stessa Milano. Altra chicca, ovvero
altra motivazione a dir poco pretestuosa, come ha spiegato il manager, era
quella che tra i rinunciatari vi erano molti neolaureati che “chiedevano
mansioni dirigenziali già al primo incarico, pur non avendo alcuna esperienza
lavorativa”.
Per doverosa verifica, alcuni
dei giovani candidati che avevano rinunciato sono stati contattati dal
Corriere. Una ragazza di San Donato Milanese, abitante a 21 chilometri di
distanza dal luogo di lavoro, ha confermato per esempio di aver detto no perché
“non voleva lavorare in periferia”. Stessa cosa per un’altra ex candidata
sempre della zona dell'hinterland milanese. Un altro giovane candidato ha affermato
di aver rinunciato nella speranza di “trovare un lavoro migliore”.
Cari amici, la mancanza
di lavoro è certamente un dramma di non facile soluzione, soprattutto perché chi
ha studiato ed è preparato; è una giusta aspirazione cercare nella vita una collocazione consona al
proprio sapere ad alle proprie attitudini, anche se è meglio avere sempre i piedi per terra. Come è spesso avvenuto in
passato, però, meglio ricordare che nessuno è mai arrivato ad occupare un posto di grande rilievo senza
aver prima fatto la classica “gavetta”. Tra la preparazione teorica e quella pratica,
ovvero riuscire a “fare bene il proprio lavoro”, c’è sempre una gran bel pezzo di strada da percorrere!
Oggi, in realtà, a complicare
ulteriormente il problema ci si è messo ora anche il Governo. Si, proprio il Governo con il "Reddito di cittadinanza". L'errore, a mio avviso, è che anziché
utilizzare lo strumento politico-economico per incentivare le imprese disposte
ad assumere, concedendo adeguati contributi e sgravi fiscali per i nuovi assunti,
ha preferito utilizzare le ampie risorse (molti miliardi di euro) per erogare
direttamente il “Reddito di cittadinanza” a chi era privo di lavoro, innescando
un meccanismo perverso, che ha portato e porterà ancora a rifiutare certi lavori.
Indubbiamente, a detta di
molti, una soluzione, quella adottata, che, anziché agevolare la nascita di
nuovi posti di lavoro, ha ulteriormente complicato la vita sia delle aziende
che di chi, con grande e seria volontà, cerca un lavoro dignitoso. Il
problema è indubbiamente complesso, ma senza adeguate soluzioni, potrà solo
peggiorare.
Amici, se ognuna delle
parti (Politica e Aziende) non cercherà di utilizzare gli strumenti a
disposizione nel modo giusto, in sintonia l'uno con l'altro, nessuna riforma, neanche la migliore del momento,
sarà in grado di creare nuovi posti di lavoro! Compito della politica è quello
di agevolare non di ostacolare la nascita di nuovi posti di lavoro: perché è
chi produce che li crea. Il lavoro nasce da un libero incrocio tra domanda e
offerta, non il Governo per decreto. In tempi di crisi, come quello che da
anni stiamo vivendo, l'offerta di posti di lavoro è certamente bassa, e deve essere la politica a
stimolarla.
Oggi come oggi, come
abbiamo cercato di spiegarlo prima con l’esempio riportato, posti di lavoro in realtà, pur non abbondando, ci sono, è che spesso a mancare sono spesso proprio i lavoratori. Può
sembrare un paradosso ma purtroppo questa è la triste realtà.
A domani.
Mario
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