Oristano 8 luglio 2019
Cari amici,
Che i numerosi debiti
accumulati dalla Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori vadano
pagati al più presto è sacrosanto! Il problema, purtroppo, considerato lo stato
asfittico delle finanze statali, appare di difficile soluzione, perché i soldi
necessari per pagare chi aspetta non vanno inventati ma realmente trovati. Come
ben sappiamo di proposte ce ne sono state diverse, anche cervellotiche, come
quella dei “Mini Bot”, idea che ha fatto infuriare ancora di più l’Unione Europea,
ma una soluzione bisognerà pure trovarla.
Una “soluzione interna”,
capace allo stesso tempo di garantire una maggiore autonomia di manovra e una
minore dipendenza dagli umori dei Paesi esteri (che sono in possesso di un
ingente portafoglio dei nostri titoli di Stato, cosa che fa salire in modo
improprio lo spread) sarebbe quella di “invogliare” nuovamente gli italiani, come in passato, ad
acquistare i titoli di Stato da tempo invece in buona parte ignorati.
Ecco allora arrivare una
proposta nuova, che potrebbe riaccendere l’interesse delle famiglie verso i
titoli di Stato italiani, riducendo in questo modo la quota posseduta dai
grandi investitori stranieri; una proposta, ricalcando le orme del passato, potrebbe
essere quella di riemettere un Buono del Tesoro ad un anno indicizzato
all’inflazione, analogamente a quanto fu fatto in passato con i Btp Italia.
Una proposta
indubbiamente più seria di quella della Lega, che intendeva lanciare i Mini-bot
per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. Marchingegno che fece 'sentenziare' a Mario Draghi della BCE, che i Bot, mini o maxi non potevano essere emessi in quanto, comunque, moneta aggiuntiva o ulteriore debito aumento del plafond esistente. Mini Bot, dunque, illegali se considerati moneta, oppure ulteriore debito pubblico. Che fare dunque?
Una via da seguire l’ha
indicata l’ex ministro Paolo Savona, ora insediato a vertice della Consob. Per
il presidente dell’Autorità di controllo della Borsa “i giudizi sull’Italia
espressi dalle istituzioni sovranazionali appaiono prossimi a pregiudizi,
perché non tengono conto dei due pilastri che reggono la nostra economia e
società: la forza competitiva delle nostre imprese sul mercato globale e il
nostro buon livello di risparmio". "La teoria e la ricerca – ha
proseguito Savona - non forniscono una risposta univoca sul legame ottimale tra
il debito pubblico e il Pil tanto che il Giappone presenta un dato intorno al
200%”.
Quali, dunque, le
differenze tra l’Italia e il Giappone? Il ragionamento di Savona in realtà non
fa una grinza, a patto però di chiarire le differenze tra noi e loro. il
Giappone può sostenere serenamente un debito pubblico al 200% del Pil per il
semplice motivo che è interamente in mani giapponesi e non straniere. Tokyo non
è dunque esposta al rischio di attacchi speculativi da parte della finanza
internazionale. Purtroppo per noi, invece, ben un terzo del debito pubblico
tricolore è in mani straniere. Cosa certo di non poco conto!
C’è, inoltre un altro
fatto ugualmente importante; in Italia da tempo le famiglie si sono
disaffezionate ai titoli di Stato, tanto che solamente poco più del 5% del
nostro debito è posseduto da imprese e famiglie. Eppure la cosa strana è che in
Italia esiste un buon livello di risparmio, che tuttavia non viene utilizzato
per finanziarie il debito pubblico. Ed è qui, che sarebbe il caso di lavorare
per riaccendere l’interesse nei confronti dei nostri titoli.
Si, amici, nel corso
degli anni l’affezione dei risparmiatori per Bot, Cct e Btp è scemata. Il
motivo è molto semplice: il drastico calo dei rendimenti. L’unica eccezione
sono stati i Btp Italia che hanno avuto un grande successo grazie al fatto di
riconoscere il recupero dell’inflazione e un extra rendimento, obiettivo
perseguito da una grossa fetta delle famiglie. Recentemente anche il Btp Italia
ha però mostrato dei limiti con l’emissione di novembre 2018 che ha avuto una
raccolta inferiore ai 900 milioni di euro (un vero e proprio flop). Il motivo in questo caso è legato alla
rischiosità dello strumento, dato che ha una durata di medio periodo (4 anni).
Per far riaccendere l’interesse
dei risparmiatori sui titoli di Stato italiani ci sarebbe un modo molto
semplice: varare un Bot Italia. Ovvero un titolo a 1 anno indicizzato
all’inflazione con l’aggiunta di un piccolo rendimento extra. Non c’è alcun
dubbio che uno strumento di questo tipo avrebbe un grandissimo successo ed
eviterebbe il parcheggio dei risparmi italiani nei vari conti deposito. Un Bot
Italia avrebbe un rischio limitato, una tassazione agevolata rispetto agli
altri strumenti di investimento (12,5% anziché 26%) e garantirebbe il recupero
dell’inflazione e dunque il valore reale dei risparmi nel tempo.
Amici, l’idea mi sembra
brillante e in realtà inizia anche a circolare, ma perché allora non viene
presa in considerazione da chi ci governa? Difficile capire il perché, anche se
una delle ragioni è, forse, quella che non risulterebbe utile alla perenne
campagna elettorale in atto…
A domani.
Mario
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