Oristano
23 Agosto 2017
Cari amici,
Iniziare una
conversazione non è mai facile, soprattutto se non conosciamo il nostro
interlocutore. L’ansia di non essere subito presi in considerazione, accolti
nel modo migliore, crea del panico, difficilmente controllabile. Se poi la
conversazione riguarda, per esempio, un primo contatto per una eventuale
assunzione, le cose si complicano ulteriormente. Difficilmente cercheremo di guardare in viso il nostro interlocutore, alzeremo lo sguardo, restando troppo spesso con gli occhi bassi. quasi perduti nel
vuoto: insomma una barriera sembra separarci dal nostro interlocutore.
Questa sensazione non è
certo positiva, creando in noi anche quel panico negativo, quell'ansia nel trovarci di fronte
a qualcuno che in quel momento ci sembra più che altro un giudice, pronto a emettere la sua
sentenza nei nostri confronti. Se dopo le prime schermaglie la conversazione ha inizio, spesso le difficoltà anzichè diminuire aumentano: non
tutti siamo degli ottimi oratori, in quanto l'arte della conversazione non è innata: la si
apprende con l’esercizio, con un grande lavoro di preparazione. Eppure è necessario riuscire a dare una buona impressione di noi: il ‘come
apparire’, il come comportarci, può essere fondamentale, in particolare in occasione del primo incontro.
"Se riesci a
stimolare l'interesse del tuo interlocutore nei primi 9 secondi, avrai più
possibilità di continuare a coinvolgerlo anche in futuro. Altrimenti avrai
poche chance di essere ascoltato e, soprattutto, di essere ricordato",
spiega Sally Hogshead sul TIME. Insomma, per sembrare impeccabili a prima vista,
il consiglio principale è quello di parlare in modo naturale e di "cercare
di creare una vera e propria connessione con gli altri". In questo modo
l'interlocutore non solo ci prenderà in considerazione, ma, molto
probabilmente, entreremo senza difficoltà nelle sue simpatie.
La giornalista Sally Hogshead
racconta "il primo incontro" dei suoi genitori: "Mio padre e mia madre si conobbero
al ballo del college. Mio padre si presentò dicendo: "Sono Howard Hogshead
da Hudson”. E mia madre rispose subito: "Ma non esiste nessuno con quel
cognome!". Come dire, un esordio brillante. Insomma, sapersi presentare,
crea le condizioni per dare una bella impressione in tutte le possibili
relazioni sociali: amore, lavoro, socialità.
Secondo Alexander
Todorov, professore di psicologia dell'Università di Princeton e autore del
libro "Face Value. The Irresistible
Influence of First Impressions" (L'influenza irresistibile delle prime
impressioni), basta una frazione di secondo per giudicare una persona dalle
apparenze: esattamente 200 millisecondi (0,2 secondi). La sua è un'analisi
scientifica delle prime impressioni e su quanto esse influenzino il giudizio
della personalità altrui. Secondo il professore, le prime impressioni sono
sicuramente imprecise e il giudizio che ne deriva è affrettato e spesso errato,
ma sono innegabilmente irresistibili.
Tornando alla
sociologa-giornalista Sally Hogshead sono 6 i suggerimenti comportamentali consigliati,
da mettere in atto per cercare di fare subito una impressione positiva. Eccoli
riepilogati, come li ho reperiti in Internet, felicemente spiegati da Marisa Labanca.
Il primo suggerimento è
quello di non aver paura di iniziare per primi la conversazione. "A volte è 'scomodo' iniziare una
conversazione. È uno dei motivi per cui non abbiamo contatti visivi con gli
altri e preferiamo passare in rassegna le mura e i pavimenti della
stanza", scrive Sally Hogshead su TIME. Ma non bisogna provare vergogna.
Quando ci presentiamo dobbiamo essere incisivi ed energici: se non ce la sentiamo
davvero, non proviamoci. "Un inizio debole comporta un'impressione
debole". Se riusciremo a colpire e a svegliare l'interesse del nostro
interlocutore durante i 9 secondi iniziali, avremo buone possibilità di essere
ascoltati nei minuti successivi. Insomma, missione compiuta.
Il secondo suggerimento
è quello di cercare di valorizzare chi si ha davanti. Dal momento in cui si incontra
qualcuno, la prima cosa che ci dobbiamo chiedere è: "Come posso
valorizzarlo?". La cosa migliore sarebbe avere una conversazione
"buona" che faccia sentire l’interlocutore felice di aver speso con
noi tempo ed energia. Quindi chiediamoci: "Cosa posso fare affinché questo
accada?". Se, invece, non troviamo nessun argomento a cui attaccarci, cerchiamo
di temporeggiare e aspettiamo che sia la conversazione stessa a fornirci
qualche spunto.
Il terzo suggerimento è
quello di cercare di essere il più naturali possibile. Per essere dei buoni
comunicatori non bisogna avere una "grande" personalità, cioè essere
anche carismatici e brillanti: basta capire come creare una vera e propria
connessione con l'interlocutore. Tutti possiamo farcela. Perché il vero segreto
è essere quelli che si è e parlare in modo naturale e spontaneo. Quando si
riesce ad applicare questo "trucco" nelle conversazioni, si diventa
immediatamente più interessanti. "Le mie ricerche hanno mostrato che le
persone sono più predisposte ad ascoltarti, a ricordarsi di te, a comprare da
te e, addirittura, ad innamorarsi di te, se decidi di essere naturale",
scrive Sally Hogshead sempre su TIME.
Il quarto consiglio è: tenere sempre presenti i nostri valori. Abbiamo
un inno, un motto che rispecchia la nostra personalità? Teniamolo a mente
quando parliamo con qualcuno. Ci aiuterà a far uscire il meglio di noi. Quando conosciamo
il nostro valore, siamo più portati a trasmettere questa nostra idea anche agli
altri. Il tono della conversazione diventa più autentico e confidenziale e
l'impressione che riusciamo a dare è subito buona.
Il quinto suggerimento
è: fare vere domande. Quando vogliamo trasmettere una buona impressione di noi,
le domande contano più delle risposte. Cerchiamo di fare quelle giuste e di non
cadere nella banalità. Non perdiamo tempo a pensare a grandi quesiti, anche
perché una volta posti all'altro/a non sembreranno affatto naturali. L'unica
cosa da fare è seguire il filo della conversazione e interromperla per fare una
vera e propria domanda.
Il sesto e ultimo
consiglio è ancora più importante: ascoltare quello che il nostro interlocutore
sta dicendo davvero. È più facile entrare in connessione con qualcuno se lo si
ascolta con interesse e se si cerca di indovinare quello che pensa e cosa prova
mentre sta parlando. "Facciamo un esempio: in una riunione di lavoro - spiega
Sally Hogshead - prima di partecipare, cerchiamo di fermarci un momento a
pensare cosa passi nella testa degli altri. Domandiamoci: come potremo smuovere
i loro pensieri?"
Cari amici, credo che
siano suggerimenti validissimi, da mettere davvero in pratica!
A domani.
Mario
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