Oristano 14 Agosto 2017
Cari amici,
Se in tanti ci
lamentiamo di un’estate che continuiamo a definire ‘anomala’, credo sia il caso
di metterci il cuore in pace: il clima, è inutile negarlo, sta seriamente
cambiando e quelle che eufemisticamente vogliamo continuare a chiamare anomalie
diventeranno la norma. Nerone, Caligola, Caronte sono solo alcuni dei nomi dati
a queste ‘anomalie’ (e altri ne dovremo inventare) che stanno portando i
termometri a toccare e superare quota 40 gradi. Si, l’estate del 2017, già
definita la terza più calda della storia dopo quella del 2012 e quella del 2015
(comunque meno calde di questa) rischia di essere la prima di una lunga serie che, in
crescendo, porterebbe all’ordine del giorno temperature vicine ai 50 gradi.
Luca
Mercalli, noto meteorologo, climatologo e divulgatore
scientifico, noto al pubblico televisivo italiano per la partecipazione alla
popolare trasmissione Che tempo che fa,
quest’estate ha dichiarato: “La prima grande estate fuori dalla
normalità climatica del Mediterraneo è stata quella del 2003, dopo ci sono
state quelle del 2012 e del 2015 anche se un po’ meno calde e questa del 2017
che già oggi ha tutti gli ingredienti per diventare forse la terza più calda
della storia. Questi fenomeni nei prossimi anni diventeranno sempre più
frequenti, sempre più lunghi e toccheranno picchi sempre più alti. Adesso il
nostro massimo in Pianura Padana è di 40 gradi, al Sud sui 45 gradi, ma fra vent’anni
il picco massimo potrebbe essere di 45 in Pianura Padana e 50 in Sicilia”.
Insomma, fa sempre più
caldo e, se aggiungiamo che diminuiscono anche le piogge, i cambiamenti
climatici stanno trasformando in negativo il clima a livello mondiale e l’Italia
non fa certo eccezione. Crescono le temperature, i fiumi si prosciugano e il
Paese scopre il rischio desertificazione. Al termine di una primavera bollente,
la Coldiretti ha denunciato miliardi di danni per l’agricoltura. Senza contare
i problemi sulla salute, in particolare delle persone anziane, con un numero di
decessi sempre in aumento a causa delle alte temperature (si è calcolato che
almeno 2.700 persone siano prematuramente decedute).
In futuro si ipotizzano
scenari ben più pesanti di quelli attuali, tra l’altro non troppo inattesi, in
quanto è da tempo che la temperatura del pianeta sta inesorabilmente aumentando.
Si, il cambiamento climatico è ormai una realtà riconosciuta, ma per le ragioni
più svariate, il fenomeno sembra essere sottovalutato a livello mondiale. Per
quanto ci riguarda direttamente la nostra area di riferimento, il bacino del
Mediterraneo, un’area dove vivono oltre 500 milioni di persone, è
particolarmente a rischio. Il clima sta cambiando inesorabilmente, e l’Italia
risulta proprio al centro del Mediterraneo: faremo bene ad abituarci al caldo
in crescendo, dato che il mondo (gli USA in particolare) continuano ad ignorare
quanto, invece, dovrebbe essere fatto con urgenza!
I dati reali lo
dimostrano con ineludibile evidenza! Rispetto all’inizio del secolo scorso
abbiamo già raggiunto un aumento della temperatura di 1,3 gradi: per l’Italia
diventa fondamentale rimanere al di sotto della soglia di 1,5 gradi di aumento. «La vera novità è l’accelerazione del
fenomeno», racconta Riccardo Valentini, membro italiano dell’IPCC (il
gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico in seno alle Nazioni Unite). «I numeri sono chiarissimi, ecco perché
dobbiamo sbrigarci a dare delle risposte».
Ma quali sono le
conseguenze dirette per il nostro Paese? L’aumento della temperatura media e la
diminuzione delle precipitazioni sono fenomeni che già tocchiamo con mano, con
la conseguenza che gli inverni risultano sempre più anomali e le estati colpite
da eccezionali ondate di calore. Insomma, incredibile aumento degli eventi
estremi: dalle distruttive alluvioni invernali, veri e propri cicloni, alle
torride e desertificanti estati. E non finisce tutto qui.
La salinità del Mar Mediterraneo
continua ad aumentare e le temperature in superficie ad alzarsi: un vero problema
per l’ecosistema. Pensate che è stato calcolato che tra il 2021 e il 2050 il
livello del mare potrebbe aumentare in media dai 7 ai 12 centimetri. In
montagna i più grandi ghiacciai alpini si ritirano, mentre i più piccoli sono
già estinti; si riducono in questo modo le riserve d’acqua: laghi e fiumi ne
pagano le conseguenze. Basti pensare che in questi giorni il Po è sceso di 2,59
metri sotto lo zero idrometrico.
«I rischi non
riguardano sempre gli altri Paesi - racconta Maria Grazia
Midulla, del WWF - In questi giorni abbiamo una gravissima siccità nel Nord Italia di cui
poco si parla. In Emilia ho visto letti di torrenti che sembravano il deserto
africano». Non è un’esagerazione. Ormai oltre metà del territorio
italiano è a rischio desertificazione. Particolarmente sensibili sono aree
della Basilicata, Marche, Molise, Sicilia, Sardegna,
Puglia ed Emilia Romagna.
Cari amici, credo che l’argomento
di oggi debba essere meditato con la massima consapevolezza. Si parla da tempo
di accordi mondiali sul clima (non ultimo quello di Parigi, recentemente
disconosciuto da Donald Trump), ma interessi economici di bassa lega fanno di
tutto per ignorare il problema. Gli Stati Uniti sono il secondo Paese al mondo
per emissione di gas serra, ma a loro poco importa. Il loro passo indietro, però,
riguarda tutti noi, e deve spingere tutti gli altri Paesi ad agire con ancora
più convinzione e urgenza, facendo sentire la propria voce e rafforzando le
misure per proteggere il clima.
Nessuno può tirarsi
indietro: il futuro delle nuove generazioni dipende da noi: Tutti debbono fare
la loro parte, non c’è un minuto da perdere, se vogliamo salvare il mondo.
A domani.
Mario
Il riscaldamento globale del pianeta, secondo Trump, è una bufala!
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